Sono passati quattro mesi, e
sembra di assistere al terzo e quarto tempo della stessa partita, quasi fosse
un play off di basket. Al San Paolo la Fiorentina aveva perso piangendo se
stessa, essendo causa del suo mal. Ma aveva messo per buona parte del match il
Napoli in difesa, per la prima e unica volta costretto a lasciare altrui il
possesso palla. Si riparte di lì, come se il tempo, e qualche delusione, non
fossero nel frattempo passati.
Quattro mesi dopo la Fiorentina
si ripete facendo ancora la partita, una splendida partita, contro un Napoli
che ha un estremo bisogno di tre punti per non cominciare a dire addio fin da
adesso alle chances scudetto. E’ un derby delle “deluse d’Europa”, l’occasione
per ributtarsi a capofitto nell’unico obbiettivo rimasto, il campionato. E’ un
match da “dentro o fuori”, come quelli di Coppa. Chi vince va avanti nella sua
corsa, chi perde rischia – metaforicamente parlando – di fare qualche corsa con
i tifosi dietro.
Si riaffaccia alla tribuna
Autorità Andrea Della Valle, che ha dismesso i panni del Pelide Achille offeso
e ritirato nella propria tenda, ma che complice anche la bella prova dei suoi
stipendiati non resiste a lanciare qualche strale sibillino, contro coloro che
l’hanno impermalito: “Spero che non capiscano troppo tardi quanto amo la
Fiorentina”. E’ inutile commentare che al più giovane dei patron viola sfugge
evidentemente il calembour, il gioco di parole insito nelle sue affermazioni.
Aumenta sempre di più ogni giorno infatti il numero di coloro a Firenze che sperano
che la sua famiglia non capisca troppo tardi quante speranze la città aveva
riposto in essa. Per ritrovarsi il più delle volte con un pugno di Kone e
Benalouane in mano.
Le sorprese non si esauriscono
con il ritorno del “fratello prodigo” al Franchi. Al momento di ufficializzare
le formazioni esplode la bomba: Napoli al completo (il momento è cruciale per i
ragazzi di Sarri), nella Fiorentina invece fuori Federico Bernardeschi. Al suo
posto Mati Fernandez, rilanciato dalla buona prova di Bergamo. Il numero 10
invece forse è “in punizione” per gli eccessi di egoismo contro il Tottenham?
Se così fosse non sarebbe la prima volta che Paulo Sousa reagisce escludendo
chi non segue strettamente i suoi dettami. In panchina intristisce da mesi
Khouma El Babacar, giocatore per cui a certe latitudini sono disposti, pare, a
sborsare diversi milioni di euro.
Diversamente, forse il mister
vede più adatto alla circostanza il cileno che giovedi è stato risparmiato
dalla battaglia di Londra. Nel calcio non esiste mai la riprova, come nelle
quattro operazioni matematiche. Forse un Bernardeschi nei suoi “cenci” avrebbe
fatto sfracelli inserito nella Fiorentina travolgente del primo tempo. Sta di
fatto che Matias oggi sembra un altro giocatore, dandola via sempre di prima e
sempre al compagno più smarcato. Parte dell’ottima impressione destata dai
viola nel primo tempo è anche merito suo.
Si gioca con la difesa a tre, con
Roncaglia al posto di Tomovic ed Alonso e Tello a cui vengono affidate le
fasce. Lo spagnolo del Barcellona è forse la sorpresa più clamorosa e gradita
della serata. In progresso costante partita dopo partita, stasera si pone
subito come una spina che Khoulibaly ed Albiol riescono con molta fatica ed
altrettanta fortuna a togliere dal fianco del Napoli, non prima di aver tremato
violentemente in almeno tre o quattro occasioni. Completano il mazzo il
centrocampo titolare ed un Kalinic che da stasera dobbiamo considerare
finalmente in ripresa.
Si parte subito a spron battuto,
ed al quinto minuto già la torcida viola sogna. Su calcio d’angolo Marcos
Alonso fa il Gonzalo Rodriguez e batte imparabilmente Reyna. Il Franchi ritrova
il suo goleador di inizio stagione, e si disporrebbe ad una partita piacevole e
una volta tanto in repentina discesa. Ma non si fa a tempo a rimettersi a
sedere e a ricomporsi dopo la gioia che gli eroi si trasformano in reprobi ed i
sogni in incubi. Su uno spiovente senza pretese in area viola lo stesso Alonso
interviene titubante. Forse Tatarusanu gliela ha chiamata ma senza troppa convinzione,
forse no. Forse lo spagnolo ancora festeggia dentro di sé, fatto sta che il suo
rinvio improbabile di esterno sinistro abortisce sui piedi di Gonzalo Higuain,
che vedendo il portiere rumeno fuori posizione la piazza nella porta vuota da
giocatore di biliardo.
1-1, palla al centro. La
Fiorentina decide di sfogare le sue recriminazioni aggredendo il Napoli per
almeno un tempo. Tagliavento arbitra all’inglese dimenticando i cartellini in
tasca, ma sostanzialmente non rovinando una partita che almeno ricorda agli
spettatori che cos’è il gioco del calcio nelal sua migliore accezione. Sembra
che i viola siano in serata di grazia, ma per giocare bene bisogna essere in
due. Il Napoli, non certo nel suo momento migliore, cerca di fare la sua parte
a viso aperto e di proporre in avanti i suoi gioielli d’attacco. Ma dalla morsa
Gonzalo - Astori stasera non filtra niente di azzurro.
