Di nuovo il Tottenham Hotspurs,
di nuovo Londra. Paulo Sousa voleva una squadra inglese ed è stato
accontentato. Mentalità giusta, come dice il direttore generale Andrea Rogg (ma
perché, se ci toccava una spagnola o una tedesca era sbagliata?) o voglia di
confrontarsi fino in fondo con il passato recente (a Firenze infuria il
tormentone “Sousa ha già fatto meglio di Montella”, tipico esercizio filosofico
da Università della Sorbona del Basso Medioevo)? Sia come sia, la Fiorentina
volerà di nuovo in Inghilterra e nello stesso periodo della scorsa stagione.
Anzi, poiché stavolta è passata ai sedicesimi come seconda, sarà il Tottenham a
volare per primo a Firenze e a giocare la seconda e decisiva partita in casa. Tra
il 18 ed il 25 febbraio la contesa sarà risolta.
Chissà come sarà messa la squadra
viola a febbraio. Chissà se si parlerà ancora di ottimo campionato, di ruolino
di marcia record dopo tot giornate, di Sousa meglio di Montella che a sua volta
era meglio di Prandelli, dei nuovi arrivati (se arriveranno) meglio o peggio di
quelli vecchi. Di vittorie e di sconfitte, che come diceva Rudyard Kipling sono
due “impostori” con cui confrontarsi nella vita e da trattare allo stesso modo
(sottintendendo con nonchalance), anche se l’ennesima sconfitta rimediata in
quel di Torino (e speriamo che sia l’ultima almeno per quest’anno) è difficile
da digerire, ha voglia a dire Kipling.
Il Tottenham Hotspurs che
ritroverà la Fiorentina (certo che i sorteggiatori dell’UEFA hanno proprio una
mano disgraziata, come per la Roma condannata vita natural durante ad
affrontare il Real Madrid) è una squadra diversa da quella regolata al Franchi
dopo tre tempi di sofferenza ed un quarto concluso in tromba da uno dei rari
gol italiani di Mario Gomez e da uno dei primi in viola del ciclone Salah.
Dicono che Eric Lamela quest’anno è in grande spolvero, e l’uragano Harry Kane stavolta
non dovrebbe essere relegato in panchina.
Gli Spurs hanno cambiato molto e
pare in meglio, attualmente sono quinti ed inseguono la zona Champion’s. Da
notare tra l’altro che da questo confronto tra speroni e gigliati dipende
probabilmente quello complessivo tra Inghilterra ed Italia per il ranking UEFA.
Gli inglesi ci sopravanzano di due punti, riuscissimo a scavalcarli torneremmo
ad avere noi il diritto di schierare una quarta squadra nella massima
competizione a squadre di club europea. Per quello che può valere, viste le
condizioni attuali del nostro calcio.
La Fiorentina che ritroverà il
Tottenham invece è più difficilmente decifrabile, soprattutto dovendola immaginare
tra tre mesi. Allo stato attuale, si può dire che Astori ha fatto del suo
meglio per non far rimpiangere Savic, il Bernardeschi attuale non fa
rimpiangere Cuadrado o Joaquin, Borja Valero e Ilicic hanno ritirato le
controfigure della scorsa stagione e ripreso a giocare da par loro e Kalinic
non fa rimpiangere certo Mario Gomez, semmai fa rimpiangere di non averlo preso
prima. Se proprio vogliamo rimpiangere qualcuno, facciamolo con Mohamed Salah,
che probabilmente ad oggi non è sostituibile da nessuno.
Giocare in Inghilterra, nel
complesso, è sempre stata dura per il calcio italiano. Dai tempi dei “leoni di
Highbury” (la nazionale italiana riuscì a superare quella inglese per la prima
volta soltanto nel 1973) fino a quelli più recenti di una delle più forti
Juventus di sempre – quella trasbordata poi in azzurro ai vittoriosi mondiali
di Spagna 82 – che veniva presa a pallonate per novanta minuti dal Derby
County, con tutto il rispetto una specie di Chievo di Oltremanica.
Per la Fiorentina invece il
discorso è diverso, la “perfida Albione” è sempre stata una terra di vittoria,
mai di sconforto. All’Ibrox Park di Glasgow vinse la prima edizione della Coppa delle
Coppe nel 1961 e nel 1976 proprio qui a Londra contro il West Ham vinse una
delle ultime edizioni della Coppa Italo-Inglese, che si disputava tra le
vincitrici delle Coppe di Lega dei due paesi. Per non parlare della notte dell’apoteosi,
quella in cui Omar Gabriel Batistuta dopo il Nou Camp ridusse al silenzio
Wembley ed eliminò l’Arsenal dalla Champion’s League.
Il destino viola, quando l’inverno
che sta per cominciare sarà ormai agli sgoccioli, passerà dunque ancora per
White Hart Lane, lo storico impianto situato nel sobborgo londinese di Haringey
(ex borgo municipale di Tottenham) inaugurato il 4 settembre 1899 ed in
procinto di essere dismesso a favore di un nuovo stadio costruito sempre in
quella zona. L’allenatore dei bianco-blu è sempre l’argentino Mauricio
Pochettino, che sicuramente medita la rivincita dopo una eliminazione che lo
scorso anno parve a lui e a molti addetti ai lavori immeritata. Non c’è più
Vincenzo Montella sulla panchina viola, ma di sicuro a quel piatto che di
solito si usa mangiar freddo ciò non toglierebbe assolutamente sapore. Paulo Sousa,
che sognava di incontrare una squadra inglese, è avvisato. Lassù nessuno ci
ama.
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