La buona notizia è che il
“biscotto” non c’è stato, chi aveva voglia di biscotti è dovuto andare in
pasticceria, la Premiata Ditta Della Valle non li produce, e quando va sotto
come contro il Sassuolo ci va per “meriti – o demeriti – sportivi”, come si
diceva una volta. La Fiorentina ha salutato il proprio pubblico al termine di
questa lunga ed emotivamente impegnativa stagione evitando l’onta della settima
sconfitta interna, in parte grazie all’aver raschiato il fondo del barile del
proprio impegno e in parte grazie al piedino fatato del suo ex di giornata,
quell’Alessio Cerci il cui talento è da sempre inversamente proporzionale alla
propria testa.
Juan Guillermo Cuadrado con la sorellina |
La cattiva notizia per ora non
c’è, per quelle c’è sempre tempo, anche se il periodo comincia ufficialmente
oggi. L’uscita anticipata di Juan Guillermo Cuadrado ieri sera ha avuto
sicuramente nelle intenzioni del tecnico Vincenzo Montella nient’altro che dare
al fuoriclasse colombiano l’occasione di ricevere una standing ovation da parte
del Franchi meritata come poche altre nell’intera storia della Fiorentina. Ma
alzi la mano chi, mentre si spellava le mani ad applaudire l’Unico Undici non ha avuto un brivido
lungo la schiena, mentre un retro-pensiero si insinuava subdolo ed insistente
tra le immagini festanti che si imprimevano nelle rétine del popolo viola: quel
“quarto d’ora granata” di Cuadrado, giocato in maniera devastante proprio di
fronte ai legittimi possessori del brevetto (gli eredi un po’ dimessi del
Grande Torino), potrebbe essere stato l’ultimo a cui abbiamo assistito, almeno
con il colore viola.
Ma facciamo così, non sciupiamoci
queste poche ore di festa che abbiamo vissuto al fischio finale del sig.
Rizzoli di Bologna. Per amareggiarci c’è una intera estate, a partire da quando
un direttore sportivo dal contratto tutt’ora scaduto si siederà con altri
direttori sportivi a discutere di chi va e chi viene, e per il momento non
aggiungiamo altro. Teniamoci impressa nella mente la faccia sorridente di
Andrea della Valle, come testimonianza della volontà della famiglia
proprietaria di questa squadra del cuore nostro di vivere e far vivere ancora
altre feste (magari ancora più intense) in futuro.
Il film di Fiorentina – Torino lo
fermiamo dunque su questa immagine. I primi fotogrammi, per la verità, non ci
erano piaciuti, e non per colpa degli addetti ai lavori ma di quella parte del
pubblico (tra l’altro pagante) che aveva la irresistibile tentazione di
trasformare quello che è storicamente un sano gemellaggio tra due tifoserie in
una ghiotta occasione di vendicare torti passati. In una parola, di restituire
ad un certo club dai colori sociali rosso e nero avente sede in Via Turati a
Milano quanto successe l’anno scorso di questi tempi in quel di Siena, allorché
l’impegno ammirevole profuso dai padroni di casa per quanto già retrocessi fu
vanificato da una direzione di gara, diciamo così, non proprio olimpica. “Il modo ancor m’offende”, avrebbe detto
un tifoso d’eccezione, Dante Alighieri. Ma l’occasione più ghiotta è sempre
quella di fare i signori, dimostrando che noi non siamo come gli altri, che il
fair play non si inventa, o ce l’hai dentro o non si compra con i soldi.
Per fortuna, i viola in questo
scorcio di ventunesimo secolo hanno avuto ed hanno tanti difetti, ma tra i
pregi c’è sicuramente quello di essere portatori sani di valori indiscutibili. Del
resto, vaglielo a spiegare a un Cuadrado che deve tirare la gamba indietro e
saltare solo due uomini anziche tre, facendo finta di inciampare sul terzo. O a
Giuseppe Rossi che deve calciare il pallone come certi scarponi di periferia
anziché come se stesso, cioè colui che ha due piedi (e purtroppo anche due
ginocchia) come non si vedevano dai tempi di Roberto Baggio. E sta convincendo
forse un certo Cesare Prandelli a nun fa’
lo stupido e a portarlo in Brasile.
Omar Gabriel Batistuta con Andrea Della Valle |
Insomma, la Fiorentina gioca,
magari alla sua maniera un po’ leggerina di questa primavera 2014, ma gioca. Lo
spettacolo offerto a Batistuta e Riganò, che si siedono fianco a fianco in
tribuna, ed agli oltre 30.000 del Franchi è genuino. E ci offre quindi l’ultimo
spunto per alcune riflessioni di fine stagione, anche in prospettiva per la
prossima.
Rosati è un portiere migliore di
quanto visto con il Sassuolo, a cui peraltro probabilmente farà ritorno, e non
solo per il rigore parato al 93’ .
