Avevamo lasciato Fiorentina e Torino sul rigore malamente sbagliato daAlessio Cerci, che per poco non era costato ai granata la qualificazione all’attuale edizione dell’Europa League. Li ritroviamo sul rigore malamente sbagliato da Khouma El Babacar, che potrebbe anche costare ai viola la qualificazione all’edizione prossima della stessa Coppa, e molto più probabilmente riallontana per loro forse definitivamente il discorso Champion’s League.
Rispetto alla passata edizione, stavolta è il Torino a non aver niente da perdere, se non l’allungamento della striscia positiva di dieci partite senza sconfitte. I viola invece si giocano la chance di approfittare dell’ennesimo pareggio romanista, con la Lazio che ha già vinto contro il Palermo ed è nel frattempo ripassata avanti. Oltre allo storico gemellaggio, granata e viola sono inoltre accomunati da un crocevia del destino giovedi prossimo, i primi a Bilbao e i secondi a Firenze, due match presumibilmente durissimi che inducono i rispettivi allenatori ad optare per il turnover.
Giampiero Ventura passa secondo una certa scuola di pensiero per uno degli ultimi esemplari di un calcio che fu, fatto di cuore, tecnica e tattica. Con buona pace dei nostalgici e malgrado il tecnico granata disponga di alcuni ottimi giocatori come Quagliarella e Maxi Lopez, la sua squadra viene qui a Firenze a fare poco più che un catenaccio di lusso, né più e né meno come il Genoa ed il Sassuolo a suo tempo.
Giampiero Ventura passa secondo una certa scuola di pensiero per uno degli ultimi esemplari di un calcio che fu, fatto di cuore, tecnica e tattica. Con buona pace dei nostalgici e malgrado il tecnico granata disponga di alcuni ottimi giocatori come Quagliarella e Maxi Lopez, la sua squadra viene qui a Firenze a fare poco più che un catenaccio di lusso, né più e né meno come il Genoa ed il Sassuolo a suo tempo.
Il risultato è lo stesso. La Fiorentina pareggia la sesta partita delle dodici finora giocate in casa. Alla fine, quando sarà tempo di bilanci, i punti persi in casa saranno probabilmente determinanti per spiegare gli obbiettivi eventualmente mancati. Per il momento, stante l’impegno ravvicinato e la disposizione tattica dell’avversario, in realtà c’è poco da rimproverare al mister Montella ed ai suoi ragazzi se non una cattiva gestione del pallone nei minuti finali. Come l’Italia nella finale di Euro 2000 a Bruxelles contro la Francia, la pretesa di giocare il pallone fino all’ultimo invece di limitarsi a controllarlo costa cara. Un altro bicchiere mezzo pieno che ognuno dei tifosi come al solito sceglierà di bere sorseggiandolo dalla parte che preferisce.
I vecchi avevano un detto, non la vinci nemmeno se la giochi per quattro giorni di fila. La realtà probabilmente è questa. Non si può dare la colpa alle scelte del tecnico, se Ilicic e Badelj risultano alla fine tra i migliori in campo, né tantomeno agli episodi. Un rigore sbagliato nei primissimi minuti non può essere determinante per pareggiare una gara dominata per ottanta minuti su novanta. La Fiorentina sta studiando per diventare, forse, una grande squadra, ed il suo tecnico con lei. Sono incidenti di percorso, non sono i primi e non saranno gli ultimi. Finché c’è tempo per rimediare c’è speranza, giovedi prossimo arriveranno i primi verdetti e sbagliare sarebbe eventualmente più doloroso.
E’ una partita segnata, dicevamo. Gli episodi su cui rammaricarsi sono tanti, a cominciare dal primo rigore reclamato al primo minuto dai viola per fallo di mano dell’ex Emiliano Moretti, abbastanza plateale. L’arbitro Guida non vede, e così i suoi assistenti. Al nono minuto invece è impossibile non vedere Benassi che frana addosso a Badelj. Sul dischetto va incomprensibilmente Babacar e la Fiorentina si dimostra da subito ingrata verso la benevolenza della sorte.
E’ una partita segnata, dicevamo. Gli episodi su cui rammaricarsi sono tanti, a cominciare dal primo rigore reclamato al primo minuto dai viola per fallo di mano dell’ex Emiliano Moretti, abbastanza plateale. L’arbitro Guida non vede, e così i suoi assistenti. Al nono minuto invece è impossibile non vedere Benassi che frana addosso a Badelj. Sul dischetto va incomprensibilmente Babacar e la Fiorentina si dimostra da subito ingrata verso la benevolenza della sorte.
Il senegalese ha avuto una settimana complicata, diciamo così, quanto può esserlo quella di un atleta fermato dalla polizia alle tre di notte per guida senza patente. Dicono che il ragazzo, al di là delle sue dichiarazioni, sia inquieto per la sua situazione contrattuale. Talmente inquieto che non si sa bene chi sia attualmente il suo procuratore, seBastianelli come da procura o Raiola come da voci di calciomercato. Il quale Raiola a sua volta sta vivendo un periodo assai turbinoso, da quando ha deciso di diventare testimonial antirazzista a spese dell’Arrigo Sacchi nazionale.
