Dopo il vento di Minsk che ha
gelato il Franchi, niente di meglio che una gita al mare per la Fiorentina per rigenerarsi
in campionato. E’ mare d’inverno, un concetto che il pensiero non considera,
come cantava Loredana Berté qualche anno fa. Ma il pensiero non considerava
nemmeno di fare una simile figuraccia in Europa League, né di scoprire che tra
tecnico e squadra a questo punto si era fatto un simile sangue amaro. E poi
Cesena per i fiorentini è una trasferta classica, una delle mete marine
predilette da sempre, da quando quella che valicava l’Appennino al Muraglione
era
l’unica strada, prima che le autostrade rendessero la vita di tutti più
facile.
La squalifica di Cuadrado è
provvidenziale per Vincenzo Montella, evitandogli di dover compiere scelte
difficili, e peraltro coerenti con la sfuriata di giovedi. Stasera non si può
rischiare un giovane talento pur promettente come quello di Minelli. Bisogna
andare sul sicuro, l’obbiettivo della Fiorentina sono i tre punti, per
accorciare ulteriormente questa classifica strana, in un campionato che non ha
ancora trovato veri e propri padroni e che consente facili rientri anche a chi
è partito male e ha proseguito così così, come i viola.
Si va in campo con una specie di
3-5-2, con Basanta, Gonzalo e Savic davanti a Neto. Aquilani, Pizarro e Borja
Valero si sistemano nel mezzo e Marcos Alonso e Joaquin sulle ali. Le due punte
sono Mario Gomez e un inedito Matias Fernandez, almeno in questo ruolo. Il Cesena
naviga in pessime acque e ha appena cambiato allenatore, via Pierpaolo Bisoli e
dentro Domenico Di Carlo, con la speranza di interrompere il trend negativo che
vede i bianconeri romagnoli attestati al penultimo posto in classifica.
Anche i padroni di casa avrebbero
l’obbiettivo esplicito dei tre punti, per cominciare la corsa salvezza proprio
contro una Fiorentina che notoriamente se aggredita e presa di infilata soffre.
Ma bastano pochi minuti per rendersi conto che altrettanto esplicitamente il
Cesena non è attrezzato per giocare alla pari contro una squadra viola che dopo
alcune fasi di gioco concitate e arrembanti riesce a prendere in mano il
consueto pallino del gioco.
Sono quei minuti che passano
prima che Mati Fernandez batta da par suo il primo di una serie di calci
piazzati micidiali. Comincia così la partita spettacolare del cileno, che alla
fine risulterà decisamente il migliore in campo. E comincia così anche la
strana partita di Mario Gomez, con un gran colpo di testa in tuffo degno dei
tempi d’oro della Bundesliga, sul quale il portiere Leali si supera con una
parata strepitosa. Sembra l’inizio della rinascita del centravanti tedesco e
invece è come una doccia fredda. Da quel momento Supermario riaffoga n un’altra
prestazione farraginosa, improduttiva. Spesso pescato in offside da compagni
non rapidissimi nel dargli la palla, ancor più spesso statico, imballato, come
se fosse ancora all’inizio della preparazione estiva.
In realtà è tutta la Fiorentina a
faticare, costretta a percorrere le solite vie laterali in attesa di
verticalizzazioni che non arrivano. Marcos Alonso e Joaquin si dannano l’anima
per sfondare almeno sulle ali, ma hanno vita dura con i rocciosi difensori
cesenati, che spesso ricorrono alle maniere forti. In mezzo fa fatica Borja
Valero, spesso soverchiato dai marcantoni cesenati, e Aquilani tenta il tiro da
fuori senza grande fortuna. Sembra la solita partita fatta di pazienza e
sofferenza per i viola, con il rischio di beccare in contropiede come successo giovedi in coppa.
E’ pur vero che il Cesena,
rapidissimo nelle ripartenze, una volta sulla tre quarti viola si incarta puntualmente
su se stesso, giustificando ampiamente la propria classifica attuale. Il match sembra
bloccato a centrocampo, con la Fiorentina padrona del gioco ma sterile in
attacco, finché non è proprio uno degli uomini che hanno fatto più fatica in
questo primo tempo a portare l’inerzia del match dalla parte della squadra
gigliata. Il Borja Valero attuale è una dannazione quando si tratta di giocare
di prima, ma se ha l’occasione di aggiustarsi la palla la tecnica la possiede
ancora. Il tiro che scocca al 43’ è potente e preciso quanto basta per sbucare
attraverso una selva di gambe davanti a Leali che può soltanto sfiorare.
