Il giorno dopo, freddati gli
entusiasmi suscitati dalla storica difesa della Costituzione antifascista,
arrivano le conferme di quanto si temeva. La Casta il potere non lo molla, Mattarella è un vecchio arnese del
trasformismo democristiano, e farà di tutto – quanto e più di Napolitano – per difenderne
posizioni e privilegi. Renzi è congelato
fino alla legge di bilancio, poi ci sarà la legge elettorale, poi qualche
pubblica calamità (è inverno, non mancano). Insomma, di riffa o di raffa, il calcolo è di tirarla per le lunghe per
superare – come altre volte – il momento difficile.
Magari stavolta il calcolo non
torna. Hanno un bel dire i renziani
che il 40% dell’elettorato espressosi è con loro. Se avessero studiato qualcosa
sui banchi di scuola, saprebbero che in Italia il perdente ha perso e sparisce
un attimo dopo la sua sconfitta. Il 24 aprile 1945 erano tutti con Mussolini,
il 25 nessuno lo conosceva più ed erano tutti con Baffone.
Chi ha votato Si, lo ha fatto in
parte per interesse (e quindi sta già
cercando cavalli più sicuri da cavalcare, se non glieli hanno già indicati le
sue appartenenze, diurne e
notturne), in parte per ignoranza
(nel senso che ignorava di cosa si parlasse, o per aver sprecato il tempo
passato su quei banchi di scuola, o per essersene dimenticato), in parte per servilismo verso un padrone (e in
analogia alla prima fattispecie ne sta già cercando un altro, riposizionandosi
in fretta e furia ma comunque sempre a 90°), in parte per consapevolezza: che se il PD va ai maiali è finita una pacchia che dura dagli anni 70, dai tempi
del Movimento Studentesco, quella in cui la politica ha consentito a tanti di
sbarcare il lunario facendo tutto fuori che lavorare.
E’ tutta gente che sta risalendo in
rotta le chine che aveva orgogliosamente disceso, per dirla con il generale
Armando Diaz. Del resto questo è un Bollettino della Vittoria, la citazione ci
sta. E’ gente in fuga, magari piena di livore vendicativo, e ritirandosi farà
danni, compirà razzie, distribuirà altro male.
Come già Monti prima di lui,
Matteino è tentato di fondare il suo partito, il ridotto renziano della Valtellina. Scoprirà quello che hanno scoperto
personaggi di spessore comunque ben superiore al suo. Un attimo dopo aver
lasciato Palazzo Chigi, del suo esercito non resterà più un solo uomo.
Al PD lo aspettano per la resa
dei conti a lungo rimandata. Se ti metti contro un D’Alema (per dirne uno),
prega di vincere alla prima, perché non ti lascerà il tempo di sparare un secondo colpo. Sei
una vipera che attacca un Black Mamba, auguri. Per chi è comunque spettatore
esterno e interessato soltanto alla liberazione di questo Paese dalle camicie rosse, che si ammazzino tra
loro, e con loro tutti questi orfani improvvisi della sinistra le cui magnifiche sorti e progressive questo Paese
l’hanno condotto quasi alla rovina. Per quanto mi riguarda, mi stava sulle
scatole Enrico Berlinguer, figuriamoci se posso avere umana comprensione e
simpatia per questi scazzabubboli che ne aspirano all’eredità. A cominciare da
quell’altro Enrico che si è candidato alla successione di Renzi ancora prima
che questi cominciasse il suo discorso di annuncio delle dimissioni.
Il vecchio Berlusca l’ha
indovinata anche questa volta: lasciate
che quelli restino dove sono, e si ammazzino fra sé. In questo senso fanno
gioco anche l’arbitraggio alla Damato di Sergio Mattarella e la stessa
sicumera dei democrats superstiti che
vedono quel 40% di voti così come Mussolini vedeva quei famosi otto milioni di
baionette.
Dice: ma toccherà votare Grillo. Cari
signori, c’è da buttare giù un regime, chi salì sul Muro di Berlino il 9
novembre 1989 non stette a chiedersi chi votare dopo Honecker. Sono il primo ad
essere perplesso a proposito dei Cinque Stelle, avendoli praticati, ma qui ci sono loro, come disse quel sergente delle Giubbe Rosse. Soltanto loro. E se si mettono per una volta d’accordo
con le altre opposizioni (Berlusconi, Salvini, Meloni) forse riescono davvero a
liberarci da questa pietra al collo che è stato il partito comunista e
post-comunista per 50 anni, di cui gli ultimi 20 drammatici.
Che poi una Raggi sia peggio di
un Nardella o un Di Maio peggio di Renzi raccontatevelo per consolazione e
raccontatelo ai vostri nipoti come favola della buona notte, se almeno loro vi
stanno a sentire. Quanto a Grillo, è stato un utile idiota, come avrebbe detto quello Stalin che è ancora
segretamente nei cuori di tanti votanti del SI. Utile perché senza le sue
piazzate e i suoi vaffanculo staremmo
ancora qui a discutere se il prossimo incarico darlo a Fassino piuttosto che a
Veltroni, ma anche alla Serracchiani.
C’è da dire vaffanculo adesso,e forse
Grillo è ancora utile, poi il Movimento dovrà andare avanti con altre gambe, o
sparire a sua volta come altri prima di lui.
Intanto, la Costituzione del 1947
permette a Mattarella di fare i suoi giochi di prestigio, ma anche a chi di
quei giochi non ne può più di preparare scenari futuri diversi. Se avesse vinto
quel 40% che adesso rivendica una surreale maggioranza assoluta all’italiana,
non sarebbe stato così.
Un giorno, anche quelli del SI
ringrazieranno chi ha votato NO. Viva l’Italia, viva la Costituzione.
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