Il lungo abbraccio con la signora
Ministro per la Difesa Roberta Pinotti è uno di quei momenti in cui un governo
può dirsi veramente rappresentativo del suo popolo. E’ anche la fine di un
incubo interminabile, per quel popolo ma soprattutto per Salvatore Girone e per
la sua famiglia.
Sono le 18 circa quando l’aereo
che riporta in patria, a casa, il fuciliere di marina Salvatore Girone atterra
a Ciampino. L’India è lontana, un bruttissimo sogno lasciato dietro le spalle.
Ma prima di riabbracciare l’Italia – o perlomeno quell’Italia che non ha mai
smesso di sperare e di chiedere la sua liberazione – c’è da riabbracciare la
famiglia. La moglie, i due figli ed il padre di Girone salgono a bordo. Questo
primo momento sul suolo italiano è solo per loro, com’è giusto che sia.
Poi, l’abbraccio con la Pinotti e
la stretta di mano al ministro degli esteri Gentiloni ed a tutte le altre
autorità presenti. Nessuno rilascia dichiarazioni, tutti sono consapevoli che
il momento che stanno vivendo è stato reso possibile da un lavoro delicatissimo
svolto sul filo di un rasoio affilatissimo. Non è il caso di urtare
suscettibilità a malapena sopite. Ma per un breve istante il marò Salvatore
alza le braccia al cielo. “Ce l’ho fatta”, sembra dire. Sì, ce l’ha fatta. Ce l’abbiamo
fatta. I nostri soldati sono a casa.
Massimiliano Latorre è da tempo
convalescente dall’ictus che lo colpì mentre era agli arresti nell’ambasciata
italiana a Nuova Delhi. Quando sembrava che il suo permesso speciale fosse al
termine, è giunta a maturazione la complessa opera diplomatica svolta con
brillante successo dalla Farnesina, che si è sostanziata nella sentenza del
tribunale internazionale di arbitrato. Una sentenza, c’è da credere scritta più
a Roma che all’Aja, ma che sostenuta opportunamente e finalmente con adeguata forza
dalla comunità internazionale con le proprie istituzioni, ha obbligato la Corte
Suprema Indiana a concedere ai due marò italiani di attendere a casa loro le
risultanze di un processo che comunque è ben lontano dal potersi celebrare.
Tecnicamente, la vicenda non può
dirsi conclusa. Moralmente, politicamente, sostanzialmente, si tratta della
svolta che non solo in Italia si auspicava ma che toglie dalle mani dell’India
il principale strumento di pressione in ordine a questa questione
internazionale che era andata ben oltre i fatti specifici. Crediamo di non dire
niente di scandaloso ritenendo che l’attuale o il prossimo governo italiano si
comporteranno in maniera assai diversa da quel governo Monti che acconsentì all’ordine
di rientro in India per i due marò in occasione della prima licenza per il
Natale 2012.
La soluzione è stata trovata
brillantemente nelle stanze del corpo diplomatico italiano ed europeo. E
probabilmente non verrà mai scritta in tutta la sua interezza sui libri di
storia. Ci basta l’abbraccio tra la ministro Pinotti ed il fuciliere di Marina
Girone, sulla pista di Ciampino. E’ stato – finalmente – un bel vedere.
L’incubo è finito. Bentornati a
casa, ragazzi.
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