domenica 20 aprile 2014

Ljiuba

17 novembre 2011

Quando tornavo a casa la sera, era sempre lei quella che trovavo ad aspettarmi sul muretto vicino al cancello. Il "principe" veniva dopo, con calma, a passo lento, come si confà ad un nobile, appunto. Il "piccolo", l'ultimo arrivato, aspettava in casa, troppo attaccato alla sua nuova casa e alla sua nuova famiglia, o troppo freddoloso o troppo occupato a giocare.
Lei no. Lei mi aspettava fuori, sfidando anche il freddo. Per essere la prima a venire a strusciarsi sulle mie gambe, o a protestare per il ritardo nell'ora della cena.
Il gatto è un fenomeno su cui hanno scritto in tanti, ma di cui nessuno ha saputo ancora dare una spiegazione esauriente. E' l'animale che più è riuscito a legare a sé l'uomo, insieme al cane. Ma a differenza del cane, c'é riuscito senza fare niente, con la sua sola presenza. Quando un cane ti da il suo affetto, lo fa in modo plateale, quasi scontato, verrebbe da dire. Il gatto no. Se decide di "adottarti", di volerti bene, te lo fa sentire come una concessione speciale, un dono della vita. Stabilire un rapporto affettivo con un gatto è altrettanto difficile e gratificante che stabilire un legame con la compagna o il compagno della propria vita.
Lei era così. Per il solo fatto di esserci, riempiva la casa e l'esistenza. Ora che non c'é, capisco quanto la vita sia capace di colpirti là dove fa più male, con precisione assoluta.
Quando lei è arrivata, avevo già perso 4 gatti in 4 anni. Poi uno deve credere a dio....... D'accordo, ci sono tragedie ben più gravi al mondo, non voglio mettermi a discutere. Per chi ama questi animali, perderne anche uno soltanto è una tragedia, è LA tragedia. Chi non li ama non può capire, e perdere tempo a discuterci non mi interessa. MioFrittellaPennyFlo, il Bianchino...ce li ho tutti nel cuore. Che adesso sanguina perché anche lei non sta tornando a casa. E forse non lo farà più.
Quando la prendemmo dal veterinario, aveva due mesi. la sua vita era cominciata dal lato sbagliato. Tolta alla mamma subito, con una malattia agli occhi che aveva opacizzato la sua cornea e ridotto la sua vista (rendendo però il suo sguardo unico, tenero, bellissimo e struggente), aveva passato i suoi primi due mesi circa in una gabbia sospesa da terra e con delle sbarre discontinue per fondo. La portammo a casa e per tutto il rpimo giorno non riuscì quasi a camminare, poiché era la prima volta che le sue zampine poggiavano su un pavimento solido. Poi prese coraggio, e divenne uno spettacolo. Giocherellona, pretendeva di coinvolgere il "principe" (dieci anni più di lei e una flemma "british"....) nei suoi momenti ludici irruenti. E questo se ne andava borbottando in lingua felina. Poi era arrivato il "piccolo", ed aveva finalmente trovato un compagno di giochi anche troppo perfetto, erano come Red e Toby. A volte era lei a ritirarsi esausta, perché il piccolo non sapeva mai quando era ora di smettere o non era il momento.
Affettuosa, mi aveva "scelto" come mamma. nei momenti in cui aveva bisogno di tenerezza, mi si attaccava al braccio, nell'incavo del gomito, e pretendeva di "poppare" come se si attaccasse alla pancia della mamma che non aveva avuto.
L'avevamo chiamata Ljiuba, che in lingua slava significa "amata". E questo dice tutto.
Gli altri due gatti ci guardano adesso come se chiedessero a noi spiegazioni, del perché Ljiuba non ritorna, del perché la casa sembra così vuota, del perché nessuno (a cominciare da loro) ha più voglia di giocare.... Io non so rispondere a loro più di quanto sappia rispondere a me stesso.
A volte ritornano, dice. Io non ci spero. la vita sa quando e dove farti male, a morte. Giorni fa tornando a casa pensavo che la testolina di questa gattina che spuntava dal cancello era una delle più forti sensazioni di "casa" che avevo. Poi mi si affacciò il solito pensiero..... "e se.....no, ma no, non questa volta, non lei......"
E infatti.....
Quando morì il primo gatto dissi a mio figlio che era andato in cielo a fare compagnia al nonno, e adesso giocavano insieme. Adesso non saprei che dirgli. Il nonno ha già quattro gattini con sé, da badare. Vorrei dirgli che questa volta andrà diversamente. Ma sono io il primo a non sentirlo, dentro di me....
La vita sa sempre dove e quando farti male. E io in dio ho smesso di crederci da un pezzo.
Chi non ama i gatti non può capire che adesso darei buona parte del tempo che mi resta da vivere, per ritrovarla stasera dietro al cancello, che mi aspetta.....
Ljiuba, il nonno può aspettare. Torna a casa.....

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