La Fiorentina va al riposo con un
vantaggio tutto sommato meritato, dopo aver faticato ed essersi divertita – e fatto
divertire – assai poco. Quanto basta tuttavia per aver capitalizzato la differenza
di almeno una categoria con i padroni di casa. Al ritorno in campo ci si
attende tuttavia la rinnovata furia cesenate, e invece passano solo due minuti
e stavolta Savic è preciso a spizzare di testa un altro calcio di punizione di
Mati Fernandez. La parabola del cileno è letale, al serbo – uno dei sei uomini
che la Fiorentina, a volte a suo rischio e pericolo, manda puntualmente a
saltare sui calci piazzati in attacco - basta veramente scegliere il tempo
giusto e sfiorare quanto basta per fulminare Leali & C.
Si profila una giornata trionfale
come quella di Cagliari, ma la Fiorentina di questo periodo ha più voglia forse
di vacanze di Natale che di tenere la concentrazione alta quanto serve ad una
squadra che tenta la rimonta al terzo posto. Il Cesena di tirare in porta non
se ne da proprio per inteso, ed ecco che allora ci pensano i viola a
movimentare una partita noiosa per quanto è scontata. Dapprima Mario Gomez fa
il bis di Cagliari, sotterrando il più facile dei contropiedi in maniera
inguardabile. Poi, un innocuo colpo di testa all’indietro di Savic viene
accolto con madornale sufficienza da Norberto Neto, che battezza il proprio
imminente rinnovo contrattuale con una papera da Gialappa’s Band. La goffa
rincorsa al pallone che si è lasciato sfuggire lo porta soltanto ad incastrarsi
nella rete, aumentando la comicità della scena.
Cesena si rianima, e prende a
spingere a gran voce i ragazzi di Di Carlo. Mentre la Fiorentina sembra
accusare emotivamente il colpo e vede per qualche minuto le streghe sotto forma
di arrembaggio romagnolo, i suoi più vecchi tifosi si ricordano di un
precedente sinistro, proprio qui al Manuzzi. Era il 24 ottobre 1982, la
Fiorentina di Passarella, Bertoni, Graziani ed Antognoni si portò sul 3-0
contro i bianconeri locali, per poi farsi raggiungere in tre minuti in zona Cesarini.
Ma era un altro Cesena, questo di oggi fa paura soltanto a se stesso e ai
propri supporters. A un quarto d’ora dalla fine, lungi dall’aver impensierito
mai un Neto che per fortuna si riscuote subito dall’infortunio, riesce a
rimanere in dieci per un fallaccio di Volta da campi di periferia, su cui l’ottimo
Orsato non ha esitazioni.
Con i romagnoli in dieci, è
questione di tempo prima che la Fiorentina colpisca ancora, pur senza fare
niente di trascendentale. Sull’ennesima ottima punizione di Mati Fernandez,
stavolta è Gonzalo a imitare Savic e portare a tre le reti viola, chiudendo il
match. C’è tempo per l’entrata in campo di un Ilicic che nemmeno fuori casa
riesce a combinare qualcosa di decente, e di un redivivo El Hamdaoui che nei
pochi minuti concessigli mostra di non essere certo il peggior fico del bigoncio
viola. Nei minuti finali l’onnipresente Mati tenta la il gol di precisione
appoggiando sulla sinistra di Leali. Il quale può solo ribattere, giusto sui
piedi del buon Mounir che si fa trovare al posto giusto nell’attimo giusto. Il
4-1 è meritato non solo da lui, ma anche da una Fiorentina che pur senza
entusiasmare ha perlomeno concretizzato tutte le occasioni che la sua superiorità
oggettiva le ha concesso.
E’ una squadra che ha comunque bisogno
di trovare nuove soluzioni in attacco, in attesa di ritrovare il vero Mario
Gomez, quella che stasera festeggia la riduzione del distacco dal terzo posto a
soli tre punti. E’ un campionato assurdo, l’abbiamo detto più volte. C’è spazio
perfino per una clamorosa rimonta da parte di una squadra – quella viola – che sembrava
partita solo per far danno a se stessa e ai propri tifosi. Prima del panettone
natalizio c’è solo l’Empoli in casa. L’anno può finire molto meglio di come era
cominciato.
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