Svegliarsi e scoprire di essere diventato il
principale alleato della Germania. O perlomeno è quello che dice il
corrispondente della Bild da Roma, quello che lui ha capito del voto italiano.
I tedeschi, si sa, sono gente pratica, badano al sodo. Delle molte implicazioni
della vittoria epocale di Matteo Renzi a Euro 2014 questa è l’unica che a loro
interessi.
Il panorama continentale per loro è poco
rassicurante. La resistenza al nuovo Reich nasce ancora in Gran
Bretagna e Francia, anche se stavolta è di segno un po’ più destrorso. UKIP ed
il Front National di Madame Le Pen sono movimenti antieuropeisti, cioè in
sostanza antitedeschi, con consistenti venature xenofobe. Dalle Alpi alle
Piramidi, la paura dello straniero è seconda forse solo a quella di Frau
Merkel, la strega cattiva.
Improvvisamente, l’Europa è un posto meno
ospitale per chi parla tedesco. Era inevitabile, ma la mattina in cui ti svegli
ed è successo è sempre uno shock. E allora, vista da Berlino, l’unica cosa
rassicurante forse è la faccia di quel ragazzo italiano che è stato capace di
fermare nel suo paese la marea montante anti-euro e anti-Europa.
Così la pensano i tedeschi, ma così la pensano
soprattutto gli italiani. Il risultato di Matteo Renzi è storico, unico
precedente la Dc di De Gasperi alle elezioni del 1948, quelle dove si sceglieva
tra Dio e Stalin. Nessuno in seguito era riuscito a catalizzare i consensi in
questa misura, né nella Prima né nella Seconda Repubblica.
Il ragazzo di Rignano sull’Arno può a buon
diritto commentare: «sono commosso». Gli è riuscita addirittura l’impresa di
resuscitare un cadavere come il Partito Democratico, e qui il precedente risale
addirittura a Lazzaro, e a Chi gli impose di camminare malgrado lo stato di
morte accertata.
Ma soprattutto Matteo Renzi adesso ha quello che
gli mancava, l’investitura popolare. Con un consenso come questo alle spalle,
che oscura perfino quello ottenuto da Berlusconi 20 anni fa, adesso tocca
governare, e governare bene. I sorrisi rassicuranti non bastano più, ci vogliono
decisioni importanti, come quelle che verranno prese in altri paesi come ad
esempio la Francia, dove è presumibile che Marine Le Pen passerà in un modo o
nell’altro all’incasso.
Scrivevamo nei giorni scorsi a proposito del
Giorno del Silenzio. L’unico silenzio che perdura è quello di Beppe Grillo, che
ha visto il suo consenso diminuire anziché aumentare. Dal vinciamo noi
al vinciamo poi, come gli rinfaccia stamattina su Twitter
qualche post-comunista un po’ troppo esuberante. Qualcosa sicuramente va rivisto
nelle strategie del leader di 5 Stelle, sia a livello politico che di
comunicazione.
I sorrisi e le affabulazioni di Renzi convincono
più delle urla di Grillo, è questo per ora non è dato sapere se sia un male o
un bene. Di certo gioca su questo risultato il carattere degli italiani,
diverso da quello di qualunque altro popolo. Ma Beppe ha sbagliato tanto, su
questo non ci piove sopra, anche se i suoi voti restano sempre tanti, ai
livelli della Le Pen o quasi. E’ un po’ come il campionato della Roma. L’exploit
della Juve l’ha ridimensionato a normale, facendolo apparire come una
sconfitta.
Il terzo posto di Berlusconi è una via di mezzo
fra un Oscar alla carriera e l’urlo di Rocky alla fine del film, quell’Adriana!
con cui comunica al mondo di essere ancora in piedi. L’annus horribilis del
Cavaliere si chiude molto meglio di quanto poteva sperare. Non può votare, ma
di voti altrui ne può raccogliere ancora tanti.
Si chiudono le urne, il bello comincia adesso.
Continuerà a sorridere il ragazzo di Rignano? E noi con lui?
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