Tempo di marce e
di manifestazioni contro. In America si susseguono – come per effetto
di una accorta regia – quelle anti-Trump, che vorrebbero
rimettere in discussione il voto popolare e la elezione del nuovo presidente
degli Stati Uniti. Il fondamento di queste manifestazioni è pari alla
loro genuinità, e c’è da credere che alla fine, conoscendo l’attaccamento alle
proprie istituzioni democratiche del popolo americano, la questione sarà
affidata a dirimere alla Guardia Nazionale. Intanto, fa un certo effetto vedere
sfilare in corteo contro il razzista Trump soltanto studenti
rigorosamente wasp, mentre le cosiddette minoranze per le quali
dovrebbe cominciare un quadriennio di terrore affollano piuttosto i ranghi
delle forze dell’ordine.
In Italia, dove la partita istituzionale
è ancora aperta, si sfila e si manifesta invece per il SI o il
NO più importanti della storia repubblicana. Mentre il governo
ricorre ad espedienti da venditore porta a porta per cercare una
rimonta che altrimenti appare piuttosto difficile – con buona pace
dell’esercito di sondaggisti arruolati dai mass media per raccontare
una realtà che appare diversa quanto lo erano quella britannica prima del voto
sulla Brexit e quella nordamericana prima del voto per le
presidenziali - Matteo Salvini, che ha annunciato per
oggi il deposito di una denuncia nei confronti di Matteo Renzi
e Angelino Alfano per l’acquisizione degli indirizzi dei
residenti italiani all’estero (e di chi glieli ha forniti, in quanto il fatto
configura a suo dire un reato penale aggravato), si pone ufficialmente alla
testa del fronte del NO in Piazza Santa Croce
a Firenze.
Dodicimila persone, secondo le stime
ufficiali (ma quelle ufficiose parlano di cinquantamila e non sono soltanto camicie
verdi giunte dal nord, come vengono liquidate sprezzantemente dalla
stampa nazionale, ci sono anche molti fiorentini e toscani), confluiscono in
una delle piazze più belle e cariche di storia di quello che dovrebbe essere il
capoluogo del renzismo per andare ad ascoltare il programma del
giovane leader della Lega Nord, di Giorgia Meloni
e di tutti coloro che si schierano per il rinnovamento reale del paese,
passando per quello di un centrodestra ormai giunto ad un bivio storico.
Nell’immediata vigilia del raduno,
Salvini e quella parte del fronte del No che sta a centrodestra scoprono di
avere il principale avversario tuttavia non nelle forze di governo ma
insospettabilmente in Silvio Berlusconi. Che per propri motivi
personali manda a Padova Parisi a dividere le forze e
scomunica il giovane Salvini urbi et orbi: «noi non siamo quella roba
che è a Firenze».
Portland, manifestazioni anti Trump |
La risposta di Salvini è da leader,
quello che una volta era lo stesso Berlusconi e che adesso non è più: «Se mi
chiamano, io ci sono”. A guidare una nuova forza politica. A guidare il paese.
Il paese che scende in piazza a
Firenze è, fatte le debite proporzioni, lo stesso che oltreoceano ha votato
Trump ed assiste con fastidio alle manifestazioni di chi vorrebbe invalidare
quel voto. E’ un paese stanco di una sinistra che non sa vincere, non sa più
nemmeno perdere, e non sa proporre più una soluzione che sia una ai problemi di
questo paese, che anzi contribuisce ad aggravare.
«Con oggi si parte per andare a vincere»,
dice il leader della Lega. Che lancia un avvertimento alle istituzioni,
soprattutto a quella – la massima carica dello Stato – che se dovesse vincere
il No il 4 dicembre avrebbe il dovere di trarne le opportune conclusioni e
dovrebbe bandire nuove elezioni.
Il riferimento a Mattarella,
sulla scia del precedente di segno opposto di Napolitano, è
assolutamente evidente e voluto. «Scelgono i cittadini, non Mattarella”. E se
andasse diversamente? "Con la riforma che faremo noi”, dice Salvini, «ci
sarà l'elezione diretta del presidente del Consiglio, e manderemo in soffitta
il presidente della Repubblica che non serve a niente (…) al Quirinale
ci metteremo un enorme asilo nido gratuito per i bambini che non trovano
posto».
Il palco di Santa Croce |
Parole chiare, dirette, senza mezzi
termini. Come quelle che in America sono servite a vincere una elezione presidenziale.
A Firenze il fronte del No ha imboccato una svolta che potrebbe essere
storica. La sensazione è che questo fronte sia effettivamente partito da qui
per andare a vincere qualcosa, e che l’Italia non abbia alternative alla sua
vittoria. L’Europa così com’è ha un destino incerto, che finisca di inimicarsi
o meno la nuova amministrazione americana. Per non rimanere soli con in mano il
cerino dei migranti, di piazze come quella di Santa Croce sarà bene tenere
conto.
Nel frattempo, il premier sceglie il
campo di battaglia mediatico dei social network (e, come
detto, delle vecchie poste), ma forse al pari di Berlusconi non ha più il polso
delle piazze, che cessano di essere virtuali e tornano reali nell’approssimarsi
della consultazione referendaria.
Nella vicina (ma stavolta rigorosamente
separata dal cordoni delle forze dell’ordine) Piazza dei Ciompi, intristisce il
corteo dei centri sociali antagonisti. Circa 300 persone, a
cui non restano che slogan che al pari dei sondaggi mediatici raccontano una realtà
che non esiste più. Se mai è esistita.
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