Con i suoi interventi spesso riesce a dare sicurezza a una difesa che proprio
non riesce a darne altrimenti a se stessa. Intorno ad un Gonzalo Rodriguez, la
cui mancata convocazione in biancoceleste grida vendetta (ma sono fatti
dell’Argentina, se è contento lo spettatore eccellente Batigol sono contenti
tutti), si alternano figure che probabilmente presi uno ad uno sono buoni
difensori per la serie A attuale, ma non si integrano mai come reparto, e la
castroneria prima o poi la fanno sempre. Ieri è toccato a Facundo Roncaglia,
che al terzo minuto di recupero ha fatto sognare i tifosi del Toro abbattendo
Barreto in area e costringendo Rizzoli a fischiare un rigore fino a quel
momento accuratamente – e giustamente - evitato. Si rivede finalmente Hegazy,
detto a suo tempo il Nesta delle Piramidi
e finora tenuto fuori da una sfiga pazzesca. Sbroglia un paio di situazioni
parecchio complicate e nel complesso non se la cava peggio di chi è stato
titolare prima di lui, è sicuramente da rivedere in altri contesti. Per il
resto, Pasqual e Vargas sono ormai due splendide ali, a questa Fiorentina
mancano due terzini come Dio comanda.
Il discorso sul centrocampo è
complesso. A rischio di urtare le suscettibilità dei tifosi più sfegatati
ripetiamo quanto detto più volte. Il Borja Valero visto nel 2014 (ieri
compreso) è un giocatore fine a se stesso, impalpabile, inconcludente. O il
ragazzo lavora a fondo su se stesso oppure rischia di diventare un sovrappiù
per una squadra che dal punto di vista fisico, senza andare a scapito della
qualità, nel reparto ha soltanto Aquilani (ieri apparso giustamente in forma
mondiale, se Prandelli era sintonizzato….). Pizarro comincia a sentire i suoi
anni e per quanto sia ancora il migliore nel suo ruolo in Italia assieme a
Pirlo sarà difficile che possa reggere una ulteriore stagione a questi livelli.
Difficile quasi quanto sostituirlo, peraltro.
In avanti, ieri eravamo messi
bene, domani chissà. Immaginare l’attacco della Fiorentina del prossimo anno è
come avventurarsi nella terra di nessuno. Detto subito che si è rivisto un
Rebic immediatamente miracolato da una delle discese travolgenti di Cuadrado ed
in seguito talmente rinfrancato da tentare passo doppio e tiro ad effetto manco
fosse Garrincha, diciamo anche che Cuadrado e Rossi ce li abbiamo solo noi
(magari ancora per poche ore soltanto). Con quei due lì davanti puoi giocare
male quanto vuoi, puoi combinare in campo e fuori tutti i pastrocchi possibili
e immaginabili, ma loro ti vincono le partite da soli. Del numero undici
diciamo solo che non resta che sperare che la notte porti consiglio a della
Valle, Prade’, Cognigni, Mencucci, Macia, e chi più ne ha più ne metta. A
proposito di Rossi non resta che fare un bel pellegrinaggio alla Madonna del Legamento.
Se questo ragazzo ha finito al quinto posto della classifica dei cannonieri a
sei gol da Immobile avendo giocato solo metà campionato, ogni commento è
superfluo.
La disperazione di Alessio Cerci dopo il rigore sbagliato |
Del Torino, che dire? Dispiace
vedere la disperazione sul volto dei tanti tifosi granata accorsi a Firenze per
quella che è andata vicino ad essere una grande festa anche per loro. Il Toro
non vince a Firenze dal 1976, segnò Ciccio Graziani, roba da storia del Calcio.
E non va in Europa dal 1994. ieri aveva una chance consistente, malgrado la
Fiorentina avesse fatto il suo dovere. Ci sono squadre, e giocatori, che
incontrano bruscamente il proprio limite proprio quando credono di averlo
superato. Sara Errani, la nostra coraggiosa e brava tennista, si stira in
finale a Roma nel tentativo di stare incollata a quel “mostro” (in senso
tecnico-atletico) della Williams. Alessio Cerci invece “telefona” a Rosati la
direzione del suo calcio di rigore mezz’ora prima di tirarlo. In Europa League
ci va alla fine il Parma, imbottito di “vecchie glorie” viola (si fa per dire).
Unica consolazione, al Milan ci ha pensato san Giovanni, per una volta attento
alle cose del calcio.
Finisce un campionato dalle molte
sfaccettature, ma ci sarà tempo e modo di parlarne in seguito. Comincia una
lunga estate, in parte distratta dal mondiale brasiliano, in parte dalle “sirene”
che arrivano ad inquietare il riposo del guerriero viola. Ci sarà tempo e modo
di riparlare anche di questo. Speriamo che, come dice una celebre canzone
partenopea, sian tutte parole d’amore.
Buona estate a tutti.
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