Queste sono le partite che fanno crescere. Dure come quella a Sassuolo, ma tu giochi forse peggio che a Sassuolo. Spigolose come contro l’Empoli, ma l’Udinese non cala alla distanza come l’Empoli. Poco spazio per il bel gioco, anzi botte da orbi, soprattutto sulle gambe dei nostri, e pochi fischi arbitrali, almeno per un’ora. Tanto da far pensare che l’arbitraggio avverso non sia stato quello di Luca Banti due settimane fa o di Davide Massa lunedì scorso. Marco Guida, della sezione di Torre Annunziata, alimenta più di un sospetto per tutto il primo tempo. Non sbaglia niente di eclatante come i suoi predecessori, ma concede per almeno un tempo all’Udinese di fare più o meno ciò che vuole. Il Napoli ha già perso la sua gara all’ora di pranzo, a pensar male si fa peccato ma ci si indovina, diceva Andreotti buonanima….
E invece, questa partita la porti a casa. Anche perché per fortuna, la Fiorentina agli arbitri non pensa proprio, e non è solo un modo di dire. Tornano alla mente le parole di Paulo Sousa in conferenza stampa prima del match. La Fiorentina, dice, merita rispetto, anche se non deve esserci spazio per recriminazioni di alcun genere. Testa all’avversario di giornata. Che si chiama Udinese, cioè a dire una delle tradizionali bestie nere per il colore viola. Quest’anno, priva di Muriel e con Di Natale sul viale del tramonto, la squadra friulana è stata se possibile resa ancora più arcigna ed ostica da Colantuono. Uno che studia da Di Francesco.
L’Udinese infatti, oltre ad essere appunto l’Udinese, si è vista la partita del Sassuolo contro i viola a Reggio Emilia e prova a ripeterla per filo e per segno. Pressing altissimo, quasi su Tatarusanu (ottima prova la sua, nel giorno dell’addio al calcio di Sebastien Frey, uno che si è portato via il cuore dei fiorentini), ritmo indiavolato o quasi, in una parola intensità, a tutto campo. I viola non sono forse nel loro momento migliore e queste cose hanno mostrato di soffrirle. Non si tratta tanto di stanchezza fisica, non potrebbe esserlo a questo punto della stagione. E poi i singoli le loro brave giocate le fanno, non sono le gambe a fare difetto. E’ la testa semmai che avrebbe bisogno di riposare. Invece a questa squadra che il destino ha catapultato senza preavviso ai primi posti del campionato manca proprio il tempo per rifiatare. Di testa, appunto.
Paulo Sousa queste cose le sa. Sa che è un momento critico del campionato. Sembra che tutti stiano giocando per far rientrare la Juventus nella corsa scudetto. Perdere punti adesso vorrebbe dire scivolare di nuovo nell’anonimato, e per una Fiorentina che ha dimostrato di avere nell’entusiasmo una delle sue armi non secondarie sarebbe fatale. Sa anche che in questo momento l’Udinese è uno dei peggiori avversari che ti possono toccare in sorte.
Oggi giocano i migliori, dunque, o presunti tali. 3-4-2-1, Tomovic, Gonzalo, Astori; Badelj, Vecino, Borja Valero, Alonso; Bernardeschi, Ilicic, Kalinic. In panchina Roncaglia, forse ritenuto non più affidabile in una gara che si giocherà molto anche sui nervi, e Babacar, che per qualche motivo neanche tanto misterioso non rientra ancora nelle grazie tecnico-tattiche e caratteriali di Paulo Sousa. Chi va in campo oggi deve aggredire l’Udinese, “ben organizzata e letale nelle ripartenze”, così la definisce il mister prima della partita. E avrà pienamente ragione.
Colantuono lascia in panchina il trentottenne Di Natale. Ma non importa, chi va in campo dei suoi aggredisce la Fiorentina. Organizzati e letali sembrano davvero i friulani. Malgrado sbatta spesso contro spigoli durissimi, la Fiorentina tuttavia non si perde d’animo e non rinuncia a fare gioco, anche se sembra aver perso quella freschezza soprattutto mentale che nelle prime giornate la portava a giocare soprattutto di prima in velocità. Le ripartenze adesso sono o sembrano essere più faticose, i passaggi ritardati quel tanto che basta alla difesa avversaria per recuperare la posizione. Bernardeschi e Ilicic ci provano con il loro talento, Borja dirige pur con qualche difficoltà, Kalinic non sembra in grandissima giornata ma a metà primo tempo ha già mancato due occasioni clamorose. Segno che la Fiorentina c’é.
