Va in scena al Franchi il derby
delle coperte corte. Eliminati dall’Europa, Fiorentina e Napoli si ritrovano in
Italia per dare un senso ad una stagione tutt’altro che conclusa. Viene in
mente la celebre battuta di Marty Feldman in Frankenstein Jr: “Potrebbe andare
peggio. Potrebbe piovere”.
Il Napoli si gioca a Firenze
buona parte delle sue ciance scudetto. Questo lo rende un cliente
difficilissimo per la Banda Sousa. La Juventus è a + 4, lasciarcela vorrebbe
dire per gli azzurri di Sarri salutarla di nuovo, e arrivederci all’anno
prossimo con lo scudetto cucito sulle solite maglie. Dopo un girone d’andata
volato via sulle ali dei 25 gol di Gonzalo Higuain, un secondo posto già
sancito a marzo sarebbe un qualcosa che i tifosi campani accetterebbero con qualche
difficoltà.
Del resto, la coperta napoletana
non ha coperto tutto. Ma almeno da centrocampo in su ha fatto cose egregie. Non
vincere per questo Napoli sarebbe un mezzo dramma. E i drammi a Napoli, già
capitale della Magna Grecia, diventano spesso e volentieri tragedie. Greche,
appunto.
Problemi della società di de
Laurentiis. Al limite, di qualche malcapitato che dovesse parcheggiare la
macchina nei pressi di Viale dei Mille o Viale Manfredo Fanti, se le cose non
si mettessero bene per i simpatici amici partenopei, tra i quali non sempre si
annoverano persone compatibili con la nozione di fair play tanto cara da queste
parti. Anche se ultimamente con i cori nazisti rivolti ad un radiocronista di
origine ebraica anche da queste parti in quanto a inciviltà non abbiamo
scherzato.
Restando in ambito squisitamente
calcistico, la Fiorentina non batte il Napoli in casa propria dal 2009.
Qualcosa vorrà pur dire, per esempio che a parità di discorsi ed essendo
partiti entrambi più o meno dalla stessa posizione (in serie C), tra De
Laurentiis e Della Valle c’è chi ha fatto qual cosina in più e chi ha fatto
qual cosina in meno. C’è chi ha comprato Cavani e chi ha comprato Bonazzoli.
C’è chi ha comprato Higuain con la vendita di Cavani e chi non ha saputo
nemmeno spiegare che fine hanno fatto i soldi di Jovetic, Llajic, Cuadrado e
Salah (risparmiati). C’è chi, carognate a parte, un paio di Coppe Italia almeno
a casa le ha portate e chi è a zero titoli, se si esclude la categoria
Primavera.
La coperta fiorentina è più corta
nelle ultime stagioni. Nella attuale più che mai. I ragazzi di sousa tornano in
campo stasera, e sarà la prima occasione per valutare il contraccolpo
psicologico delle tre sberle di White Hart Lane. L’obbiettivo del terzo posto è
più apparente che reale. La squadra ci crede, la società – ci permettiamo di
ipotizzare – un po’ meno. L’attuale Champion’s, per di più disputata dai
preliminari, è una bestiaccia divoratrice di soldi. Se non ti attrezzi rischi
figuracce già ad agosto, oltre a tracolli finanziarii. Un’altra Europa League,
classificandoci dal quatro posto in giù, non sarebbe disprezzabile, se non
fosse che questa squadra dalla coperta ancora più corta è stata per due mesi in
testa alla classifica. Bastava poco, è la sensazione, per restarci. Bastava
fare le cose come il Napoli, non la Juventus.
Sarà la prima occasione per
valutare anche il contraccolpo psicologico sulla tifoseria. La Curva Fiesole ha
promesso riduzioni significative dell’orario dello stato di agitazione, in
considerazione del momento particolare della squadra. Non è una concessione da
poco, e non è una concessione fatta allo staff societario, ma solo a tecnico e
giocatori. I Della Valle restano latitanti, mentre politica e stampa cittadina
si trastullano e si nascondono con l’ennesimo revival della questione dello
stadio. Non ci crede più nessuno, ma si riempiono le pagine di giornale ed i
verbali dei consigli comunali. Facciano loro, questa è una annata che
difficilmente si chiuderà con il “laissez faire” delle scorse stagioni. La memoria
del tifoso stavolta promette di essere più lunga.
Peggior momento per questo
Fiorentina – Napoli non poteva capitare.
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