Il Natale del
1966 arrivò velato di tristezza. I bambini di allora avrebbero ricordato a
lungo quel disegno in cui compariva colui che era diventato il loro principale
beniamino, l’eroe di cartone preferito, con una lacrima che gli
solcava il volto.
Mickey Mouse, Topolino,
così dette l’annuncio al mondo della scomparsa di Walt Disney,
il suo creatore, il 15 dicembre 1966. E quel Natale che da qualche anno non
sembrava più Natale se non era accompagnato dall’uscita di qualche magica
creazione cinematografica di Disney, con i bambini che prendevano d’assalto le
sale portandosi dietro genitori altrettanto entusiasti, d’improvviso non sembrò
più lo stesso. Come se qualcuno avesse rapito per sempre lo stesso Babbo Natale.
Walt Disney era nato il 5 dicembre 1901 a Chicago, nei giorni
in cui il cinema muoveva i suoi primi passi. Disegnatore e cineasta di talento,
fu uno tra i primi ad intuire le potenzialità del nuovo mezzo, utilizzandolo
per liberare la sua fantasia, la sua abilità di cantastorie.
Nel 1928, con il cartoon Steamboat
Willie, aveva già creato il suo character forse più famoso ed
importante, quel Mickey Mouse che avrebbe pianto per primo la sua morte 38 anni
dopo. Anche se forse il personaggio più amato in assoluto si sarebbe poi
rivelato quel Donald Duck, Paperino, arrivato
il 9 giugno 1934.
Walt Disney avrebbe saccheggiato il mondo
della fantasia rivoluzionandolo per sempre. Fiabe popolari entrate
nell’immaginario collettivo da tempo immemorabile non sarebbero più state le
stesse dopo essere passate per le sue mani. Da Biancaneve alla
Bella Addormentata nel Bosco, da Bambi alla Spada
nella Roccia, da Cenerentola ai più ostici – perché
provenienti da culture completamente diverse da quella nordeuropea o anglosassone
– Pinocchio e Pierino e il Lupo.
Grandi classici come il Libro
della Jungla di Rudyard Kipling, che fu l’ultimo lungometraggio
apparso al cinema prima della sua scomparsa, nel 1966, o grandi innovazioni
come Fantasia, il più riuscito tentativo di sempre di dare
forma visiva alla grande musica classica. E poi Dumbo, Lilli
e il Vagabondo, La Carica dei 101, e quegli Aristogatti
che uscirono soltanto dopo che la Factory era ormai passata nelle mani del
nipote Roy.
Attraverso i suoi capolavori Walt Disney
si immedesimò con il cinema che era diventata nel frattempo la decima arte.
Di più, Walt Disney diventò l’America, il paese che stava
intitolando a suo nome il ventesimo secolo, conquistando il mondo con la sua
prorompente vitalità. Topolino e Paperino erano andati a combattere Hitler
insieme ai G.I., e furono loro a dare per primi speranza e
serenità ad un mondo che doveva poi essere ricostruito da cima a fondo.
I detrattori dissero che Disney incarnava
l’America anche nei suoi aspetti peggiori, accusandolo di aver sostenuto il maccartismo
e la sua caccia alle streghe. Disney certamente era
anticomunista, erano pochi negli U.S.A. a non esserlo nei primi anni della Guerra
Fredda.
La sua scomparsa arrivò come un fulmine a
ciel sereno, per il mondo a cui aveva insegnato a sognare di nuovo. Nell’estate
del 1966 gli fu diagnosticato un tumore al polmone sinistro, a dicembre chiuse
gli occhi per l’ultima volta. Le sue spoglie mortali non riposano a Disneyland,
il primo e più famoso parco a tema della storia da lui creato, ma al Forest
Lawn Memorial Park a Glendale, California,
nella terra dei sogni realizzati che era diventata la sua patria adottiva.
La Disney è la detentrice del primato di
maggior numero di Premi Oscar vinti, 22 a fronte di 59 nominations.
Anche Roy jr., nipote di Walt e figlio del suo fratello maggiore Roy
Oliver, nel frattempo è andato a raggiungere i suoi familiari in quei cieli che
la sua famiglia ha popolato di così tanti sogni e personaggi, poco prima di
poter assistere alla nascita del nuovo universo allestito dalla Factory
di Burbank grazie all’acquisizione della Lucasfilm.
Con l’ingresso di Guerre Stellari
nella più importante fabbrica di avventure per l’infanzia e anche per l’umanità
più cresciuta, il nome di Walt Disney e dei suoi successori è destinato a
risplendere di fama per il tempo a venire, fino nelle galassie più lontane.
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