Il terzo Controcorrente di oggi è
dedicato al caso Regeni. Non sapremo mai che cosa è successo esattamente a quel
povero ragazzo. Non sapremo mai perché era lì, per conto di chi, a fare che
cosa. Chi l’ha preso, chi l’ha ucciso, perché, perché in quel modo. Non sapremo
mai la verità.
Il mondo delle polizie e dei
servizi segreti è un mondo impenetrabile, che solo pochi riuscitissimi film e
libri sono riusciti a farci intravedere. Altrettanto impenetrabile è il mondo
dei governi che stanno dietro a quei servizi ed a quelle polizie. Pensare che
tutto ciò possa rispondere in qualche modo all’opinione pubblica, a qualsiasi
opinione pubblica, è illusorio.
Arrivano gli emissari del governo
egiziano, per rendere conto a quello italiano – dice – delle circostanze
connesse agli ultimi giorni di vita di Giulio Regeni. Soltanto una stampa di
sprovveduti o di ciarlatani, che rende conto a sua volta ad una opinione
pubblica di storditi da troppi social network, può pensare e pubblicare che le
cose andranno così. Che i poliziotti e le spie egiziane vengano per consegnare
prove e riscontri ai magistrati italiani.
In realtà, senza aver letto John
le Carré, Graham Greene, Rudyard Kipling o James Grady, ci vuole poco a capire
che se i maggiorenti del Cairo sono venuti fino a Roma, lo hanno fatto per ben
altri motivi che non per rendere giustizia alla famiglia Regeni. Stavo per
aggiungere “al popolo italiano”, ma poi ci ho pensato bene: il popolo italiano
non sa più nemmeno perché è al mondo e dove, figurarsi se la vicenda dello
studente italiano capitato sicuramente in un gioco più grande di lui è in grado
di risvegliarlo da un torpore che ha radici lontane.
Gli egiziani sono a Roma per
parlare con gli italiani di cose che si dicono solo nelle stanze dei bottoni, a
prova di microspie e di qualsiasi altro crack. Me li immagino, i funzionari
italiani dire a quelli nordafricani: la prossima volta che fate queste cose,
fatele per bene, non lasciate in giro i cocci, che poi a spazzarli tocca a noi
ed è un problema, con la famiglia che chiede spiegazioni e la stampa che rompe
i coglioni. O fa finta di farlo, perché poi ce li vogliamo vedere questi
arruffapopolo a spingersi fino nei bassifondi del Cairo, a rischiare di fare la
stessa fine di Regeni.
Sono 50 anni che l’Italia è
crocevia di trame nere di ogni tipo. 50 a stare stretti, a non considerare almeno i
100 precedenti. I funzionari di stato, che li comandi il Rottamatore o qualche
Facciaferoce del passato, sono allenati da gran tempo a far sparire i cocci
sotto i tappeti. Bisogna solo mettersi d’accordo con gli omologhi, in questo
caso egiziani.
Seguiranno tre mesi o forse più
ma anche forse meno di accorati servizi improntati al “passo avanti” o “passo
indietro nelle indagini sulla misteriosa e tragica scomparsa del giovane
italiano in Egitto”. Poi sarà successo qualcos’altro, e Regeni finirà come
ultimo ritratto di un corridoio vasariano che va da Majorana ad Ilaria Alpi
passando per Enrico Mattei e Pier Paolo Pasolini. Con Latorre e Girone a
pregare che un giorno questo paese dove l’unica cosa che funziona sono i
servizi segreti si ricordi anche di loro.
Ti sia lieve la terra, Giulio Regeni.
Nessuno può più farti male, comunque vada. E l’unico che può renderti giustizia
a questo punto sei tu stesso.
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