Mettiamoci nei panni di
questi giocatori. Qualcuno ha già prenotato le vacanze, e non sta più nella
pelle contando giorni, ore e minuti che lo separano dalla partenza. Qualcun
altro aspetta la rispettiva “lista dei 30”, sperando di salire a bordo
dell’aereo per il Brasile. Per quanto in molti casi improbabile a verificarsi,
la speranza è sempre l’ultima a morire, e farsi male proprio adesso sarebbe una
beffa.
La tua società ti chiede di
andare a giocare a Livorno, perché il quarto posto è tutt’altro che matematico.
L’Inter ci sta con il fiato sul collo, grazie anche alla figuraccia con il
Sassuolo. Te devi smettere di rovistare nei cassetti alla ricerca del costume
da bagno, e andare a preparare la borsa. E anche la testa.
Ci vuole coraggio per scendere in
campo contro questo Livorno, che si gioca l’ultima infinitesimale speranza di
rimanere in Serie A. Gli amaranto hanno quella motivazione che nasce dalla
forza della disperazione. Sono i famosi “occhi della tigre”, quelli che li
faranno avventare su ogni palla come se fosse l’ultima. Perché è l’ultima
davvero. I viola al contrario hanno gli occhi di chi vorrebbe essere altrove, e
invece ha dovuto rimandare il “rompete le righe” perché il professore ha voluto
fare un’ultima “verifica”. Ci si gioca la promozione all’anno prossimo, non è
il caso di scherzare.
Il professore, Vincenzo Montella,
ha fatto fuoco e fiamme per tutta la settimana. I suoi nervi hanno dovuto
resistere alle sollecitazioni di una finale di Coppa Italia dove è successo
tutto fuorché quello che aveva immaginato e sognato (anche in piccola parte per
responsabilità sua), poi di un finale di stagione cominciato male contro una
pericolante che dopo un’ora te ne aveva già ammollati quattro in casa tua e c’è
stato bisogno di rischiare il gioiello in restauro, Pepito Rossi, per limitare
i danni. E per finire, di un durissimo faccia a faccia a distanza con la
società che alla luce di certi precedenti non prometteva – e non promette –
niente di buono.
Quando si approssima la stagione
del calciomercato, alla Fiorentina succedono sempre fenomeni strani. Direttori
sportivi fanno un passo indietro (anche perché non hanno ancora il contratto
rinnovato) e commercialisti e ragionieri si prendono le luci della ribalta. Ci
sarà anche un progetto tecnico, ma se ad illustrarlo si manda Cognigni e
Mencucci è inevitabile che si finisca a parlare piuttosto di quanti bei verdoni
offre il Barcellona per Cuadrado che di come giocheremo all’attacco la prossima
stagione.
Vincenzo Montella è uno che
legge. Sicuramente sul suo comodino ci sono i commentari della Guerra Civile
che oppose Claudio Cesare Prandelli a Don Diego De La Valle all’epoca della
fine del “primo progetto”. Non venne, non vide e soprattutto non vinse nessuno,
meno che mai la Fiorentina intesa come squadra. Tutto cominciò con un gioco
delle parti innescato da un allenatore che voleva dei rinforzi. Il padrone gli
disse di stare zitto e pensare a fare l’allenatore. L’allenatore la prese male,
il ragioniere gli disse di trovarsi un’altra squadra, il padrone fece orecchi
da mercante, arrivò la Federazione che si prese Cesare, noi ci prendemmo Sinisa,
la squadra era bollita, da rinnovare, non fu rinnovata e per un puro miracolo
non finì in serie B nel giro di due anni.
Vincenzo Montella a regola conosceva
bene quel De Bello Civili. Sapeva
cosa sarebbe successo a sollevare in pubblico la questione dei rinforzi. A dire
che questa squadra più di così non può fare e che se non viene rinforzata il
suo ciclo può darsi che sia già finito. Sapeva che i ragionieri l’avrebbero
rampognato e la stampa schierata l’avrebbe accusato di ingratitudine. Sapeva di
ritentare il gioco che non era riuscito a Prandelli con unico vero alleato
Daniele Prade’, oltre al pubblico fiorentino che si è affezionato in questi due
anni ad una squadra che ha rialzato l’asticella dell’orgoglio viola, pur con
tutti i difetti di uno schema di gioco monotematico.
