Non siamo certo agli schiaffi in
diretta di Delio Rossi a Llajic, ma al 25’ del primo tempo di Fiorentina-Dinamo
Minsk qualcosa dev’essere volato. Qualcosa di grosso, suscettibile nel bene o
nel male di creare una frattura in questa stagione. L’episodio, la scossa che
cambia il corso di una storia comunque ancora tutta da scrivere.
Una cosa è certa. La conferenza
stampa post partita di Vincenzo Montella riserva agli appassionati supporters
viola tutte le emozioni che il match appena conclusosi ha negato loro. A far
festa è stata la Dinamo, fanalino di coda del girone K di Europa League venuta
a passeggiare allo Stadio Franchi al cospetto della Fiorentina B. Una gara per
fortuna ininfluente, se non sul morale e sull’immagine di una società e di una
squadra che avevano appena ritrovato un po’ di tutto ciò mettendo in fila tre o
quattro prestazioni tra campionato e coppa dignitose se non addirittura
convincenti.
Appena davanti ai microfoni, il
mister di Pomigliano d’Arco è un fiume in piena. Particolarmente rabbioso nel
suo scorrere, tra l’altro. A confronto, il leggendario sfogo di Cesare
Prandelli qualche anno fa dopo un avvio di campionato sotto tono impallidisce
nel ricordo. La sentenza di bocciatura per il calciomercato estivo della
società è netto, e impietoso. Dei giocatori arrivati a rinforzo Montella non ne
salva uno, negando ulteriori prove d’appello. Ma a ben vedere, si capisce che l’imputato
numero uno è colui che proprio in estate era stato accreditato di essere il
pezzo più pregato della banda viola, quello per cui i top team di tutta Europa
in apparenza si stavano accapigliando per acquisirne il cartellino: Juan
Guillermo Cuadrado.
La sostituzione a metà primo
tempo aveva destato qualche perplessità. Il colombiano non appariva star male, non
aveva accusato risentimenti circa l’infortunio occorsogli durante
Fiorentina-Juventus. Non aveva giocato né peggio né meglio di quanto gli
succede ultimamente: niente più miracoli ma almeno una spinta costante nel suo
settore e qualche prezioso tiro in porta, per una squadra che la porta
avversaria da tanto tempo la vede con il telescopio di Arcetri.
Dalle parole di Montella si evince
invece che il gioiello colombiano è stato tolto per esasperazione. Indisciplina
tattica, scarso rendimento, estraniamento dal gioco di squadra, in sostanza
queste sono le accuse rivoltegli dal suo allenatore che a quanto dice, o forse da
quanto si capisce ha perso la pazienza dopo ripetuti e inutili tentativi di
ricondurre il figliol prodigo nel gregge del suo tiki taka. Spazio quindi al giovane Minelli, e siccome la fortuna
non aiuta soltanto gli audaci ma anche chi la invoca sconsideratamente, ecco
che il ragazzino n. 43 fa un esordio con i fiocchi e risulta addirittura il
migliore in campo, dando al tecnico indirettamente una ragione che altrimenti
sarebbe stato difficile attribuirgli.
E così, oltre alla figuraccia in
eurovisione (e per fortuna non in chiaro, grazie Mediaset) ci si ritrova un
nuovo “caso di stagione”, diverso da quelli che hanno movimentato le annate precedenti
e tuttavia uguale, se si vanno a vedere le motivazioni delle parti in causa. Il
fatto è che Vincenzo Montella nella sua indignazione di fine 2014 è credibile
più o meno come Claudio Scajola quando sosteneva di possedere un attico a Piazza
di Spagna a sua insaputa.
Delle due l’una. O il tecnico
campano ormai è in rotta con l’ambiente viola e dura fatica a organizzare una
squadra che tenga debito conto delle risorse (buone o cattive) messegli a
disposizione dalla società che gli paga lo stipendio, oppure è perfettamente in
sintonia con questa società e si presta al gioco di far ricadere su Juan
Guillermo Cuadrado l’intero peso di quella che potrebbe essere una delle più
clamorose cessioni al mercato di gennaio di tutti i tempi, non solo della
storia della Fiorentina.
