La lunga stagione della
Fiorentina comincia il 22 agosto al Letzigrund di Zurigo, dove il sorteggio ha
spedito Montella & C. a saldare un vecchio conto in sospeso. I ragazzi in
viola fanno anche di più, mettono in mostra un gioco da stropicciarsi gli occhi
e un Cuadrado da fantascienza. Le Cavallette sono sgominate con un gol del
colombiano che ricorda tanto quello di Batistuta a Wembley ed un altro
provocato dal nuovo gioiello di stagione, Mario Gomez, che salta il portiere e
costringe un difensore all’autorete.
Salerno è vendicata, l’anno che
dovrebbe riportare “molto in alto” la Fiorentina può cominciare sotto i
migliori auspici. Alla prima di campionato arriva a Firenze il Catania, che
nutre l’illusione di ripetere il brillante campionato precedente. Spolli &
C. ancora badano a giocare, più che a picchiare, e vorrebbero mettere in
difficoltà una squadra viola che vola sulle ali dell’entusiasmo e che parte
subito bene presentando l’altro gioiello che autorizza qualsiasi fantasticheria:
Pepito Rossi al 13’
è già in gol. Firenze sogna, ma subito Pizarro rispolvera l’auto-dribbling già
brevettato contro Montolivo l’anno prima, offrendo a Barrientos il pareggio,
salvo poi andare a rimettere le cose a posto con un missile dei suoi.
Il 30 agosto rende visita il
Grasshoppers, che incredibilmente sbanca il Franchi per 1-0. Passa comunque la
Fiorentina, che lascia intravedere però quali saranno le sue difficoltà
nell’anno appena iniziato. Squadre chiuse, che fanno pressing alto e affondano
in contropiede ne dovrà affrontare tante, e quelle più forti le faranno
puntualmente male. Ma per il momento non si dà peso alle avvisaglie, la
qualificazione all’Europa League è in tasca, ci si rituffa in campionato,
Marassi incombe con l’ex Gilardino che pare aver ritrovato la luce smarrita
proprio a Firenze. E’ un massacro per il Genoa, apre Aquilani, poi Rossi e
Gomez ne fanno due a testa. 5-2, del gol dell’ex nessuno si accorge neppure,
viola a punteggio pieno e voli di fantasia neanche tanto pindarici.
L'infortunio di Mario Gomez |
Si torna subito coi piedi per
terra la settimana dopo. Arriva al Franchi il Cagliari, stavolta ad essere
massacrata è la Fiorentina, ma di botte. Dopo 20 minuti vola letteralmente
fuori Cuadrado (fermo tre settimane), dopo 60 Mario Gomez (fermo sette mesi),
assassinato dal portiere Agazzi. De Marco dal canto suo inaugura una serie di
arbitraggi alla “non vedo, non sento, non parlo”, Daniele Conti e soci possono
malmenare a piacimento, la Fiorentina tenta invano di far gioco lo stesso,
andando anche in vantaggio con Borja Valero quando nessuno ci spera più.
All’89’ Pinilla sfrutta un’altra delle costanti stagionali dei viola, la difesa
Emmenthal, e pareggia. Due punti e un centravanti perso.
Ci si consola con il girone di
Europa League, che la Dea Bendata ha elargito benigna. Il primo avversario è
l’improbabile Pacos de Ferreira, squadra portoghese che sembra assoldata per un
allenamento defatigante. Rossi segna il gol numero 100 in competizioni
internazionali (dopo due anni di attività forzata), di Gonzalo Rodriguez e del
neo-ri-acquisto Matos Ryder (della nidiata di Corvino) gli altri gol. Si
prosegue a Bergamo dove è Mati Fernandez ad aprire la strada al successo viola contro l'Atalanta e a mostrare progressi confortanti, chiude quindi il discorso Pepito, già
saldamente capocannoniere. Ancora nerazzurro una settimana dopo davanti ai
viola, che a San Siro si illudono di avere svoltato, dopo un’ora di gioco che
mette alle corde l’Inter e un rigore trasformato da Rossi che li porta in
vantaggio. Una difesa amatoriale regala due gol ai padroni di casa e a Walter Mazzarri
la possibilità di allungare la sua striscia positiva contro Montella.
A Dnipropetrovsk ci sarebbero le
condizioni per lo Sci di Fondo, più che per il calcio, ma la Fiorentina non
trema e regge botta al gioco “maschio” degli ucraini e all’arbitraggio leggero
che lo consente. Rodriguez su rigore e Ambrosini strappano tre punti importanti
al Generale Inverno e ipotecano la qualificazione europea. Si ritorna in
campionato rinfrancati, arriva il Parma imbottito di “vecchie glorie” viola
(dell’epoca degli schiaffi di Delio Rossi, dati e non dati), che vuoi che sia?
E invece altra delusione, dopo che Rodriguez fa autorete e poi la va a
pareggiare. Il vantaggio viola lo segna il figliol prodigo, Juan Manuel Vargas,
una risorsa ritrovata grazie alla pazienza di Montella. Sembra fatta, ma
un’altra risorsa perduta, Massimo Gobbi pareggia nel recupero grazie alla
difesa che proprio non riesce a fare reparto.
All’Olimpico di Roma, sponda
Lazio, è il momento di tirare il fiato. 0-0 incolore, la testa è già alla
partita successiva, la “madre di tutte le partite”. Il 20 ottobre arriva al
Franchi la Juventus, è il giorno atteso tutti gli anni, da tanti anni. Comincia
male, come peggio non si può, Tevez su rigore e Pogba sembrano chiudere il
discorso già nel primo tempo. Nella ripresa comincia il Rossi-show. Due
invenzioni dell’italo-americano riportano la Fiorentina in pareggio, due
contropiedi devastanti di Cuadrado danno al neo-acquisto Joaquin prima e allo
stesso Rossi poi l’occasione di portare squadra e città in paradiso. 4-2, in quel momento niente
sembra precluso alla Fiorentina, anche senza Gomez, il cui rientro si allontana
anziché avvicinarsi ad ogni settimana che passa.
