La storia che ho da raccontare è una di quelle che tolgono fiducia nel
genere umano (ad averla), ma soprattutto in quella parte di esso che,
nel 2016, continua a dare in appalto la propria coscienza – la propria
intelligenza, starei per dire – ad una qualsiasi religione. Nel caso
specifico, la nostra, che partendo da quelle che sembravano le basi
migliori ha sviluppato le più grandi ipocrisie.
Apri i telegiornali e ti confortano nello spirito del Natale con afflato dickensiano storie come quella della “mamma migrante di Gorino”, che ha partorito malgrado le crudeli angherie subite (il messaggio dei giornalisti è questo) il suo bambino in cattività. E adesso “perdona” gli abitanti di Gorino. Ci mancano solo il bue e l’asinello, ma forse qualcuno – da una qualsiasi delle due sponde romane del Tevere, tanto per queste cose coincidono – sta già pensando a fornirglieli. Magari quella persona di biancovestita che di recente ha paragonato le “sofferenze dei nostri fratelli migranti” a “quelle di Gesu Bambino”.
Attingo frenetico alle – per fortuna – poche e vaghe reminiscenze del catechismo di infanzia. No, di sofferenze di Gesu Bambino non se n’era mai parlato, casomai i genitori avevano avuto qualche traversia (in ogni caso non più di quelle che toccano attualmente ad una normale famiglia italiana), ma lui è sempre apparso bello pasciuto la sera del 24 dicembre nella mangiatoia, affiancato dal bue e dall’asinello, appunto. Pasciuti anche loro (a proposito, il Nuovo Testamento non dice mai che fine abbiano fatto, la cosa è inquietante, trattandosi di animali dalla carne commestibile….).
Ordunque, l’uomo di biancovestito che quando parla sembra l’imitazione di Zanetti dell’Inter o di Maradona, ha detto una sciocchezza. Oooopppssss, ma….è il Santo Padre!!!!!! Guai a dirlo, al TG o anche per la strada. Questo è un paese laicizzato solo quando fa comodo, anche se i reati di blasfemia non esistono più si è comunque orrendamente perseguibili quando si vanno a toccare le cose di religione. Anche perché sono quei baciapile dei nostri concittadini i primi ad andarti a denunciare. Popolo di delatori e di penitenzieri.
La religione è l’oppio dei popoli. Mi dispiace che l’abbia detto Marx (odiosissimo), preferisco ricordare John Lennon (odioso anche lui, ma almeno orecchiabile) che ribadì efficacemente il concetto. Stare a sentire uno che parla come Zanetti dell’Inter e che dice più sciocchezze che nell’intera serie di Mai Dire Gol non fa bene al cervello. Farlo notare al prossimo, può fare peggio alla salute. La mia.
Meglio limitarsi a raccontare quella storia di cui parlavo all’inizio. Mia madre è da sei anni in casa di riposo. E’ una struttura di proprietà della Misericordia di Firenze. Entri là dentro e respiri carità e – appunto – misericordia. La retta è alta (nel Vangelo si dice di dare a Cesare…..o era Dio?.....), meno che altrove ma sempre alta. Sempre meno persone ce la fanno a pagarla, senza i contributi dell’assistenza pubblica che come certi valori delle funzioni matematiche alle Superiori ormai sono “tendenti allo zero”, malgrado le affermazioni di “certi Governatori di Regione”.
Quando non ce la fai più, a pagare la retta, che succede? Interviene la Sacra Scrittura? Il catechismo di Santa Romana Chiesa? Ama il prossimo tuo, ecc…ecc…?
Macché. Ti dicono di cercarti un’altra sistemazione. Vai a cercare freneticamente tra gli scritti dei Padri della Chiesa. Questa proposizione non c’é. Eppure, è così che ti dicono. Vai a leggere l’elenco delle istituzioni che sovrintendono alla Misericordia e a quella struttura. Il primo nome che trovi è quello dell’arcivescovo di Firenze. Diretto discendente – se non sbaglio, le reminiscenze sono sempre più lontane e vaghe – da uno degli Apostoli di Gesù. Alle dirette dipendenze – sempre se non sbaglio, il diritto canonico lo levai subito dal piano di studi universitario – di quel signore biancovestito che si è voluto chiamare nientemeno come San Francesco.
C’è qualcosa che non torna? Intanto cercati un’altra sistemazione, poi se ne ragiona. E’ successo alla compagna di stanza di mia madre, a 95 anni e con problemi di salute notevoli, ovviamente italiana di razza bianca. Dopo 4 anni di convivenza felice con mia madre. Ad entrambe, il Santo Natale 2016 è stato annunciato con un foglio dell’Arcivescovado con cui si dava la lieta novella. La signora 95enne sbattuta a morire altrove, liberando il posto per qualcuno più danaroso o più “amico degli amici”, e pazienza se la pensione maturata in una vita di lavoro non le è bastata ad assicurarle una morte fra mura e persone amiche soltanto di lei.