Se Montella è davvero esasperato
perché questa squadra non è quella che voleva (Cuadrado e mancati sostituti
acquistati con il ricavato della sua cessione compresi), aveva un modo molto
semplice per farcelo sapere, e per essere coerente con se stesso: dare corso
alle dimissioni minacciate tra la fine di luglio e i primi di agosto, che ormai
non sono più un mistero per nessuno. Restare, e pretendere di stare in paradiso
a dispetto dei santi (che, ripetiamo, gli corrispondono tra l’altro un lauto
stipendio) è esiziale, se non nell’immediato sicuramente a gioco lungo. I
conti, che proverbialmente si fanno a fine stagione, potrebbero clamorosamente
non tornare anche quest’anno.
Sempre in questa ipotesi, uno
degli aspetti meno comprensibili è proprio quello di pretendere di forzare il
fuoriclasse colombiano al rispetto di schemi rigidi che notoriamente per chi capisce
di calcio non si confanno né a lui né a qualsiasi giocatore degno della
qualifica appunto di fuoriclasse. Fatte le debite proporzioni, non ci risulta
che – per dirne uno – il tecnico carioca
vittorioso ai Mondiali del 1958, Vicente Feola, avesse simili pretese con i
suoi vari Pelé o Garrincha. Sempre fatte le debite proporzioni, non crediamo
che neppure Rinus Michels avesse analoghe velleità con i suoi campioni della
mitica Olanda del 1974. In compenso Arrigo Sacchi per idee astruse del genere
riuscì quasi a far fallire la spedizione azzurra a USA 94.
Se tu pretendi di forzare il
campione ai tuoi schemi, si chiami esso Cuadrado o Roberto Baggio, significa
solo che i tuoi schemi valgono poco e tu non hai capito che cosa hai per le
mani. Vincenzo Montella, invece di abusare della pazienza nostra e dei
giocatori coltivando arrabbiature come quella esplosa a metà primo tempo l’altra
sera, bisognerebbe si ricordasse di quante volte il numero 11 colombiano gli ha
tolto le castagne dal fuoco fatuo del suo tiki
taka sterile in quanto a gol, proprio grazie a quella che lui stigmatizza
come indisciplina tattica. La disciplina si insegna ai Lazzari e ai Badelj, con
tutto il rispetto, e perfino ai Borja Valero, che altrimenti girerebbero a
vuoto per il campo senza costrutto a spargere più fumo che arrosto. A Cuadrado
gli si dice solo “prendi la palla e vai”, come fa Pelé nel film “Fuga per la vittoria”, capolavoro di
John Houston. E intorno gli si costruisce la squadra.
Poi c’è l’altra ipotesi, e ognuno
giudichi qual è la più verosimile. Acca’
nisciuno è fesso, dicono dalle sue parti. Montella non ha nessuna voglia di
rinunciare al suo stipendio anzitempo, prova ne sia che é ancora qui e se i
risultati in qualche modo continuano a sostenerlo ci resterà fino a fine
stagione. E allora se la società viene a dirti che vuole cedere Cuadrado, ma
senza creare malcontento tra i tifosi, ecco che il mister ha la soluzione.
Diverbio in pubblico, facile a provocarsi perché Cuadrado oggettivamente non è
quello della stagione scorsa, siano stati i mondiali e la preparazione
ritardata oppure le delusioni circa le voci estive di mercato. Alla prima
occasione si crea il casus belli e da
quel momento la nostra Grande Bellezza diventa il reprobo, il figliol prodigo
che non vuole tornare, non ci vuole più stare. Il Montolivo della stagione in
corso, per capirci meglio e più facilmente.
Altro non c’è che possa spiegare
le modalità di impiego di Juan Guillermo Cuadrado da parte di Vincenzo Montella
in occasione di Fiorentina-Dinamo Minsk, e la sua sostituzione repentina,
incomprensibile, ingiustificabile. Quello che è certo, si diceva all’inizio, è
che questo caso rischia di deflagrare in un modo o nell’altro clamorosamente,
creando una frattura nella stagione. A parte il fatto che le risorse d’attacco
della Fiorentina al momento sono veramente ridotte al lumicino (di sicuro non
all’altezza degli obbiettivi nuovamente sbandierati recentemente a voce
stentorea da Andrea Della Valle), queste situazioni creano di solito
conseguenze difficili da gestire in spogliatoi in cui già non si respira un
atmosfera idilliaca, come è appunto quello della Fiorentina.
Si tratta di capire insomma quale
potrebbe essere il nuovo anno zero, se quello in corso o il prossimo. Di
sicuro, si dovesse procedere ad una nuova rifondazione a seguito di delusione
più o meno cocente, stavolta difficilmente potrebbe bastare un piatto di
tagliatelle offerto alla stampa sotto il cielo delle Dolomiti.
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