30 dicembre 2013
E' possibile dare la colpa
al destino
crudele se si trova in gravi
condizioni uno che ha vissuto gran parte della sua vita a 300 all'ora? Pare di
sì, poiché è quello che stanno scrivendo su tutti i social network amici, ex
colleghi e semplici supporters a commento di quanto sta succedendo a Michael Schumacher,
indimenticato e indimenticabile campione e recordman di Formula 1, sette volte
iridato di cui cinque consecutive con la Ferrari.
Michael aveva dato l'addio
definitivo alle corse nel 2012,
a 43 anni e dopo essere sopravvissuto ad almeno un grave
incidente, nel 1999 a
Silverstone allorché se la cavò con una gamba rotta "soltanto". Ciò
non gli aveva impedito di cominciare l'anno dopo la serie di vittorie
leggendarie con il Cavallino Rampante, fino a concludere nel 2006 la prima
parte della sua carriera con un palmares che rimarrà ineguagliato per chissà quanto.
Poi il ritorno, nel 2010, altri tre anni di vita spericolata senza più
successi, ma con un gusto immutato per il rischio.
Lo stesso gusto, lo stesso
bisogno di adrenalina pura, che lo portava a cimentarsi in altre discipline
sportive molto pericolose, come lo sci fuori pista praticato nei pressi della
sua residenza francese di Meribel. Ieri la fortuna gli ha presentato il conto,
e ancora non è dato sapere quanto sarà salato. Schumi ha perso il controllo degli
sci durante una discesa al di fuori delle piste tracciate. La caduta rovinosa
l'ha portato a sbattere la testa violentemente contro una roccia.
Malgrado il tedesco –
spericolato ma metodico come sempre – indossasse
il casco, l'impatto gli ha
prodotto una commozione cerebrale ben presto degenerata in emorragia durante il
pur tempestivo ricovero nel vicino ospedale di Grenoble. I soccorsi sono
scattati subito grazie al fatto che l'ex ferrarista non era solo, con lui
sciava il figlio Mick. La situazione all'arrivo al nosocomio è parsa subito
seria, Michael era in coma ed è stato mantenuto in tale stato
farmacologicamente, mentre veniva sottoposto ad un intervento chirurgico per
l'arresto dell'emorragia e la riduzione del trauma cranico.
Dopo quasi 24 ore, il bollettino
medico parla di condizioni che restano "stabili ma critiche", con
prognosi strettamente riservata. «Non possiamo pronunciarci sulle possibilità
di sopravvivenza e sul futuro di Schumacher», ha chiosato l'equipe medica che
lo segue, con la supervisione di quel professor Saillant dell'Università di
Parigi, esperto di neurochirurgia, che già lo rimise a posto nel 1999 in una circostanza peraltro
che adesso sembra molto meno grave dell'attuale.
Al capezzale dell'ex
campione del mondo, tanti amici e colleghi, a cominciare dai compagni
d'avventura Ross Brown e Jean Todt, e ovviamente la moglie Corinna ed i figli
Gina Maria e Mick. Sebastian Vettel, l'attuale campione del mondo, nel
rivolgergli gli auguri ha parlato di Schumi come di un secondo padre per lui. Giancarlo
Fisichella, ex rivale in pista del tedesco, gli ha scritto: «Io ti conosco
Michael, sei un grande. Questa è la corsa più difficile, ma sono certo che
vincerai di nuovo».
La situazione rimane in
continua ed imprevedibile evoluzione. Intanto, è il caso di dire che il
campionissimo tedesco, sempre riservato e non molto espansivo durante tutta la
sua carriera, non ha forse mai avuto così tante manifestazioni di affetto come
adesso che la sua vita a 300 all'ora sembra davvero appesa ad un filo, a pochi
giorni da quello che sarebbe il suo quarantacinquesimo compleanno, il 3
gennaio.
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