Emergency chiama, Firenze
risponde. Gino Strada decide di celebrare qui il ventesimo compleanno della sua
creatura, e i fiorentini gli riempiono lo stadio come ormai non fanno più
nemmeno quasi per le partite di cartello della loro squadra del cuore. Ma
questa è appunto la Partita del Cuore, la madre di tutte le partite.
Lo stadio è vecchio, anche se
glorioso e ancora bello a vedersi, l’impianto acustico è fatiscente, la RAI lo
è ancor di più perché non consente l’uso delle sue attrezzature, o forse è la
Fiorentina lenta a muoversi, nell’organizzazione di questo evento. Ma non
importa, è festa grande per i 40.000 del Franchi e per tutti quelli che da casa
si stringono attorno ai campioni della solidarietà.
Da una parte gli uomini in rosso,
la squadra di Emergency, in rappresentanza di chi da vent’anni, a partire da
quella tremenda guerra civile in Ruanda, va in giro per il mondo a portare cure
mediche a chi non ha più nemmeno gli occhi per piangere. Dall’altra gli uomini
in blu, la Nazionale Cantanti, un’altra meravigliosa invenzione italiana che da
più di vent’anni fa beneficienza per tutte le istituzioni che cercano di
portare una goccia di sollievo nell’oceano della sofferenza. Quest’anno hanno
scelto Emergency, e come luogo hanno scelto ancora una volta Firenze, come sempre la capitale
della solidarietà quando si tratta di fare calcio benefico.
Ci sono più persone stasera sugli
spalti di quante ce n’erano a vedere Fiorentina-Juventus, e questo la dice
lunga. Stasera nessuno ha la sciarpa o la bandierina viola, tutti hanno quella
bianca con scritte rosse su cui campeggia la E più celebre del mondo. Quella
brevettata da Gino Strada, che ha fatto tante cose nella vita e da oggi può
dire di aver fatto anche il calciatore. E siccome lui e i “suoi”, per mestiere,
hanno dovuto diventare grandi organizzatori sia di eventi che di strutture
sanitarie, ecco che i suoi compagni di squadra se li è scelti con cura. Si
gioca a Firenze, il colpo di genio è proporre alla platea insieme Antognoni, Baggio
e Batistuta. Di più non esiste, almeno da queste parti. Non può esistere.
Dall’altra parte vecchi
fuoriclasse della canzone e del buon cuore come Baglioni, Barbarossa e Raul
Bova si mescolano a calciatori che se si tratta di cuore in quello dei
fiorentini un bel posto ce l’hanno anche loro, Luca Toni e Vincenzo Montella su tutti. L’attualità
è inoltre assicurata da Manuel Pasqual da una parte e da Borja Valero dall’altra. Come
dire, le stelle passano e tramontano, ma lasciano una scia nel cielo
indelebile, inseguite da nuove stelle che forse un giorno stringeranno il nostro cuore, tornando in questo stadio e su questo prato ormai imbiancati nei
capelli, ancora capaci di un gesto atletico o di un sorriso che emozionano
perdutamente un intero stadio.
Giancarlo Antognoni ha sessant’anni,
qualche anno fa il suo cuore aveva fatto i capricci, eppure eccolo qui a testa
alta, per settanta minuti nel cuore dell’azione, con i suoi lanci di quaranta
metri che nessuno ha dimenticato e tutti rimpiangono. Gabriel Omar
Batistuta ne ha 45 di anni, ma le sue
caviglie ne hanno molti di più. Passa solo un minuto e tutti si ricordano
perché qui lo chiamavano il Re Leone, sulla prima palla segna un gol da trenta
metri come non si vedeva più fare dal 2.000. Guarda caso dalla sua ultima
partita in viola. Poi segna ancora girandosi e calciando con l’istinto e la
velocità del cobra, del grande goleador che era. Dopo un’ora di gioco ancora se
ne va saltando l’uomo e presentandosi davanti al portiere. L’arbitro da un
rigore, il pubblico lo invoca a tirarlo, ma i giocatori di Emergency hanno un’idea
migliore. Tutti conoscono la storia dell’ex ragazzo che stasera siede in
panchina perché le sue ginocchia sono più rovinate delle caviglie di Bati. Tutti
ricordano quel rigore che non volle tirare contro il proprio passato ed i
propri sentimenti, tutti ricordano anche quell’altro rigore, a Pasadena, che
invece andò a tirare coraggiosamente malgrado fosse su una gamba sola.
A tirare il rigore del 4-4 ci va
dunque Roberto Baggio, ed è un’altra storia a lieto fine. Firenze si è
riconciliata con lui e con il destino da tanto tempo, ma rivederlo sorridente dopo un gol
segnato sotto la "sua" curva è tanta roba. Alla fine, malgrado il pareggio, la
Coppa non può andare che ad Emergency. Gino Strada ha giocato solo pochi
minuti, ma il premio è alla sua carriera, a tutto quello che è stato fatto da
lui e con lui, e a tutto quello che verrà fatto in futuro, anche con l’incasso
di questa serata che si vorrebbe non finisse mai, nel cuore pulsante di
Firenze.
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