La mia mamma è disperata perché al di là della vicenda in sé le portano via uno degli affetti più importanti di questi suoi ultimi anni di vita, con modalità tra l’altro che forse non aveva più visto dai tempi della guerra, da ragazzina. Stavo per dirle: mamma, mi piace pensare che codesta disperazione coinvolga anche la consapevolezza di aver buttato via parte della tua vita intellettuale prestando fede ad una Chiesa…… posso dire’ lo dico: ABBIETTA. COME LA RELIGIONE CHE PREDICA. COME TUTTE LE RELIGIONI (denunciatemi pure, e vaffanculo).
Poi mi sono fermato, sarebbe stata cattiveria gratuita da parte mia. Credo che mia madre qualche pensiero del genere ce l’abbia per conto suo, ed è comunque abbastanza triste. Inutile e – appunto – cattivo sarebbe rincararle la dose.
Ecco, questa è la storia. Chiudo con due immagini. Anni fa assistei ad un colloquio tra un esponente della Misericordia ed uno dei miei assessori (un comunistone dei tanti che si sono succeduti da queste parti, che faceva finta di essere laico come Marat, Danton e Robespierre messi insieme). L’uomo vestito di nero chiuse la bocca a quello vestito di rosso: “Caro assessore, voi siete qui da neanche 40 anni, noi ci siamo da 750. E ci saremo ancora quando di voi non sarà rimasto nemmeno il ricordo”.
Vengono da lontano, guardano lontano, noi siamo soltanto pecore, bruscoli, incidenti. Mi vengono in mente, per parafrasarle, le parole di Giovanni XXIII:
“Quando tornate a casa, e trovate qualcuno dei vostri cari che sta alla televisione ad ascoltare i discorsi dell’omino biancovestito o a perdere tempo e cervello dietro a qualunque altra cosa che venga da quella sponda romana del Tevere, dategli un ceffone. E ditegli che questo è un ceffone da parte mia, di uno che si è rotto il cazzo di questo bel paese di merda che vi piace tanto essere”.
La pace ed il Santo Natale siano con tutti voi.
P.S. Di “certi Governatori di Regione” parliamo un altro giorno, non ho ancora fatto testamento. Dei migranti, meglio che non dica nulla.
Apri i telegiornali e ti confortano nello spirito del Natale con afflato dickensiano storie come quella della “mamma migrante di Gorino”, che ha partorito malgrado le crudeli angherie subite (il messaggio dei giornalisti è questo) il suo bambino in cattività. E adesso “perdona” gli abitanti di Gorino. Ci mancano solo il bue e l’asinello, ma forse qualcuno – da una qualsiasi delle due sponde romane del Tevere, tanto per queste cose coincidono – sta già pensando a fornirglieli. Magari quella persona di biancovestita che di recente ha paragonato le “sofferenze dei nostri fratelli migranti” a “quelle di Gesu Bambino”.
Attingo frenetico alle – per fortuna – poche e vaghe reminiscenze del catechismo di infanzia. No, di sofferenze di Gesu Bambino non se n’era mai parlato, casomai i genitori avevano avuto qualche traversia (in ogni caso non più di quelle che toccano attualmente ad una normale famiglia italiana), ma lui è sempre apparso bello pasciuto la sera del 24 dicembre nella mangiatoia, affiancato dal bue e dall’asinello, appunto. Pasciuti anche loro (a proposito, il Nuovo Testamento non dice mai che fine abbiano fatto, la cosa è inquietante, trattandosi di animali dalla carne commestibile….).
Ordunque, l’uomo di biancovestito che quando parla sembra l’imitazione di Zanetti dell’Inter o di Maradona, ha detto una sciocchezza. Oooopppssss, ma….è il Santo Padre!!!!!! Guai a dirlo, al TG o anche per la strada. Questo è un paese laicizzato solo quando fa comodo, anche se i reati di blasfemia non esistono più si è comunque orrendamente perseguibili quando si vanno a toccare le cose di religione. Anche perché sono quei baciapile dei nostri concittadini i primi ad andarti a denunciare. Popolo di delatori e di penitenzieri.
La religione è l’oppio dei popoli. Mi dispiace che l’abbia detto Marx (odiosissimo), preferisco ricordare John Lennon (odioso anche lui, ma almeno orecchiabile) che ribadì efficacemente il concetto. Stare a sentire uno che parla come Zanetti dell’Inter e che dice più sciocchezze che nell’intera serie di Mai Dire Gol non fa bene al cervello. Farlo notare al prossimo, può fare peggio alla salute. La mia.
