Nella scena finale di Rogue One, ultimo capitolo in ordine di
tempo della saga di Star Wars della
Lucasfilm - Disney attualmente sugli schermi, i ribelli all’Impero Galattico consegnano
i piani della Morte Nera nelle mani della principessa Leia Organa.
Carrie Fisher con Harrison Ford e Mark Hamill in Guerre Stellari (1977) |
E’ un cerchio che si chiude, dopo
quasi quarant’anni. Vecchi e nuovi spettatori della saga hanno rivisto la
principessa giovane, bella e carismatica com’era in quei giorni del 1977,
quando apparve per la prima volta al grande pubblico assieme agli altri
protagonisti di quello che si sarebbe rivelato il film che più di ogni altro
avrebbe fatto epoca nella storia del cinema: Guerre Stellari.
L’hanno rivista, grazie alle
nuove tecniche computerizzate che ormai inseguono da vicino quelle – favolose e
fino a poco tempo fa favolistiche – immaginate dagli sceneggiatori di Star Wars,
nella scena che precede nella narrazione appunto la prima del celebre film d’apertura
della saga, o franchise come si dice
adesso. Quell’Episodio IV in cui la principessa inseguita dagli Imperiali
guidati da Lord Darth Vader si china sul piccolo droide C1-P8 per affidargli
quei piani conquistati a caro prezzo, affinché li porti in salvo.
«Aiutami Obi Wan Kenobi….. sei la
mia unica speranza…»
Con queste parole, diventate nel
corso degli anni una citazione cinematografica cult, Carrie Frances Fisher
cominciò la sua carriera, breve ma intensa come poche altre, di diva del
cinema. Una carriera che, assieme alla sua vita terrena, si è conclusa ieri al
Ronald Reagan UCLA Medical Center di Los Angeles. Ultima vittima in ordine di
tempo di quello che sarà ricordato come l’anno più maledetto di sempre per il
mondo dello spettacolo, Carrie Fisher non ha superato le conseguenze di un
infarto con conseguente arresto cardiaco subiti mentre era in volo verso Los
Angeles.
Carrie Fisher nel Risveglio della Forza |
Da ieri sera, la principessa Leia
Organa ha dunque seguito il comandante Han Solo, ricongiungendosi alla Forza. E
così, suo fratello Luke Skywalker, ultimo dei cavalieri Jedi, non è destinato a
ritrovarla in Episodio VIII. A meno che.... Gli
ologrammi creati dai computer ormai fanno miracoli. Rogue One lo sta insegnando
in questi giorni, avendoci riconsegnato la povera principessa Leia ringiovanita
e Peter Cushing (il governatore della Morte Nera Tarkin) addirittura
resuscitato.
Chi vivrà vedrà, è il caso di
dire. Intanto i fan della saga stellare sono a lutto. Carrie Fisher aveva dato
vita ad uno dei personaggi simbolo della favola futuristica ambientata in una
galassia molto lontana.
Il suo cuore non ha retto alle
sollecitazioni di una vita forse ancora più travagliata di quella del
personaggio che le aveva dato celebrità. Eppure, la Forza era potente in questa
donna. Figlia d’arte, la mamma era stata una star del cinema hollywoodiano del
dopoguerra. Mary Frances Reynolds in arte Debbie, un titolo su tutti: Cantando
sotto la pioggia, a fianco di Gene Kelly. Il padre, Eddie Fisher, cantante di
successo nell’epoca precedente all’esplosione del rock and roll, aveva dato
vita ad uno dei primi scandali dello show business americano proprio
divorziando da Debbie Reynolds per diventare il secondo di otto mariti della di
lei ex migliore amica, Elizabeth Taylor.
