E parliamo finalmente di Papa
Francesco. E che Dio ce la mandi buona. Perché ho idea che nella avanzata e
laica società italiana di oggi c’è un ritorno di fiamma di misticismo
clerico-medioevale secondo cui il Papa è tornato infallibile come nemmeno ai
tempi di Pio IX. Del Papa non se ne parla, se non più che bene.
Quando fu eletto, scrissi contro
le ricostruzioni ingenerose e faziose del suo passato. Di uomo e di prelato che
era venuto a patti con la feroce dittatura di Videla nel suo paese, l’Argentina
dei desaparecidos. Erano critiche ingenerose, e come si è visto poi anche
infondate. Francesco – inteso come il Santo da cui padre Bergoglio prese il suo
nome da Pontefice - parlava con i lupi,
con il Sultano e con tutto ciò che terrorizzava l’uomo della sua epoca. Francesco
non aveva paura, né si tirava indietro dal compiere qualsiasi gesto, anche il
più trasgressivo, se ne veniva un bene per la sua comunità e per i poveri che
assisteva. Come forse il suo epigono di ottocento anni dopo, Francesco forse
così facendo salvò delle vite. E chi salva una vita….
Da allora, confesso che io Papa
Francesco non ho più saputo come prenderlo. E’ uno di quelli che resterà nella
Storia della Chiesa come rivoluzionario. Come Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.
Non c’è parola tra le moltissime che ha pronunciato in questi due anni e più di
pontificato, ed in apparenza non c’è gesto tra quelli da lui compiuti, che non
si ponga come di rottura con l’establishment bimillenario di una Ecclesia che
non si ricorda più probabilmente nemmeno su quale “pietra” è stata fondata e
perché. E nello stesso tempo come di speranza per molti che sono disposti a
dare a questa Chiesa un’ultima chance di cambiare. Di assomigliare finalmente a
quella di Cristo, di San Francesco, di chi si spogliava dei suoi averi per
darli ai bisognosi, non allo IOR.
Ma alle parole che cosa è
seguito? Qui la questione si fa spinosa, e il Santo Padre mi sembra tanto
assomigliare a Barack Obama, finora indiscussa icona mondiale delle delusioni
cocenti.
Non siamo nessuno per giudicare
gli omosessuali, dice, ma intanto il Sinodo ancora sta a discutere se possono
comunicarsi, far parte della comunità cristiana. Se è per codesto c’è il dubbio
ancora per i divorziati. La Chiesa poi deve assomigliare a Cristo, ma sui conti
dello IOR ancora non riesce a metterci le mani nessuno, Papa compreso. Il suo
predecessore Luciani durò un mese. Sarà un caso ma aveva preso di petto proprio
la questione della Banca Vaticana, come prima cosa. Adesso invece siamo a
Vatileaks, con un processo da Santa Inquisizione dove gli imputati non hanno
diritti né civili né politici. Ma del resto, a Città del Vaticano chi ne ha?
Poi c’è l’Islam. La madre di
tutte le questioni. I sicari di Maometto infilano una strage dietro l’altra, da
Charlie Hebdo al Bataclan. Papa Bergoglio ha un umorismo tutto sudamericano, ma
non credo che il suo Santo eponimo, che pure era un cantastorie capace di
poesia altissima quando voleva, se ne uscisse con frasi tipo “se uno mi offende
la mamma si merita un pugno”. A chiunque altro avremmo fatto notare fin da
subito che la sua battuta era stata infelice. Ma del Papa non se ne parla, se
non più che bene.
Ognuno giudichi secondo il
proprio gusto. C’è chi ritiene che in questo frangente servirebbe più un Urbano
II che un Francesco I. O sarebbe forse bastato convincere Ratzinger a rimanere
al suo posto. Se invece non è più tempo di brandire la Croce Rossa sulla veste
bianca, che almeno non si trascenda in un giustificazionismo latente del modo
tutto islamico di intendere il dialogo tra le fedi. Gli uomini di Charlie Hebdo
non avevano offeso nessuno, secondo standards di civiltà minima. E alla fine comunque
il pugno l’ha preso Valeria Solesin.
Ma la madre di tutte le “fallibilità”
papali è ormai alle porte. Poche decisioni del Santo Soglio appaiono improvvide
come questo Giubileo Straordinario che si aprirà a breve assieme alla Porta Santa.
Non tanto perché secondo l’accezione da Opus Dei del Concordato con lo Stato
Italiano tipica del nostro attuale governo l’intera spesa e l’intero onere
organizzativo o quasi dell’anno di celebrazioni ricadranno sulle spalle della
nostra Repubblica (con tutto quello che ne segue, nella Capitale sotto attacco di
varie Mafie e anche nel resto del territorio nazionale), ma soprattutto perché
ciò che accadrà in Piazza San Pietro e dintorni sarà per lungo tempo la cornice
ideale per lo scatenamento di quell’Armageddon cristiano auspicato (e forse già
organizzato) dai veri credenti indottrinati dal Corano.
Speriamo che Francesco non resti
davvero nella storia non solo della Chiesa che governa come il Papa dell’Apocalisse
di Nostradamus (nel resto del mondo intanto molti si stanno dando da fare per far
avverare le predizioni dell’astrologo francese). Una cosa è certa: Francesco –
quello vero, quello Santo – qualche dubbio su questa kermesse che va a
cominciare in Vaticano e sulle vite che metterà in gioco ce l’avrebbe avuto. E
forse perfino il teorico dell’infallibilità papale, Giovanni Maria Mastai Ferretti conosciuto come Pio IX, qualche ripensamento a questo punto lo avrebbe
avuto.
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