A quanto pare, al netto di cosa
succederà per Cuadrado, per ora Montella la sta spuntando. Anziché accusarlo di
essere in trattativa con mezzo mondo, la Fiorentina sta pensando ad
accontentarlo. Andrea Della Valle ha
blindato tutti, e ha convocato Prade’ per il rinnovo. Quanto a Cuadrado, lì ci
sono in ballo plusvalenze forti. Il colore dei soldi a Viale Manfredo Fanti è
sempre stato più intenso del colore viola. Difficile che le ragioni tecniche
prevalgano su quelle della cassa.
Chissà dunque che il gol segnato
oggi all’Ardenza dal fuoriclasse colombiano, gol che vale la matematica
certezza del quarto posto per la Fiorentina, non sia stato l’ultimo con la
maglia viola. Montella ce l’aveva messa tutta per orientare a suo favore non
solo il risultato finale di questa partita ma anche il giudizio complessivo
della critica e dei tifosi. Nelle ultime partite il tecnico di Pomigliano d’Arco
si è reso conto che le risorse d’attacco viola consistono essenzialmente nei
numeri del colombiano, oltre che nei minuti giocabili accumulati nella gambe
dell’unico altro fuoriclasse gigliato, Giuseppe Rossi.
Così oggi, oltre a ricevere una
fascia di capitano assegnata molto intelligentemente, a fare il nueve – molto meno falso di altri tentativi nel corso della stagione – c’è finito
ancora Juan Guillermo, e ogni volta che ha avuto un pallone minimamente
giocabile i risultati si sono visti. Quando poi l’assist gli è arrivato da un
piede altrettanto fatato del suo, quello di Pepito, è arrivato anche il
sospirato gol, che ha reso la gita al mare dei tifosi viola decisamente più
piacevole, malgrado il tempo incerto. Lo ripetiamo, vendere questo giocatore è
da incompetenti (di calcio), a meno che il progetto dei Della Valle sia
sostanzialmente identico a quello della partner Udinese. Un gran giro di
quattrini e incidentalmente qualche buon giocatore e qualche discreto
risultato.
Chi è andato in campo, comunque, il
suo dovere oggi l’ha fatto, e non era facile. Il Livorno aveva il sangue agli
occhi, e trattandosi della squadra che ci aveva già massacrati all’andata al
Franchi, privandoci soprattutto di un Rossi meritatamente capocannoniere, la
circostanza era assai preoccupante. Oggi di Rinaudo ce n’erano in campo undici,
malamente supervisionati da un arbitro tra i meno capaci di quanti ne abbiamo
visti in tanti anni di serie A. Non sbagliare nulla in modo eclatante, ma
sbagliare quasi tutto sistematicamente è un’impresa riuscita al sig. Piero
Giacomelli della sezione di Trieste come a pochi altri. E’ vero che bisogna
mettere nel conto anche queste cose, tuttavia portare a casa ventidue gambe
sane e salve da Livorno oltre ai tre punti oggi è stato un risultato non da
poco.
Nella tonnara dell’Ardenza, la
Fiorentina si è fatta apprezzare anche per alcuni timidi tentativi di
superamento del tiki taka, con
verticalizzazioni improvvise che hanno quasi commosso chi disperava di
rivederne mai più. Con un attacco riorganizzato nella prossima stagione questa
potrebbe essere un’arma in più, per una squadra che al di là della sfortuna e
di altri tipi di avversità affrontati in questa ha avuto un rendimento
significativamente altalenante tra trasferta, dove ha conseguito il record di
vittorie, ben 10, e casa, dove ha collezionato fin troppe sconfitte, ben 6.
Manca l’ultimo appuntamento, la
kermesse casalinga contro il gemellato Torino che ha bisogno di punti in chiave
Europa League, e poi ognuno potrà raggiungere l’agognata destinazione, sia essa
una spiaggia nostrana o un campo da gioco brasiliano. La parola passerà a
ragionieri e commercialisti. Una prospettiva che, dopo dodici anni e zero
titoli, pensiamo di poter considerare per niente allettante. Sono gradite le
smentite.
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