E’ il momento di mangiare il
Pandurii, la terza squadra del girone europeo, regolata da Joaquin, Matos Ryder
e Cuadrado. Quindi tocca al Chievo, che si illude andando in vantaggio ma poi
subisce la devastazione del “ciclone Cuadrado”. Pochi giorni dopo arriva il
Napoli al Franchi, e la devastazione la subisce la Fiorentina, ma dall’arbitro
Calvarese. Nello scontro che dovrebbe – per il momento - decidere la terza
forza del campionato, i viola vanno sotto due a uno, ma all’ultimo minuto
Cuadrado viene abbattuto in area partenopea in modo talmente plateale che il
rigore appare lapalissiano. Calvarese lo nega ed espelle Cuadrado per
simulazione. Il colombiano verrà poi squalificato sulla base di un referto
arbitrale che nessuno in Federazione si prende la briga di contestare, la stessa
prova TV viene dichiarata inapplicabile.
Il ciclone Cuadrado |
Malgrado l’aria che tira sia poco
propizia, la Fiorentina continua a giocare e a far punti. In Romania il
Pandurii va in vantaggio con una prodezza del brasiliano Pereira, poi Cuadrado
dimostra che quando non viene abbattuto da avversari o da arbitri inadeguati
non ce n’è per nessuno. Fa segnare Matos Ryder e poi segna da solo il
vantaggio. Tocca quindi tornare a san Siro, per scoprire che l’odiato Milan è
ancora più dimesso di quello che nella scorsa stagione fu “aiutato” a soffiare
la Champion’s alla Fiorentina, e che il diavolo Mazzoleni non è così brutto
come lo si dipinge. L’arbitro fa il suo dovere, fischia quando deve e nulla
più, a cominciare dalla punizione che Vargas trasforma per l’1-0. Raddoppia poi
Borja valero, che con i rossoneri ha una questione personale, e alla fine
Mazzoleni non casca nella trappola di Balotelli, negandogli un rigore
inesistente.
Due gol di Rossi bastano a
sconfiggere una Sampdoria che negli ultimi minuti però rischia di beffare i
viola, come già Cagliari e Parma. Poi c’è la pratica Pacos de Ferreira, chiusa
di malavoglia sullo 0-0 da una Fiorentina che comincia evidentemente a sognare
le vacanze di Natale. Di ritorno dal Portogallo, c’è l'Udinese, ma il Friuli una volta
di più si dimostra amaro per i nostri colori. I viola giocano per mezz’ora, poi
Di Natale imposta ed Hertaux segna, ed è notte fonda. Per fortuna dopo al
Franchi scende il Verona, che gioca bene ma a viso aperto, e malgrado Luca Toni
sia un ex ancora più temibile della scorsa stagione la Fiorentina può giocare
come sa, in scioltezza e senza tatticismi. Finisce 4-3, con Borja Valero che ne
fa due, seguito da Vargas e da Pepito su rigore.
Vargas si ripete all’Olimpico,
dando alla Fiorentina il pareggio dopo il gol iniziale del romanista Maicon, su
“boiata” della difesa. Ma è destino che da Roma si torni a mani vuote, e ci
pensa Mattia Destro a sorprendere ancora il reparto arretrato viola. Meno male
che pochi giorni dopo si riesce a salvare almeno il primo posto nel girone di Europa
League. Il Dnipro va in vantaggio, ma Joaquin e Cuadrado rimontano. Ai
sedicesimi la Fiorentina sarà testa di serie. E’ quindi il momento del derby
dell’Appennino, dove la Fiorentina non ha pietà di un Bologna messo malissimo.
Vantaggio con l’oggetto misterioso Ilicic, poi con Borja Valero e infine con
Rossi.
L'infortunio di Giuseppe Rossi |
Una settimana dopo si va a Reggio
Emilia, ad affrontare la matricola Sassuolo. Gli emiliani corrono e non giocano
neanche male, la Fiorentina controlla e mostra di aver tanta voglia di Natale.
Ma c’è Rossi che trasforma in oro tutto quello che tocca, e si torna a casa con
tre punti d’oro. Alla ripresa del campionato, il giorno prima della Befana, il
capocannoniere del campionato si ripresenta in grande spolvero, intenzionato a
togliere le castagne dal fuoco alla sua squadra forse ancora un po’ appesantita
dal panettone. Ma di fronte c’è un Livorno già disperato, e soprattutto un
Rinaudo che ha capito che in Italia si può picchiare chiunque e comunque.
Quando il suo ginocchio fa fuori quello di Pepito sul Franchi cala la
disperazione. Il bomber esce in lacrime appoggiandosi al massaggiatore, la
gente è livida di rabbia e Rinaudo addirittura la provoca sostenendo a muso
duro le sue “ragioni”. Meno male che il solito Gonzalo Rodriguez la butta
dentro ed evita ulteriori beffe.
Quella sera c’è posto solo per la
preoccupazione per il prosieguo di campionato e addirittura per la carriera di
Giuseppe Rossi. E nell’immediato, per una stagione viola che doveva essere
trionfale e che invece – con Gomez sempre fuori a tempo indeterminato - appare
adesso più in salita che mai. Il girone d’andata si chiude la settimana
seguente in casa del Torino, la Fiorentina domina ma non ha più attaccanti. E’
uno 0-0 emblematico. La palla passa inevitabilmente alla società. Tocca trovare
d’urgenza qualcuno che la butti dentro, altrimenti sono guai.
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