Stamattina sono partito da casa in mezzo a una bufera di neve per andare
a lavorare. Credo di essere l'unico nella storia della pubblica
amministrazione italiana, e già per quello mi viene da pensare che ho
qualcosa che non va. Poi arrivo qui, alla Regione Toscana, giusto in
tempo per assistere all'opera di una banda di kossovari, bosniaci e non
so che altro, operai della tramvia, che tirano giù a mazzate i pennoni
su cui si ergeva l'insegna della Regione insieme alle bandiere di
Toscana, Italia e Comunità Europea. La Regione ha dato via un pezzo del
prato antistante i suoi uffici di Novoli perché vi sia realizzata sopra
l'orrenda centralina elettrica a servizio della orrenda tramvia. Di qui
lo scempio.
MI avvicina la guardia giurata, e sapendo come la penso ha il coraggio di dirmi: non hai visto tutto. Alle sette, quando sono arrivato io, c'era la bandiera italiana nel fango, evidentemente da ieri sera, abbandonata lì.
Se fosse una persona con la quale si può ragionare, mi rivolgerei al Governatore di questa Regione (astenendomi per motivi di sopravvivenza dalla fila di insulti con i quali lo apostroferei volentieri, e non da oggi) chiedendogli se gli sembra normale quella bandiera nel fango.
Oltre ai quasi trent'anni di servizio civile, io ho dato quindici mesi della mia vita a questo paese, impegnandomi a proteggerlo con le armi e ad onorare quella bandiera. Come me, tanta altra gente, molta della quale ormai morta e sepolta nei cimiteri di guerra (la guardia aveva quasi le lacrime agli occhi mentre mi parlava stamattina, essendo uno che la pensa al mio stesso modo). Morta perché degli individui abbietti, organizzati in un partito abbietto, ereditassero alla fine questo paese e lo coprissero di merda.
Mio padre non c'é più da tempo, gli è stato risparmiato di vedere che cosa è diventato il posto a cui aveva dedicato le energie migliori della sua vita. Ma io ci sono, e quella bandiera nel fango è una questione che non finisce qui.
Se Dio vorrà, io e te ci troveremo prima o poi faccia a faccia, signor Governatore.
MI avvicina la guardia giurata, e sapendo come la penso ha il coraggio di dirmi: non hai visto tutto. Alle sette, quando sono arrivato io, c'era la bandiera italiana nel fango, evidentemente da ieri sera, abbandonata lì.
Se fosse una persona con la quale si può ragionare, mi rivolgerei al Governatore di questa Regione (astenendomi per motivi di sopravvivenza dalla fila di insulti con i quali lo apostroferei volentieri, e non da oggi) chiedendogli se gli sembra normale quella bandiera nel fango.
Oltre ai quasi trent'anni di servizio civile, io ho dato quindici mesi della mia vita a questo paese, impegnandomi a proteggerlo con le armi e ad onorare quella bandiera. Come me, tanta altra gente, molta della quale ormai morta e sepolta nei cimiteri di guerra (la guardia aveva quasi le lacrime agli occhi mentre mi parlava stamattina, essendo uno che la pensa al mio stesso modo). Morta perché degli individui abbietti, organizzati in un partito abbietto, ereditassero alla fine questo paese e lo coprissero di merda.
Mio padre non c'é più da tempo, gli è stato risparmiato di vedere che cosa è diventato il posto a cui aveva dedicato le energie migliori della sua vita. Ma io ci sono, e quella bandiera nel fango è una questione che non finisce qui.
Se Dio vorrà, io e te ci troveremo prima o poi faccia a faccia, signor Governatore.
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