A quest’ora dovrebbe essere
chiaro a tutti, anche ai non romani, qual è stata la colpa principale di Ignazio
Marino. Quella che l’ha portato a cadere in disgrazia e a perdere il suo
scranno al Campidoglio. Non aveva governato la città più difficile del mondo,
la nostra capitale, peggio dei predecessori Alemanno e Veltroni. Ma aveva detto
qualche no di troppo, ed alla persona sbagliata.
Adesso si rivota. Volenti o
nolenti, è il primo test elettorale per un governo che nessuno finora ha votato. Un
test probante, cruciale. Quella persona che si legò al dito il no di Marino è
sempre al solito posto, più che mai determinato ad affrontare l’ordalia
elettorale soltanto quando avrà cambiato, per non dire stravolto a suo favore
le istituzioni di questo Paese.
Bene o male, per Matteo Renzi
queste amministrative sono una prova del fuoco. Si voterà in alcuni tra i più
grandi capoluoghi di provincia e di regione, ed in almeno quattro metropoli: Bologna, Cagliari, Milano,
Napoli, Roma, Torino e Trieste. Il test principale, con
tutto il rispetto per realtà complesse come il capoluogo lombardo, quello piemontese e quello
campano, è proprio la capitale.
Matteo Renzi sa di avere il
consenso in calo (sono pronti altri 80 euro a pioggia, stavolta direzione
pensionati). Ma sa anche che il campo dei suoi avversari, sempre più vasto, è
anche sempre più frammentato. Cresce il malcontento nella base PD, ma se a
rappresentarlo si fanno avanti il querulo Cuperlo, l’odioso più che mai D’Alema
ed un Bersani che sembra uscito da Quelli della Notte di Renzo Arbore (a
volergli bene), il segretario a capo del governo di sinistra a guida
Confindustria può dormire sonni tranquilli. Marino è out, l’infido Rossi tesse
le sue trame in una Toscana sempre più ripiegata su se stessa (la meningite a
ben vedere è l’ultimo dei suoi problemi). Sul ponte dei democratici sventola da
tempo bandiera bianca.
L’opposizione di sinistra, quel
Movimento Cinque Stelle che non riesce per sua disgrazia a liberarsi dei due capelloni
che l’hanno fondato e che si stanno impegnando per strozzarlo nella culla, ha
rinunciato alla carta sicura dell’enfant du pays Alessandro Di Battista, il
quale messe da parte alcune intemperanze giovanili si sta affermando come una
delle migliori teste pensanti del suo movimento/partito. In più è romano de
Roma, saprebbe dove mettere le mani e probabilmente avrebbe a questo punto
anche il carisma ed un minimo d’esperienza per farlo.
E chi ti va a prendere invece il
Beppe Grillo, adducendo cause ostative regolamentari che francamente capisce
solo lui, essendo più incomprensibili di tante sue battute da cabaret? La Vispa
Teresa. Virginia Raggi fa tanta tenerezza, sembra una di queste ragazzette
neolaureate che vengono a presentare curricula vitae negli enti pubblici o
privati. E ti sottolineano: questa esperienza farebbe tanto bene alla mia
formazione, ma tanto, tanto bene. E te non puoi dire loro quello che pensi,
perché già soltanto la tua espressione facciale è politicamente scorretta,
meglio tenere la bocca chiusa.
Conoscendo i romani, questa se la
magnano alla prima settimana. Verrebbe voglia di chiedere un colloquio con i
genitori. Buttate un occhio su vostra figlia, ma che la mandate fuori da sola, in queste condizioni? Per
l’amor di Dio….
Poi c’è la destra. O quello che
ne rimane. Hai una Giorgia Meloni per le mani, dopo Giovanna d’Arco alla guida
dei Francesi o Boadicea alla guida dei Galli Britanni è la scelta migliore che
si sia presentata al popolo. Romana de Roma anche lei, sopravvissuta all’universo
della destra capitolina (variegatissimo e non sempre raccomandabile, pieno di omaccioni, provare
per credere), saprebbe dove mettere le mani, e disgraziato chi se le ritrova
sul viso. Avrebbe anche il sostegno di Salvini e della Lega Nord.
Macché, Berlusconi non è
convinto, questi giovani leoni e leonesse gli danno ombra. Al limite, se vuoi
stare sull’usato garantito tira allora fuori uno Storace, a Roma di questi tempi ci
sta che faccia il pieno.
No. Bertolaso. L’uomo che è
passato indenne attraverso quindici anni di Protezione Civile. L’uomo che non
ha prevenuto nulla, ed ha ricostruito anche meno. Peggio che a Roma, c’è solo
da presentarlo all’Aquila. Come ripresentare Pisapia a Milano, o De Magistris a
Napoli. Il Nulla elevato a proposta politica. Nella città più irriverente del
mondo. Gran talent scout nello sport e nello spettacolo, il Cavaliere. Di
politica invece ci ha sempre capito poco, almeno quando si è trattato di scegliersi i
collaboratori. Dopo Gianfranco Fini, un disastro. Troppo botox, ormai, forse.
Rivincerà, anzi forse vincerà per
la prima volta (per ora zero titoli, come il suo alter ego calcistico Diego
Della Valle) Matteo Renzi. Che non poteva sperare in un campo avversario così
disastrato e mal guidato. Alessandro Magno si pappò la Grecia in un sol
boccone, perché le città stato non seppero opporgli un fronte comune. Vai a
farglielo capire, a Cuperlo, Casaleggio e al Berlusca.
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