Basterebbe la
vicenda degli spot pubblicitari per il SI sugli autobus dell’ATAF
a orientare la scelta dell’elettorato in merito alla riforma della Costituzione.
Tutto legale, tutto regolare, per carità. Ma se la sensibilità istituzionale di
chi ci governa ed amministra è questa, teniamoci la vecchia Costituzione. Che
perlomeno – sulla scorta di precedenti e tragiche esperienze - aveva
architettato un sistema per non dare troppo potere a chi c’era la possibilità
che ne facesse cattivo uso.
Da oltre un
mese, da quando cioè il Governo ha sciolto la riserva sulla
data del voto referendario aprendo nel contempo la campagna per il SI ed il NO,
circolano per il capoluogo toscano autobus recanti una esplicita propaganda a
favore della riforma della costituzione che va sotto il nome di Decreto
Boschi: Cara Italia, vuoi leggi più semplici? Vota SI al
referendum costituzionale.
Per molto meno,
in termini di sostanza, maggioranze di governo precedenti a quella attuale
furono messe sulla graticola, e si aprì in Italia la lunga e tormentata
stagione della par condicio e del conflitto di
interessi da regolare con legge. La maggioranza attuale, la stessa che
governa a Roma, a Firenze e presumibilmente anche all’ATAF, non pare investita
da analoghi moti di popolo e di pensiero. O i tempi sono cambiati, o sono
cambiate – mentre eravamo distratti – le norme.
Interpellati in
proposito da alcune segnalazioni di cittadini, infatti, i vertici dell’Azienda
di Trasporti fiorentina si sono limitati a ribadire quanto prescrive la legge, ed
è una affermazione ineccepibile anche se – appunto – limitata e limitante. Il
committente degli spot è un privato (afferente, presumiamo, ai Comitati per il
SI) e come tale in possesso di regolare contratto per l’occupazione di spazi
pubblicitari sottoscritto con ATAF. E’ - dice l'Azienda - una
legittima operazione commerciale come qualunque altro tipo di pubblicità.
Fin qui la
norma, e la sua applicazione, ribadiamo, ineccepibile. Da qui in poi (o forse
era meglio farli intervenire prima), buon gusto, buon senso, e senso di
opportunità e rispetto per le istituzioni.
In un caso in
certo qual modo analogo, anni fa una pubblicità di un marchio di moda che
recitava "Mi chiamo Maria, non sono vergine e ho un forte senso di
spiritualita'", fu prontamente rimossa a seguito del proverbiale - e
molto italiano - insorgere da parte di indignados, in questo caso bipartisan:
le femministe e/o post femministe che lamentavano il refrain della
mercificazione del corpo femminile, ed il fronte non certo contiguo dei
cattolici, sempre sensibili a questioni di vera o presunta blasfemia.
Con buona pace
di Maria e della casa di moda, non è il loro caso che ci interessa, quanto il
puntualizzare il fatto che nel caso dello spot referendario non si dimostri
altrettanta sensibilità. La legge ammette lo spot, pecunia non olet,
soprattutto quella che gira comunque in ambito di Partito Democratico.
Ma forse la
Costituzione valeva più di alcuni capi di abbigliamento, per quanto
graziosamente confezionati. E forse la sensibilità di governanti e governati
(non diamo sempre tutte le colpe alla Casta, ogni popolo ha il
governo che in fondo si merita, diceva un vecchio adagio) richiedeva maggior
rispetto ed attenzione per una questione assai più importante della verginità
di Maria (absit iniuria verbis).
Ecco, queste
sono le ragioni profonde del NO. Chi tra il 1946 ed il 1947 scrisse l’art.
70 Cost. e i seguenti, che una classe dirigente ineffabile si é
proposta di demolire, piuttosto che modificare, aveva in mente proprio una
classe dirigente come questa di adesso. E non era lungimiranza, bastava
volgersi lo sguardo dietro le spalle, e di poco, per capire a che rischi si
andava incontro, e si sarebbe di nuovo puntualmente andati, o prima o dopo.
Mettere in mano
a una simile classe dirigente, che ci ha già regalato norme come quelle che
consentono di ridurre il dibattito costituzionale ad una pubblicità
merceologica qualsiasi, un Parlamento ridotto ad un bivacco di manipoli
(di qualunque colore) come nemmeno a Mussolini era riuscito a
fare, almeno nei primi tempi, è un peccato mortale. Non nei confronti della
Costituzione. Di noi stessi.
Dice che se
vince il SI andremo in Europa più velocemente. Magari per scoprire che da
questa Europa (che ha favorito la degradazione di questa Italia) nel frattempo
sono venuti via tutti. E per ritrovarsi a cenare al lume di candela con frau
Merkel, dopo aver scroccato un’ultima cena ad Obama
prima che chiudesse il gas, la luce e se ne andasse finalmente a casa.
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