Chi vede nel calcio una
estrinsecazione del volere del Fato avrebbe argomenti tra il 32’ ed il 38’ quando prima un Kalinic
finalmente lanciato in una delle sue fughe di una volta e poi un Tello in
formato Camp Nou centrano clamorosamente la traversa, che restituisce il
pallone al campo con rimbalzo beffardo e resta a vibrare per diversi secondi.
Sulla occasione di Kalinic, il croato colpisce appena un po’ troppo sotto e la
traiettoria quasi perfetta si alza quanto basta per negargli il gol a Reyna
battuto. Il dibattito circa il fatto che da quella posizione un attaccante di
razza quel gol lo deve fare comunque, lascia purtroppo il tempo che trova. Il
tiro di Tello ad effetto è assolutamente splendido, nulla da recriminare se non
contro le nozioni di fisica apprese a scuola. I rimbalzi del pallone stasera
non seguono le leggi della dinamica.
Un bel tiro al volo di Milan
Badelj manda la Fiorentina al riposo con la convinzione di essere in credito
con la sorte di almeno due punti ed un paio di gol. Ed i suoi tifosi con la
preoccupazione di poter assistere ad un secondo tempo in cui il Napoli possa
presentare il conto delle energie spese e delle occasioni sbagliate. Gonzalo
Higuain s’è visto poco, contenuto alla grande dall’omonimo viola, ma tutti
sanno che appunto poco gli basta per far male. Come ha dimostrato anche
stasera.
Si riparte per il quarto tempo di
questa sfida che Sarri giustamente definirà dopo il fischio finale uno spot per
la nostra serie A. Per almeno un quarto d’ora sembra che la musica non cambi.
Di sicuro non cambiano i due allenatori. Kalinic costringe più volte al fallo
Albiol e Tagliavento finalmente alla prima ammonizione. Il croato spedisce alta
sopra la traversa un’altra occasione. I movimenti ci sono, finalmente
ritrovati. Per la mira occorrerà attendere fiduciosi la prossima volta.
Dopo un’ora di gioco la partita è
un bicchiere mezzo pieno di una bevanda assai gradevole, almeno per la parte
viola. E’ quel momento del match in cui non sai se adagiarti fiducioso nella
consapevolezza che il gol è maturo ed anche meritato oppure lasciarti insinuare
dalla sottile preoccupazione che tutto questo ben di Dio alla fine sia da pagare,
e salato.
E’ il quarto d’ora di gioco
quando Callejon buca per la prima volta la difesa viola e si presenta a tu per
tu con Tatarusanu. Qualunque colpa abbia avuto il numero uno viola sul pareggio
partenopeo, gli viene perdonata grazie alla paratona che compie sul numero
sette azzurro. Ma non è tutto, sulla ribattuta sopraggiunge liberissimo Higuain
e sembra che debba tirare un rigore a porta quasi vuota. Il Tata ha ancora il
riflesso giusto nel buttarsi a deviare il pallone. Il risultato è clamorosamente
salvo, e l’1-1 comincia a sembrare un punteggio un po’ meno bugiardo.
Adesso le due squadre giocano a
viso aperto, equivalendosi. Tello viene raddoppiato dai napoletani, così Alonso
dall’altra parte, la Fiorentina trova meno corridoi per farsi pericolosa. Al 70’ è il momento di
Bernardeschi, che mette in mostra subito la sua voglia e la sua prontezza. Ma
purtroppo la squadra non ha più le energie per seguirlo. E Mati Fernandez si
merita comunque gli applausi all’uscita dal campo.
Comunque sia, i viola avrebbero
le loro brave occasioni per tenere vivo il terzo posto in solitudine. In
particolare Tello, ancora lui, manca un controllo volante in area di un niente.
Vecino dimostra che se avesse anche il tiro sarebbe un signor centrocampista e Alonso
che a volte va via talmente veloce da non dar tempo ai compagni di seguirlo per
raccogliere i suoi traversoni. Ma nei minuti finali alla Fiorentina passa la
voglia di qualsiasi recriminazione. Dapprima Tagliavento annulla giustamente un
gol ad Higuain per un fuorigioco che era più facile vedere dal divano di casa
che dal campo. Poi Tatarusanu si merita almeno quattro delle prossime mensilità
dello stipendio compiendo il terzo miracolo, stavolta su Insigne liberato da
Gabbiadini.
Alla fine, l’1-1 è un risultato
giusto per una partita che ha onorato il calcio ed il prezzo del biglietto, in
uno stadio pieno per quanto lo consentono le attuali norme di sicurezza.
Peccato che questo spot per il calcio non serva assolutamente a nulla a nessuna
delle due protagoniste. Del pareggio del Franchi godono a Torino e a Roma, con
i giallorossi che venerdi prossimo – adeguatamente riposati – possono giocarsi
a domicilio il sorpasso sui viola.
Ma tant’é. Il calcio è un gioco
splendido, ma alla fine conta aver fatto un gol in più degli avversari, o
averne subito uno in meno. Speriamo che la famiglia Della Valle lo capisca
prima che sia troppo tardi.
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