“Credo
che stiamo meritando”, è il commento finale di Paulo Sousa. Lo crediamo anche
noi, tutti a stropicciarsi gli occhi di fronte ad una squadra che alla
dodicesima giornata si ritrova ancora in vetta alla classifica, dopo aver
espugnato un campo su cui bene o male quest’anno non era ancora mai passato
nessuno. Ma soprattutto dopo una prova di forza e di gioco impressionanti,
culminata in una ripresa durante la quale la Sampdoria riesce a toccare la
palla sì e no per cinque minuti. Gli altri quaranta sono in totale controllo
viola.
E
dire che non era cominciata benissimo questa trasferta in posticipo a Marassi.
Sousa aveva messo in campo la solita – ormai – Fiorentina “di lotta e di
governo”, una formazione capace di bloccare sul nascere le iniziative degli
avversari con un pressing altissimo ed asfissiante e poi di ripartire con
quegli affondi micidiali che quest’anno hanno invertito completamente la
tendenza del gioco alla spagnola ammirato – e a volte anche un po’ sofferto –
nelle scorse stagioni.
Ma
Walter Zenga, indimenticato portiere azzurro a Italia 90 e adesso allenatore in
cerca di gloria, aveva messo invece in campo una squadra di mazzolatori di
lusso, una specie di Lech Poznan impreziosito davanti dalla presenza micidiale
di gente come Eder, Muriel, Barreto. Gente che se indovina la ripartenza giusta
ti fa male. Ti ha già fatto male l’anno scorso quando l’azzurro naturalizzato
Eder si bevve mezza difesa viola e andò a sancirne una clamorosa sconfitta insieme
alla vendetta dell’ex Mihajlovic.
Proprio
lui, il nipote di quel Battista Righetto che partì da Vittorio Veneto alla
volta del Brasile, comincia subito a far vedere i sorci verdi ai viola
costringendo Badelj ad un fallaccio e Carmine Russo di Nola alla prima
ammonizione. Tre minuti dopo è Vecino a beccarsi il giallo per analogo
intervento su Muriel. Ancora cinque minuti e Gonzalo si becca il terzo giallo, sempre
grazie a Muriel. Ha un bell’incavolarsi in panchina Paulo Sousa, che sembra
dire: ma volete condizionarci? Le ammonizioni però ci sono e restano, anche se
nessuno dei viola apparirà affatto condizionato, anzi.
Anche
perché poco prima dell’ammonizione a Gonzalo l’inerzia del match ha già preso
la strada di Firenze. Bernardeschi stasera è un’ira di Dio, se corresse in moto
starebbe dietro a Valentino Rossi. Al 8’ comincia il suo show, sul suo spunto in area
Zukanovic compie un fallo di mano più da pallavolista che da calciatore. Russo
non ha e non può avere dubbi. Sul dischetto del rigore va il nuovo
portabandiera Ilicic. Il portiere tifoso Viviano fa il suo dovere intuendo il
lato giusto del tiro, ma non può far nulla per pararlo.
Per
l’ennesima volta in questa stagione, la Fiorentina si ritrova in meritato
vantaggio e può gestire il resto della partita come meglio preferisce. Giocando
il suo gioco, francamente in questo momento il migliore ed il più efficace
dell’intera serie A, con determinazione micidiale.
Quella
del primo tempo però è una Sampdoria abbastanza all’altezza, che crede ancora
di poter raddrizzare il risultato e ha gambe e fiato per farlo. La Fiorentina
per la verità le concede di restare in vita quando al 16’ non chiude un contropiede
che pone Nikola Kalinic a tu per tu con Viviano. Il croato spedisce
clamorosamente fuori, è il secondo o terzo errore marchiano dopo quelli contro
la Roma. Un errore abbastanza grave che gli abbasserebbe purtroppo il voto se
poi il centravanti viola non si dannasse l’anima da par suo per il resto del
match e non si facesse trovare pronto all’appuntamento con il raddoppio nella
ripresa.
I
sampdoriani azzannano la partita con tutte le energie possibili, sentendosela
scappare, ed azzannano anche le caviglie dei giocatori viola, che spesso e
volentieri si ritrovano a terra doloranti a guardare increduli un direttore di
gara imperturbabile. Così, quando la palla sbatte sul braccio di Vecino a
centrocampo senza alcuna evidente volontarietà, le proteste dei blucerchiati
appaiono francamente eccessive. Russo fa proseguire, e anzi da quel momento si
limita ad assistere al match con lo stesso aplomb notarile di un vigile urbano
di questi tempi in Viale Morgagni.
Si
va al riposo dopo che un grande Viviano nega ancora il raddoppio ad un
grandissimo Bernardeschi. Tutti e due gli allenatori accompagnano negli
spogliatoi l’arbitro esprimendogli il loro scontento. In realtà, dopo soli
quarantacinque minuti la sostanza del match appare chiara. La Fiorentina sta
lentamente piegando la Sampdoria, che nella ripresa – a corto di fiato e di
fiducia - esce del tutto dalla gara. Il
possesso palla dei giocatori viola è imbarazzante per gli avversari.
Il
raddoppio di Kalinic al quarto d’ora, eseguito con una facilità impressionante
in dai-e-vai con Ilicic, è frutto di una delle tante penetrazioni gigliate in
area avversaria. Lo sloveno ed il giovane talento dell’Under 21 (e forse tra
poco anche della Nazionale maggiore di Conte) fanno quello che vogliono sulla
tre quarti d’attacco,e così anche Kalinic ha occasione di recuperare il suo
standard abituale di qualità.
Alonso
rileva Pasqual, Mario Suarez dà il cambio a Badelj e Mati Fernandez a Ilicic.
E’ l’occasione per vedere tre giocatori, i nuovi entrati, in fase di pieno
recupero. Soprattutto Suarez compie un altro gesto atletico che meriterebbe di
fruttare il terzo gol alla Fiorentina, e che viene sventato solo da un Viviano
che si conferma forse il migliore in campo in assoluto.
Soltanto
la Fiorentina può complicarsi la vita, nell’attesa del novantesimo. Per la
verità, a Roncaglia una mezza idea in tal senso viene, allorché a dieci minuti
dalla fine gli punge vaghezza in occasione di un disimpegno tra i più
tranquilli di passare la palla all’unico sampdoriano nella metà campo viola.
Non è dato sapere cosa passa per la testa all’argentino, forse come una lepre
abbagliata ha visto qualcosa di bianco addosso ad Eder. L’italo-brasiliano
ringrazia e si presenta solo soletto davanti a Tatarusanu, che è costretto a
guadagnarsi lo stipendio compiendo un intervento per niente facile.
Poi
è solo accademia viola, ricerca della prodezza individuale, pregustazione di
altri quindici giorni da capolista. Una volta tanto, la sosta per la Nazionale
che arriva adesso è benedetta, perché i ragazzi in viola stanno correndo tanto
e consumando tante energie fisiche e nervose. Nel frattempo, il calcio italiano
si sta accorgendo con stupore (unito a piacere o fastidio a seconda degli
interessi di bottega) della forza crescente di questa squadra, allenata da un
uomo che evidentemente aveva poco da insegnare in termini di tecnica a chi già
giocava bene in passato, ma ha insegnato e sta insegnando molto in termini di
atteggiamento vincente. E a questi ragazzi la sensazione è che vincere stia
cominciando a piacere assai.
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