Che fosse una partita
che da parte fiorentina nessuno aveva voglia di giocare (e pochi anche di
andare a seguire dal vivo) lo si vedeva lontano un miglio. La squadra viola era
già prima classificata nel girone di qualificazione. La testa, come aveva
esplicitamente dichiarato Marcos Alonso in conferenza stampa alla vigilia, era
al prossimo impegno di campionato, in quel di Cesena. C’era solo, come si suol
dire in questi casi, da onorare maglia e impegno. Valori peraltro un po’ demodè, ultimamente, per non parlare del
rispetto del pubblico pagante. Il quale nella circostanza era comunque assai
scarso, malgrado la campagna promozionale fatta quasi porta a porta dalla
stessa ACF Fiorentina. Con buona pace di tanti discorsi sul nuovo stadio.
La realtà, come spesso succede
non solo nel calcio, ha superato la fantasia. Vincenzo Montella non “teneva il
genio” – come si dice dalle sue parti –
di mettere in campo una squadra per questo ultimo turno preliminare di Europa
League per di più utilizzando le cosiddette seconde linee. Giocatori che –
ormai è chiaro – lui non sente suoi, non li ha chiesti, “non li vede”. Questi giocatori peraltro hanno dimostrato di
ricambiare appieno la cortesia. Lungi dal sentire l’impegno come un’occasione
per mettersi in mostra e far ridiscutere al mister certe gerarchie, sono scesi
in capo compassati come per una partitella d fine allenamento estivo.
Ne è venuta fuori una passerella
per la Dinamo Minsk, che ha messo in campo una tecnica passabile e la voglia di
liberarsi del “cucchiaio di legno” nel girone – per usare un termine rugbistico
– sorprendendo questa Fiorentina B presuntuosa e imbevuta di una sufficienza a
cui hanno fatto degna cornice gli spalti del Franchi in gran parte deserti. I
tifosi sono rimasti avvedutamente in gran parte a casa propria, allineandosi
nel pronostico alla pay per view che
all’ultimo momento ha preferito la partita del Napoli per la trasmissione in
chiaro. Pochi pronostici sono risultati più azzeccati. I pochi che sono accorsi
allo stadio hanno battuto le mani o fischiato più che altro per riattivare la
circolazione e scaldarsi.
Unici segni di vita questa
tifoseria giustamente surgelata nel fisico e nell’anima sembra averne dati
soltanto in occasione dell’ingresso in campo del giovane Minelli al posto di
Cuadrado (e il ragazzino ha fatto di tutto per ripagare gli applausi di
incoraggiamento) e poi di quello di Josip Ilicic messo all’inizio della ripresa
al posto di un inconcludente Gomez quando già la Fiorentina stava sotto di un
gol (e lo sloveno ha fatto di tutto per meritarsi i fischi con cui é stato
accolto).
Simone Minelli, talento emergente
della Primavera viola, si è meritato la convocazione in prima squadra a suon di
gol e di belle prestazoni. Entrato al 25’ al posto di un Cuadrado che non aveva
meritato fino a quel punto né infamie né lodi (e che per fortuna non ha
sofferto infortuni) il ragazzino non ha dato il tempo al pubblico di chiedersi
cosa fosse successo gettandosi subito nel vivo del gioco con personalità, buona
classe individuale, senso della posizione e dei movimenti. Solo l’emozione
prima e la bravura del portiere Gutor poi gli hanno negato la gioia di un eurogol
all’esordio, come era successo la scorsa stagione a Ryder Matos. Ma il numero
43 ha dimostrato comunque buoni numeri anche in prospettiva, venendo infine premiato
dalla splendida azione personale che allo scadere ha fruttato a Marko Marin l’assist
per una comoda realizzazione del gol della bandiera viola.
Per il resto, notte fonda oltre
che fredda. Proprio Marin è stato la delusione principale della serata, gelando
– è il caso di dire – gli entusiasmi di chi aveva chiesto a gran voce il suo impiego
non solo in questo test match ma anche nelle prossime gare dei viola. Il
tedesco ha lasciato scarsi segni su questa partita (gol a parte) e non ha
affatto impressionato. Sempre leggero, poco incisivo e quasi mai pronto a dare
via il pallone di prima come aveva dimostrato di saper fare nelle precedenti
brevi apparizioni, si può dire che non ha fatto rimpiangere Borja Valero,
almeno nella versione attuale dello spagnolo. Per l’ex promessa di Germania
sicuramente una grossa occasione persa.
Male la difesa, due volte
sorpresa dagli onesti pedatori bielorussi grazie al riaffiorare di antiche
lacune (cambiando i fattori, cioè gli uomini, il prodotto non cambia). Sul
primo gol subito Kontsevoi è stato lasciato spaventosamente libero nell’area
piccola da una dormita generale. Sul secondo, il contropiede di Adamovic che
libera Nikolic solissimo a centro area e gli permette un comodo “tap in” è invece un classico per una
difesa che – come ha dimostrato anche venerdi scorso – è difficilmente
superabile quando è schierata (e concentrata) ma lo è spesso invece quando
viene presa in velocità dalle ripartenze avversarie. Tatarusanu stasera è stato
tutto sommato esente da colpe, non ha fatto miracoli, del resto non gli venivano
chiesti. Nell’immediata vigilia è arrivata comunque la notizia del rinnovo di
Norberto Neto. Il che, francamente, rasserena abbastanza l’animo visti gli
attuali chiari di luna.
Badelj, Kurtic, Lazzari stasera
non hanno avuto altra ragion d’essere in campo che quella di far chiedere a
tutti che senso ha avuto l’ultima campagna acquisti. A ciò si aggiunge un Mario
Gomez piantato in terra come un colonnino di cemento, un Cuadrado che miracoli
anche lui non ne fa più (e magari adesso dopo la condizione fisica sta
compromettendo anche il proprio morale). Ilicic è sempre Ilicic, spendere altre
parole sarebbe sparare sulla Croce Rossa.
Vincenzo Montella è stato per
tutta la partita una via di mezzo tra una statua di sale e il Dustin Hoffman di
“Rain man”. Difficile dire cosa si
agiti dentro di lui, se qualcosa stasera si agitava. La sua assenza di
reattività è in qualche modo preoccupante, e non si spiega certo con lo scarso
valore di questa partita dal punto di vista dei tre punti. In compenso il suo
gioco ormai appare sedimentato su livelli ormai distanti da quelli impreziositi
a suo tempo dai vari Jovetic, Rossi e Borja Valero prima maniera.
Mai pausa invernale fu più
tempestiva. A primavera, quando la Coppa riprenderà con i trentaduesimi di
finale e con cinque italiane in lizza, speriamo che tra queste sia la
Fiorentina ad aver ritrovato una ragione di sé migliore di quella con cui ha
salutato questa prima fase. Domenica intanto a Cesena è attesa da una versione
ancora più agguerrita di questa Dinamo Minsk che alla fine è l’unica ad aver
voglia di trattenersi ancora in questo stadio Franchi ormai deserto nella
fredda notte fiorentina.
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