E’ un’Italia dalle contraddizioni sempre più accentuate quella che si
appresta a celebrare il Santo Natale 2016. La spaccatura tra il popolo e la casta che
lo governa ha raggiunto dimensioni importanti, forse irreversibili. Che fanno
pensare paradossalmente per la prima volta alla possibilità di un futuro
diverso. Un futuro che le generazioni più giovani hanno detto a chiare lettere
di volere con tutte le loro forze, senza necessariamente essere costrette ad
andare a cercarselo all’estero.
Sergio Mattarella |
Venti giorni fa, sono stati proprio i giovani a dire di andare a casa
ad un governo che voleva stravolgere il loro migliore passato ma soprattutto il
loro migliore futuro. In quel venti per cento che ha fatto la differenza tra le
ambizioni di Renzi e la voglia di normalità e di ripresa del
paese, i giovani sono stati determinanti in una misura che era soltanto
possibile sognare, fino alla vigilia del voto.
Il popolo, giovane e meno giovane, si è espresso. La casta lo
ha ignorato. Un presidente che non è stato eletto dal popolo e al popolo non
risponde, ma solo alle consorterie che l’hanno messo dov’è a fare esattamente
quello che fa, ha rinominato quel governo così come si cambia copertina ad un
libro o custodia ad un DVD e l’ha rimandato alle Camere, e soprattutto in
faccia al Paese.
Alla leggenda controversa della famiglia Mattarella si
è aggiunto un nuovo brutto capitolo, ma non è questo il punto. Il parlamento
italiano ormai assomiglia a quel Palazzo d’Inverno che 99 anni
fa fu preso d’assalto dalla folla affamata e inferocita a San Pietroburgo in
Russia. Non è più tempo – grazie a Dio – di Bolscevichi, né siamo
alla fame come i sudditi dell’ultimo Zar, ma Mattarella, Gentiloni, Boldrini &
C si comportano ormai come Nicola II Romanov, Rasputin,
la Zarina Alessandra, e corrono incontro ad un destino personale
sicuramente non altrettanto tragico ma egualmente ignominioso.
Giuliano e Manuel Poletti |
Nel frattempo, ai giovani elettori quel governo fa sapere di poter
fare tranquillamente a meno di loro. In Italia, finora è il governo a
licenziare il popolo. Il ministro Giuliano Poletti, con delega al
lavoro (sic!), dichiara che la fuga dei giovani cervelli all’estero è in realtà
la fuga di zavorre di cui l’Italia può solo beneficiare a liberarsi. Rincara la
dose il figlio Manuel, giornalista romagnolo a cui vogliamo pensare
che il cognome paterno non sarà stato di alcuna utilità per farsi strada nella
vita. Scuse goffamente offerte dal ministro, ed esposto-denuncia del figlio
minacciato sui social network non servono a rimediare al danno (non solo)
d’immagine fatto. Dalle parti dell’ineffabile Manuel si dice, pegio el
tacon del buso. La toppa messa sulle sciocchezze dette non funziona mai,
eppure i nostri governanti dovrebbero saperlo, per lauta esperienza personale.
Ma il regalo di Natale più beffardo da parte della propria classe
dominante arriva agli italiani nell’immediata vigilia. A Berlino, l’ennesimo
psicopatico addestrato dall’Isis (o da chi per essa) compie una
strage. Si scopre che era stato recluso in Italia, dove era arrivato via Lampedusa e
dove aveva fatto subito danni. Scontata la pena, era a piede libero in attesa
dei documenti dalla Tunisia che avrebbero dovuto consentire la sua espulsione verso
quel paese.
C’è qualcosa che non funziona nella Magistratura italiana,
e nel Codice Penale che è chiamata ad applicare. Lo sosteniamo
da tempo. Ma lasciare libero in circolazione un soggetto del genere, quale che
sia la giustificazione formale, non ha giustificazioni sostanziali. Se dobbiamo
modificare il Codice, modifichiamolo. Se dobbiamo preparare in un altro modo
(sicuramente migliore, ci vuole poco) i nostri magistrati, facciamolo.
Non saremo sempre così fortunati come stavolta. Da una possibile reprimenda
da parte della Germania ferita a morte (ma nel computo delle vittime, salite a
18, c’è anche una ragazza italiana, una di quelle la cui fuga all’estero era
stata appunto salutata come sopra detto dal ministro Poletti), ci ritroviamo
con una insperata nota di ringraziamento.
Succede che due agenti di polizia in servizio a Sesto San
Giovanni intercettino nella notte Anis Amri, l’assassino
di Berlino. Che invece dei documenti tira fuori la pistola e spara. Un agente
viene ferito, l’altro riesce ad abbattere il terrorista, dopo essersi preso di bastardo,
supponiamo in nome di Allah. L’agente ferito non è grave, e il prestigio
dell’Italia balza alle stelle, come il titolo Mediaset dopo la
guerra tra Berlusconi e Vivendi.
Marco Minniti |
Non si fa in tempo però a gioire. Il ministro dell’Interno Marco
Minniti, che ha sostituito nella carica il predecessore Angelino
Alfano e che dimostra subito di essere al suo pari in quanto a
inadeguatezza, non trova di meglio che annunciare in conferenza stampa urbi
et orbi i nomi dei due agenti. Che invece che da una onorificenza al
merito, si ritroveranno a questo punto gratificati da una vita sempre a
guardarsi le spalle, come pentiti della criminalità organizzata sotto programma
di protezione. I loro nomi adesso sono appesi in bacheca in tutte le centrali
terroristiche islamiche del mondo.
E’ un’Italia chiamata a sopportare tutto questo, quella che si accinge
a santificare il Natale del 2016. Ad un popolo dalla pazienza infinita,
auguriamo di trovare sotto l’albero da parte di Babbo Natale un
regalo solo: la fine di quella pazienza.
Buon natale a tutti.
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