Carrie Fisher con la mamma Debbie Reynolds in una foto recente |
Carrie aveva allora due anni e
forse fu uno dei primi colpi che accusò da una vita che più tardi sarebbe stata
funestata anche dall’insorgere di un disturbo bipolare. Ma in quei giorni in
cui George Lucas visionava una serie di giovanotti e giovanotte assolutamente
sconosciuti per trovare i protagonisti principali del cast di Star Wars, Carrie
– che si presentò da absolute beginner
senza ricorrere all’ascendenza materna – era veramente la principessa che poi,
una volta prescelta ai provini, incarnò. Anche se, narrano le cronache dal set,
Lucas dovette un po’ lavorare su di lei. «Lucas doveva sempre rammentarmelo: Stai su! Sii una principessa! E io mi
comportavo invece come una principessa di strada, ciondolando e masticando chewing
gum».
La storia della principessa
guerriera ricalcava incredibilmente quella sua personale. Figlia di un padre
scomparso alla sua nascita (nella fiction, Anakin Skywalker/Darth Vader),
separata dal fratello (Luke, come il vero fratello Todd che nella realtà aveva
seguito il padre Eddie). Incapace di stabilità sentimentale malgrado i suoi
grandi amori (Han Solo nella saga, il cantante Paul Simon nella realtà).
Carrie Fisher in The Blues Brothers (1980) |
Carrie Fisher, Mark Hamill e Harrison
Ford divennero qualcuno con Star Wars, ma solo Ford riuscì a rimanere
aggrappato al successo anche negli anni seguenti. Hamill ha speso la sua vita professionale
successiva al Ritorno dello Jedi come doppiatore. La Fisher, dopo la parte
della fidanzata abbandonata e vendicativa di John Belushi nei Blues Brothers e
la conclusione dell’epopea galattica, aveva visto la sua carriera interrotta
dall’abuso di droghe, la maledizione dello star system hollywoodiano, e dalla
recrudescenza del suo disturbo bipolare.
Era sopravvissuta, riuscendo
anche a trarre dalla sua esperienza travagliata uno splendido romanzo
semiautobiografico, Cartoline dall’inferno, portato con successo sullo schermo
da Meryl Streep. Lei non aveva quasi più recitato, limitandosi a sceneggiare
successi altrui.
Il mondo si era dimenticato della
principessa Leia, che sopravviveva solo nel ricordo dei fans della saga
originaria, invecchiati insieme a lei. Finché la Disney, rilevando la
Lucasfilm, aveva dato il via al progetto di un Episodio VII, che immaginava un
futuro negli anni della maturità degli eroi che avevano sconfitto Darth Vader e
l’Impero.
L'ultima interpretazione di Carrie Fisher (2015) |
Il Risveglio della Forza ci aveva
restituito finalmente una principessa Leia resa più saggia e posata (nonché
immalinconita) dagli anni trascorsi, ma non per questo meno bella e carismatica,
anche se la scomparsa del suo partner Han Solo lasciava prefigurare – con il
senno di poi – un destino tragico anche per lei.
Per uno di quei brutti scherzi
che si diverte a fare la vita, ancor più della finzione scenica
cinematografica, è toccato all’anziana madre Debbie Reynolds, tutt’ora viva e
vegeta, dare l’annuncio della scomparsa della figlia, «Grazie a tutti coloro
che hanno abbracciato i doni ed i talenti della mia amata e meravigliosa figlia».
Lo ha fatto insieme alla nipote Billie Lourd, la figlia che Carrie aveva avuto
dal matrimonio con l’agente teatrale Brian Lourd, e che aveva recitato con lei
nel Risveglio della Forza.
Alla fine, il commento più
efficace alla tragedia che chiude – si spera – l’anno maledetto dello
spettacolo e indirizza probabilmente la saga di Star Wars verso sviluppi forse
imprevedibili l’ha fatto Mark Hamill con un tweet: «Non ho parole #Devastato”.
Il suo Luke Skywalker è rimasto
solo ad affrontare la minaccia dell’Impero che risorge. Che la Forza ci
conservi almeno lui.
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