Sia come sia, il ragazzo che attualmente è capocannoniere di questa Fiorentina dimostra di non esserne il rigorista, andando sul dischetto titubante e calciando in maniera telefonata tra le braccia di Padelli che ringrazia sentitamente, ancor più per la ribattuta scomposta dello stesso senegalese che finisce per ostacolare il meglio piazzato Diamanti. Parentesi, a non voler concedere ulteriore fiducia al rigorista dell’anno scorso Gonzalo Rodriguez dopo l’errore di Genova, con l’autore dell’errore di Parma Mario Gomez a riposo per turnover, non sarebbe stato meglio mandare proprio Diamanti a cercare di non sbagliare il terzo rigore su tre dato alla Fiorentina in questa stagione? Montella avrà avuto comunque le sue buone ragioni.
Andiamo avanti. Un minuto dopo l’incontenibile Josip Ilicic, che sta facendo la partita dell’anno per la delizia di un Franchi piacevolmente stupito e plaudente, va via in serpentina a mezza difesa del Toro e viene abbattuto al limite dell’area da Vives. Punizione e cartellino giallo, anche se il fallo era da ultimo uomo e l’occasione da rete abbastanza chiara. L’errore (il secondo) di Guida costerà caro alla Fiorentina. La squadra viola anche senza Mati Fernandez e Pasqual è piena zeppa di giocatori in grado di battere una punizione non come Pirlo ma poco ci manca. Quella che ne segue è invece soltanto la prima di una serie di punizioni calciate malamente che vanno ad allungare la lista delle occasioni sprecate.
Nel primo tempo la Fiorentina ha altre occasioni clamorose, il Torino una sola ma tale da attenuare considerevolmente i rimpianti viola. Lopez viene smarcato da un tacco di Quagliarella e si ritrova ad un metro da Tatarusanu, che dopo neanche mezz’ora si è già guadagnato lo stipendio salvando. Nella ripresa la musica cambia poco, il Toro sta tutto indietro ed esce di rado, anche se dimostra di avere la tecnica sufficiente per osare. Ma Ventura non corre rischi, e addirittura toglie Quagliarella per Martinez.
Catenacciari sì, ma di lusso. Sarà proprio il venezuelano ad avere la seconda grande occasione per i granata, saltando Tatarusanu e tirando a botta sicura. Nell’occasione lo stipendio se lo guadagna Gonzalo Rodriguez spazzando alla disperata. Non gioca male la difesa, soprattutto perché a parte queste due circostanze il Toro in avanti non si vede mai. A centrocampo Badelj svetta come un gigante, giocando palloni in quantità e finalmente anche in qualità. Aquilani dimostra di essere tornato con tante ottime idee e però una condizione ancora approssimativa per metterle in pratica. Ilicic stasera sembra il Borja Valero dei giorni migliori. Davanti, Diamanti svaria, gioca e prende botte, finché la sua riserva di benzina non si esaurisce obbligando Montella a sostituirlo con Salah. A quel punto Joaquin ha già preso il posto di un discreto Aleandro Rosi.
Con due delle armi più affilate in campo la musica dovrebbe cambiare per i viola, ma in realtà gli assalti vanno ad infrangersi inesorabilmente contro il muro granata. Babacar cerca di farsi perdonare l’errore iniziale lottando su tutti i palloni, ma spesso e volentieri si trova a fare il centravanti boa, spalle alla porta, e non è proprio il suo repertorio migliore. Un attimo dopo aver calciato malamente fuori l’ultima delle sue occasioni, Montella lo richiama a beneficio di Gilardino. Il Gila sì che sa fare da sponda. E alla prima occasione la fa da par suo. Il beneficiario è Salah che tirando al volo conquista un altro pezzetto del cuore di Firenze.
1-0, quando nessuno ci sperava più. Mancano cinque minuti più recupero. Il momento in cui i risultati si gestiscono, con buona pace di esteti e profeti del calcio. Il momento in cui l’Italia di Zoff perse un Europeo a causa di una palla giocata con supponenza dal suo uomo migliore, Francesco Totti. Il momento in cui la Fiorentina non capisce di aver avuto fin troppa grazia dalla sorte stasera, e di accontentarsi.
Macché, i suoi giocolieri continuano a stuzzicare il Toro già trafitto sul limite della sua area, tutti in linea pericolosamente, nessuno dietro a coprire. Non c’è niente di peggio che sentirsi superiori in una serata come questa, in cui non basta. Tocca proprio all’eroe di giornata Salah perdere il pallone della frittata. Da come partono in contropiede i tre che gli si avventano addosso togliendoglielo, si capisce che al termine di quell’azione la Fiorentina piangerà.
Molinaro va via sulla sinistra nemmeno fosse la reincarnazione di Zambrotta. Rasoterra al centro per Maxi Lopez quasi completamente solo, sul quale Tatarusanu compie l’ultimo dei suoi miracoli. Palla sulla destra dell’area piccola viola a Vives, che non dovrebbe esserci se Guida l’avesse spedito a fare la doccia quando doveva. Invece c’è, e la piazza con bravura e freddezza, alla Martin Jorgensen. I sogni viola sono durati esattamente due minuti.
Difficile distribuire le colpe in una serata come questa, che si conclude con quattro minuti supplementari di vani assalti viola ad una porta granata che non si può nemmeno definire stregata, visto che Salah era riuscito a bucarla. Non la vinci più nemmeno se continui per quattro giorni, avrebbero detto i vecchi. E soprattutto se non impari a gestire le situazioni, ciò che fa di una buona squadra una grande squadra.
Montella e i suoi ragazzi stanno studiando, come a tutti gli studenti delle Superiori alcuni compiti vanno bene, altri un po’ meno. Il compito che conta è quello di giovedi, chi andrà in campo che si sia preparato a dovere. Ci sono esami che valgono una stagione intera.
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