Meglio limitarsi a raccontare quella storia di cui parlavo all’inizio. Mia madre è da sei anni in casa di riposo. E’ una struttura di proprietà della Misericordia di Firenze. Entri là dentro e respiri carità e – appunto – misericordia. La retta è alta (nel Vangelo si dice di dare a Cesare…..o era Dio?.....), meno che altrove ma sempre alta. Sempre meno persone ce la fanno a pagarla, senza i contributi dell’assistenza pubblica che come certi valori delle funzioni matematiche alle Superiori ormai sono “tendenti allo zero”, malgrado le affermazioni di “certi Governatori di Regione”.
Quando non ce la fai più, a pagare la retta, che succede? Interviene la Sacra Scrittura? Il catechismo di Santa Romana Chiesa? Ama il prossimo tuo, ecc…ecc…?
Macché. Ti dicono di cercarti un’altra sistemazione. Vai a cercare freneticamente tra gli scritti dei Padri della Chiesa. Questa proposizione non c’é. Eppure, è così che ti dicono. Vai a leggere l’elenco delle istituzioni che sovrintendono alla Misericordia e a quella struttura. Il primo nome che trovi è quello dell’arcivescovo di Firenze. Diretto discendente – se non sbaglio, le reminiscenze sono sempre più lontane e vaghe – da uno degli Apostoli di Gesù. Alle dirette dipendenze – sempre se non sbaglio, il diritto canonico lo levai subito dal piano di studi universitario – di quel signore biancovestito che si è voluto chiamare nientemeno come San Francesco.
C’è qualcosa che non torna? Intanto cercati un’altra sistemazione, poi se ne ragiona. E’ successo alla compagna di stanza di mia madre, a 95 anni e con problemi di salute notevoli, ovviamente italiana di razza bianca. Dopo 4 anni di convivenza felice con mia madre. Ad entrambe, il Santo Natale 2016 è stato annunciato con un foglio dell’Arcivescovado con cui si dava la lieta novella. La signora 95enne sbattuta a morire altrove, liberando il posto per qualcuno più danaroso o più “amico degli amici”, e pazienza se la pensione maturata in una vita di lavoro non le è bastata ad assicurarle una morte fra mura e persone amiche soltanto di lei.
La mia mamma è disperata perché al di là della vicenda in sé le portano via uno degli affetti più importanti di questi suoi ultimi anni di vita, con modalità tra l’altro che forse non aveva più visto dai tempi della guerra, da ragazzina. Stavo per dirle: mamma, mi piace pensare che codesta disperazione coinvolga anche la consapevolezza di aver buttato via parte della tua vita intellettuale prestando fede ad una Chiesa…… posso dire’ lo dico: ABBIETTA. COME LA RELIGIONE CHE PREDICA. COME TUTTE LE RELIGIONI (denunciatemi pure, e vaffanculo).
Poi mi sono fermato, sarebbe stata cattiveria gratuita da parte mia. Credo che mia madre qualche pensiero del genere ce l’abbia per conto suo, ed è comunque abbastanza triste. Inutile e – appunto – cattivo sarebbe rincararle la dose.
Ecco, questa è la storia. Chiudo con due immagini. Anni fa assistei ad un colloquio tra un esponente della Misericordia ed uno dei miei assessori (un comunistone dei tanti che si sono succeduti da queste parti, che faceva finta di essere laico come Marat, Danton e Robespierre messi insieme). L’uomo vestito di nero chiuse la bocca a quello vestito di rosso: “Caro assessore, voi siete qui da neanche 40 anni, noi ci siamo da 750. E ci saremo ancora quando di voi non sarà rimasto nemmeno il ricordo”.
Vengono da lontano, guardano lontano, noi siamo soltanto pecore, bruscoli, incidenti. Mi vengono in mente, per parafrasarle, le parole di Giovanni XXIII:
“Quando tornate a casa, e trovate qualcuno dei vostri cari che sta alla televisione ad ascoltare i discorsi dell’omino biancovestito o a perdere tempo e cervello dietro a qualunque altra cosa che venga da quella sponda romana del Tevere, dategli un ceffone. E ditegli che questo è un ceffone da parte mia, di uno che si è rotto il cazzo di questo bel paese di merda che vi piace tanto essere”.
La pace ed il Santo Natale siano con tutti voi.
P.S. Di “certi Governatori di Regione” parliamo un altro giorno, non ho ancora fatto testamento. Dei migranti, meglio che non dica nulla.
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