Queste sono le partite che fanno crescere, se riesci a sbloccarle malgrado tutto. E’ il 26’ quando su rinvio friulano la palla capita a Badelj sulla tre quarti. Milan è uno che non segna molto, ma che ci prova spesso se ne ha l’opportunità. La Croazia, pardon la Fiorentina, passa in vantaggio perché sul suo tiro potente Kalinic fa sponda spiazzando il portiere Karnezis quel tanto che basta.
Fiorentina in vantaggio, malgrado la bestia nera sia nera come al solito, malgrado l’arbitro sembri aver lasciato il fischietto nello spogliatoio in tante circostanze. Malgrado onestamente sul piano del gioco e della prestanza fisica questa non paia proprio la sua giornata migliore. Quattro minuti dopo l’Udinese centra un palo clamoroso su punizione dell’incontenibile Thereau per la testa dell’altro incontenibile Vidmer. Vecchie conoscenze viola che però oggi non fanno male. Vuoi vedere che è davvero un’annata buona per la Fiorentina?
Kalinic continua a mangiarsi gol fatti, stasera chissà se salterà la cena. La squadra in compenso regge botta e va negli spogliatoi sull’1-0. Servono tre punti oggi, per restare agganciati all’Inter, scavalcare il Napoli, staccare la Roma e tenere a distanza la Juventus. Forse anche questo incide facendo ulteriore pressione sui giocatori viola, rendendoli un po’ più contratti del solito. Ma il patto sottoscritto a tavola tra tecnico, giocatori e società sembra dare i suoi frutti. Anche se la ripresa comincia con una Udinese che desta qualche preoccupazione, premendo la Fiorentina nella sua tre quarti con una certa insistenza. Grossi rischi i viola non ne corrono, ma è anche vero che non riescono più a ripartire come nel primo tempo. E’ l’unico momento della partita n cui la percentuale di possesso palla si equilibra tra toscani e friulani. Una situazione complessiva che mette ansia, perché la difesa viola ha tanti pregi ma non quello di reggere all’infinito la pressione continua.
Quando dalla panchina bianconera si alza a togliersi la tuta Totò Di Natale al Franchi si gela il sangue. Quante volte il campione partenopeo trapiantato al nord-est ci ha fatto piangere. Entra al 58’ insieme al funambolo Fernandes. Ma stavolta non c’è tempo di avere paura per i supporters viola. Due minuti dopo Kalinic viene atterrato in area da Badu, e anche un disattento come Guida non può non fischiare il rigore. La banda degli IC insomma il suo lo fa, anche in giornata non splendida. Sul dischetto va Ilicic, non calcia benissimo, ma comunque con sufficiente potenza per giustiziare Karnezis e le residue speranze udinesi.
Il colpo di grazia glielo dà proprio lui, la più nera di queste bestie nere. Totò Di Natale si trova due volte in fuga verso l’ennesimo gol ammazza-viola, ma la prima volta si fa rimontare dall’impeccabile Tomovic e la seconda sparacchia alle stelle dall’area piccola. Segni del destino anche questi. Poco dopo, Felipe spinge in area bianconera Bernardeschi lanciato verso il 3-0, nessuno vede e comunque è già grassa avere avuto un rigore quest’oggi.
E’ il momento dei cambi, Pasqual per Ilicic, poi Gilberto per Borja Valero. I ragazzi sono stanchi davvero, nel fisico adesso, e Sousa non tenta più la sorte. Per dar manforte ai tre che hanno retto botta dietro (impeccabili Tomovic e Astori, sontuoso come sempre Gonzalo Rodriguez) infoltire i difensori non è una cattiva idea. Il tentativo di forcing finale udinese non produce infatti più nulla. E’ la Fiorentina anzi a rendere il punteggio ancora più rotondo. Su calcio d’angolo si rivede la testa d’oro di Gonzalo. Un vecchio splendido film la cui replica non stancherà mai chi tifa viola.
L’Udinese non merita forse tre gol al passivo, ma li merita all’attivo una Fiorentina che rialza orgogliosamente la testa proprio in una delle sue giornate più difficili. Nel finale Babacar manda Bernardeschi a prendersi la standing ovation di Firenze, e quasi innesca con un assist splendido Alonso per il quarto gol.
Missione compiuta, qualunque cosa si siano promessi giocatori e tecnico in settimana. Ma è facile immaginarlo. Ci siamo anche noi, e non siamo certo la peggiore del lotto di testa. Bisogna provarci fino alla fine. A cominciare dalla prossima partita, che ci mette di fronte alla bestia più nera di tutte, in senso sportivo. Quella squadra che, come dice Sousa, ha la “cultura della vittoria” e che anche in quest’anno partito in modo balordo ha avuto la forza di rimontare e tornare nelle prime posizioni. Quella squadra che è sempre stata nel mezzo tra la Fiorentina e la vittoria.
Il destino si chiama Juventus.
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