C’era una volta il
derby dell’Appennino. Bologna e Fiorentina cercavano di tirare una coperta non
lunghissima da una parte all’altra del crinale. Era una partita molto sentita,
anche perché da una parte all’altra del crinale appenninico si mangiava molto
bene, e si potevano festeggiare gioie o affogare dispiaceri con tutte le
gradazioni del Sangiovese possibili e immaginabili.
Sono passati tanti anni da quando
Fulvio Bernardini fece tremare il mondo prima sul versante sud e poi su quello
nord dell’Appennino Tosco-Emiliano. Il Derby del Sangiovese è stato declassato,
Bologna cerca di tornare nella serie che le compete grazie anche al mago che
riportò in auge la Fiorentina, Pantaleo Corvino. Nel frattempo, a far tremare
un mondo del calcio che ha affidato i propri destini improvvidamente alla banda
Tavecchio-Lotito ci pensa il Sassuolo del presidente di Confindustria Squinzi. Non
si va più in trasferta al Dall’Ara ma piuttosto al Mapei Stadium di Reggio
Emilia, e chissà cosa ci riserva il futuro, se Carpi verrà ammessa in serie A
malgrado la scomunica del facciaferoce Lotito.
Sassuolo-Fiorentina è un crocevia
del destino importante. Passato (recente), presente e futuro (possibile) dei
viola si fronteggiano qui a casa Mapei, con i vecchi amici e compagni Montella
e Di Francesco che si abbracciano sentitamente prima di scagliarsi contro le
rispettive armate e che potrebbero in futuro avvicendarsi sulla panchina viola.
Potrebbero, perché quel che era sicuro – dice – due mesi fa adesso non lo è più
tanto. E’ un altro Montella quello che si sistema ogni domenica al timone della
nave viola, rispetto all’incerto e polemico nocchiero del girone di andata. E’
un altro equipaggio quello che egli manda in campo, con ogni marinaio al posto
giusto e tutti motivati e determinati a dare il meglio, a maggior gloria della
Marina di Sua Maestà Della Valle.
Siccome è San Valentino, la
Fiorentina è inoltre decisa oggi ad omaggiare i suoi innamorati, tanti dei
quali – complice la breve distanza – si sono spinti fin quassù in quel di
Reggio. Lo si vede subito, fin dalla formazione iniziale, nata per dare respiro
a coloro i quali dovranno partire alla conquista di Londra ed anche a chi ne ha
semplicemente bisogno, ma nello stesso tempo organizzata in maniera da colpire
gli avversari usando le loro stesse armi: interdizione e ripartenza, che a
questa Fiorentina riescono assai meglio che al Sassuolo.
Così, per un Gonzalo che rientra
al fianco di Savic (e che rientro, tra l’argentino ed il serbo faranno a gara a
chi dà più spettacolo nelle interdizioni difensive e nelle impostazioni delle
ripartenze) ci sono un Alonso ed un Richards che si riaffacciano alle maglie da
titolare. Contro clienti scomodi come il trio funambolico d’attacco del Sassuolo
(Zaza, Berardi e Sansone, attualmente il futuro della Juventus e della stessa
Nazionale) i due terzini ne escono alla grande, e addirittura Richards in certi
momenti ricorda Cafu, per velocità e tecnica, mentre Alonso ricorda il nonno
merengue, un ricordo che i vecchi tifosi viola preferiscono cancellare.
Al centro, doveroso rifiato a
Borja e fiducia all’ex Kurtic, a fianco di Pizarro e Mati Fernandez. Montella anche
oggi non ne sbaglia una. Se è facile per quanto riguarda i due cileni, il
vecchio e il giovane (da clonare entrambi per quello che stanno facendo vedere),
un po’ meno lo sarebbe per l’arruffone sloveno visto negli ultimi mesi. Ebbene,
il mister sente che è la sua partita e va a finire che è così. Kurtic si cala
nel match con umiltà ed essenzialità, fa le cose semplici, giuste, ruba palla e
la dà subito ai più dotati compagni, e soprattutto nel secondo tempo – quando il
Sassuolo prova l’arrembaggio della rimonta disperata – risulta parte essenziale
della vittoria di questa Fiorentina.
Davanti, fiducia all’eterno
ragazzo Diamanti, al ragazzo che vuole diventare uomo e campione Babacar, ed al
Messi delle Piramidi. Che da stasera è semplicemente Mohamed Salah. A quanto
pare, uno degli acquisti più indovinati dell’era Della Valle, e non solo. Basta
un minuto all’uomo che non deve far rimpiangere Cuadrado per riuscire nella sua
mission impossible. Il suo tiro dalla sinistra piega le mani a Consigli,
peccato che a raccogliere la ribattuta non ci sia nessuno. Dice, ma Khouma che
fa, dorme? No, non dorme, e tra poco lo dimostrerà. Il senegalese di Firenze
aspetta il moment giusto, come una pantera.
