Il
rigetto del ricorso contro l'archiviazione dell'indagine sulla
scomparsa di Emanuela Orlandi disposta dalla Procura di
Roma da parte della Corte di Cassazione è una delle
pagine più vergognose della storia della Repubblica.
Gli
indagati - ricordiamo - erano sei, tra i quali un'alta personalità
del Vaticano ed alcuni personaggi legati in vario modo alla
famigerata Banda della Magliana.
Non
sapremo mai dove avrebbe portato l'indagine, peraltro in ritardo di
trent'anni, se fosse stata seriamente condotta dalle autorità
italiane. Ma è facile pensare che avrebbe condotto nei paraggi di
"luoghi" e "persone" di cui abbiamo sospettato
fin dall'inizio. Le due ragazze erano cittadine dello Stato del
Vaticano, il padre di Emanuela era un dipendente del Vaticano
stesso. Il Vaticano non ha mai mosso un dito per dare una mano a
ritrovarle. Lo Stato Italiano, che - ricordiamo - è
vincolato dal Concordato vigente ad agire come autorità di
pubblica sicurezza anche nel territorio dello stato pontificio, ha
pensato bene di fare altrettanto, per 33 anni. Cioé niente.
Emanuela,
ricordiamo, sparì il 22 giugno 1983, poche settimane dopo Mirella
Gregori. Abbiamo sempre pensato tutti che i colpevoli fossero da
ricercare nelle alte sfere vaticane, che anche Roma avesse i suoi
mostri così come nello stesso periodo li aveva Firenze.
Abbiamo sempre pensato che la Banda della Magliana c'entrasse
qualcosa, come braccio armato di una Chiesa Cattolica a cui le
guardie svizzere evidentemente non bastavano più.
Dietro
il giudizio di inammissibilità del ricorso Orlandi - Gregori da
parte dei PM del Palazzaccio di Roma è inevitabile pensare che si celino ben
altre motivazioni. Personalmente alla buona fede della Magistratura
italiana non credo in assoluto più da tempo, come del resto a quella della Chiesa Cattolica. Ma c'é dell'altro, di
peggio. L'asservimento del nostro Stato alla Chiesa ormai è
totale ed evidente. Il principio di Cavour "libera chiesa in libero
stato" ormai è il più disatteso della storia dell'Italia
Unita.
E'
triste, più che vergognoso, che nel 2016 esista nel cuore
dell'Europa uno stato confessionale come l'Italia. Uno stato dove il
Presidente, quello vero, si affaccia tutte le domeniche alle 11,00
circa da una finestra di Piazza San Pietro ad arringare folle che non
ricordano nemmeno più a quale ammasso hanno lasciato il cervello.
Da quella stessa finestra, tra l'altro, neanche una parola sul caso di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. In compenso tante parole, ogni giorno, sulla "necessità" che lo stato italiano si faccia carico di problemi di accoglienza che la Chiesa, se
volesse, con il ricorso alle sue finanze non sempre pulite, a volte provenienti da località decisamente sinistre come la suddetta Magliana, risolverebbe in un
attimo.
Difficile pensare che, se l'Isis stabilisse il famoso Califfato
a Roma, da certi punti di vista la situazione potrebbe essere peggiore di adesso.
P.S.
Emanuela Orlandi era nata il 14 gennaio 1968. Il titolo è un
evidente artificio retorico, riferito all'anniversario della sua
scomparsa
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