I primi trenta minuti del primo
tempo vanno via tra il piacere di vedere dei ragazzi in maglia viola giocare
così bene ed annichilire in casa propria un avversario che finora aveva fatto
sfracelli e messo alle corde perfino la capolista Juventus ed il rammarico di
non vedere maggior cattiveria agonistica dalla tre quarti in su, quella zona
del campo pr capirci in cui maturano i gol. Ma a gennaio quest’anno la
Fiorentina, intesa come società, ha indovinato tutto quello che non le era
riuscito negli anni scorsi. Diamanti vuole la gloria in maglia viola, ma
soprattutto Salah vuole conquistare Firenze, non per motivi religiosi ma
squisitamente calcistici. Quello che mancava nel girone di andata adesso c’é.
La Forentina, intesa come squadra, adesso è una banda di assaltatori che se
vede un varco non perdona, e intanto gioca come pochissime altre in questa
serie A.
Alla mezz’ora, su un rilancio preciso
di Savic, uno dei tanti, Babacar fa un gesto atletico pregevole. Il suo colpo
di tacco smarcante forse la prende o forse no. Di fatto, taglia fuori tutta la
difesa neroverde e apre un’autostrada per Salah. L’egiziano ha corsa e
freddezza, si presenta davanti a Consigli e stavolta non lo perdona. Si
abbracciano tutti a questo nuovo compagno, che si mantiene composto nel
festeggiare per il lutto che porta al braccio (al suo paese si vivono ore meno
spensierate di queste nostre). Soprattutto si abbraccia Babacar, che due minuti
dopo verrà ripagato adeguatamente. Salah lo pesca bene in area sul filo del
fuorigioco, il Baba si gira con la velocità di un cobra, resistendo alla carica
di Cannavaro, controlla ed insacca .
Il Sassuolo ha subìto tutto il primo
tempo e alla fine va negli spogliatoi sotto il peso di due gol viola che per
quanto si è visto sono anche pochi. Chiaro che Di Francesco, con tutto il bene
che può volere all’amico Montella, non può starci. I neroverdi che tornano in
campo nella ripresa tentano di metterla sul piano della fisicità, dell’arrembaggio
e perché no, quando serve anche della rissa. L’arbitro Doveri per fortuna
sbaglia poco o nulla, coadiuvato da guardalinee d’eccezione.
Ma soprattutto è la Fiorentina
che, se nel primo tempo è stata bella a vedersi e anche letale nelle
conclusioni, è nel secondo tempo che si presenta come – finalmente – un progetto
di grande squadra. Gli uomini in viola non perdono mai la testa sotto la
pressione degli avversari e cercano di adeguarsi al match ribattendo colpo su
colpo, coadiuvati da un Tatarusanu sempre perfetto nelle uscite e dalla
consapevolezza che il fiato del Sassuolo non potrà durare in eterno. Al 62’ Babacar
fa tre, ancora sul filo dell’offside ma con un controllo e tiro ancora più
splendidi del gol precedente, ed è il segnale che la fortuna aiuta finalmente
gli audaci.
Dopo un anno e mezzo in cui ha
allestito un attacco vivendo più che altro di espedienti, Montella si ritrova a
questo punto a problemi di abbondanza. Il gol del 1-3 del Sassuolo, più che
altro una prodezza di Berardi che si inventa un gol alla Ibrahimovic
sorprendendo Tatarusanu nell’unica incertezza di stasera, non sposta l’equilibrio
del match, né il risultato finale. Entrano Gilardino per Babacar e Aquilani per
Mati Fernandez. La Fiorentina dà ormai l’impressione di un prodotto che non cambia,
cambiando l’ordine dei suoi fattori.
Al fischio finale di Doveri resta
l’immagine di una prova di forza notevole dei viola su un campo che aveva
riservato poche soddisfazioni a tutte le concorrenti, oltre che un risultato
che stasera candida più che mai i ragazzi di Montella ad una serena
qualificazione alla Europa League, oltre che ad una rincorsa non più
improbabile ad un posto in Champion’s League a spese di una Roma o di un Napoli
che non sembrano più così distanti, nella classifica ma soprattutto nel gioco,
come nel girone di andata.
I ragazzi viola cominciano a fare
paura. Speriamo che continui così, che il vento non cambi di nuovo e che non
arrivi qualche telefonata di Lotito. A calcio questa Fiorentina se la può
giocare con tutte.
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