Un altro anno si chiude, è tempo
di bilanci e di auguri. E’ tempo di nuovo di fare gli auguri a Diego Della
Valle per il suo compleanno che cade il giorno prima di San Silvestro, intendendo
– come ci capita da quattordici anni a questa parte – di farli anche a quella
delle sue proprietà che ci sta più a cuore: la Fiorentina.
Dopo 62 primavere festeggiate, il
maggiore dei fratelli marchigiani a capo della holding omonima può ben dire di
aver creato un impero su cui non tramonta quasi il sole. E’ proprio quel “quasi”
però che stona, e non per tutti. Soltanto per coloro che hanno a cuore le sorti
della squadra viola in quanto tifosi. O per usare una terminologia cara al
mondo commerciale moderno (quello in cui – per dirla con le parole di uno dei
più fedeli collaboratori proprio di Della Valle – non esistono più tifosi, ma
piuttosto “clienti” interessati ad un prodotto), per gli afferenti al bacino di
utenza dell’A.C.F. Fiorentina.
Dopo quattordici anni di
patronato viola, Diego e Andrea della Valle ne hanno da raccontare tante. Da quando
presero una squadra che non aveva nemmeno maglie, pantaloncini e scarpe (per
non parlare di giocatori) per disputare una partita regolamentare, a quando si
ritrovarono coinvolti in Calciopoli, proprio loro che il primo giorno di Lega
Calcio avevano lanciato una campagna senza precedenti di moralizzazione di uno
degli ambienti più immorali (o forse è meglio dire amorali) che ci sia. A
quando infine si dovettero accorgere che in Italia è complicato tutto: da
vincere uno scudetto a costruire un impianto sportivo, da andare d’accordo con
i tifosi ad andare d’accordo con i politici, a far andare d’accordo i bilanci
con gli obbiettivi sportivi.
Quello che purtroppo ad oggi non
possono ancora raccontare a nessuno, malgrado la loro sia la presidenza più
lunga della intera storia viola dopo quella del fondatore il marchese Ridolfi,
è cosa si prova a vincere un trofeo importante. Ne hanno vinti pochi anche del
genere estivo, quelli che servono ad intrattenere bagnanti e vacanzieri in
attesa del ritorno in città e del riavvio della stagione agonistica. Per quanto
riguarda le competizioni ufficiali, scudetto, Coppa Italia, coppe europee, per
ora siamo a zero. E riesce difficile credere che gente abituata a primeggiare
come i fratelli di Casette d’Ete conviva tranquillamente con quello zero in quella
casellina dello score.
Quest’anno dunque gli auguri al
patron Diego hanno un sapore particolare. La Fiorentina per lui sembrava essere
diventata un giocattolo senza più appeal, un hobby passato di moda dopo l’amaro
sgonfiamento degli entusiasmi dei primi tempi a seguito delle note vicende
giudiziarie e sportive. Negli ultimi tempi, forse proprio in quella che
sembrava la stagione meno probabile, i ragazzi in viola l’hanno costretto a
suon di prestazioni e di risultati non solo a riaffacciarsi nella tribuna di
uno stadio che quasi si era disabituato alla sua presenza, ma anche a farlo con
entusiasmo rinnovato. Dopo un’annata in cui il nome dei Della Valle è andato a
giro per l’Europa insieme a quello di Firenze grazie al raggiungimento della
seconda semifinale di Europa League della loro gestione, ecco la Fiorentina
ritrovarsi nientemeno che capolista del campionato italiano dopo una partita
devastante in quel di san Siro in cui fu messa sotto un’Inter che era partita
con ben altro budget e ben altri investimenti. Altro bacino di utenza, si dice
oggi appunto. Ma in testa dopo lo scontro diretto c’era la fiorentina e c’è rimasta.
Non succedeva da diciassette
anni, dagli ultimi fuochi di Vittorio Cecchi Gori, prima della Grande
Catastrofe. E più indietro nel tempo da quel 1982 di cui nessuno da queste
parti ancora oggi vuole riparlare, visto come andarono a finire i sogni di
gloria di Antognoni & C. Prima ancora, correva l’anno 1969, a tutt’oggi l’ultimo
trionfo della Fiorentina. Bruno Pesaola, il “conducador” di quella squadra, è
scomparso quest’anno dopo una vita lunga e avventurosa, pensa un po’ se è
passato un giorno.
Sarebbe tempo di smuovere il
punteggio, togliere gli zeri da un bel po’ di caselle, sia a Firenze che a
Casette d’Ete. Pochi giorni fa la squadra è andata in vacanza a festeggiare
Natale e Capodanno con un solo punto di distacco dal primo posto in classifica.
Ha mostrato un po’ di stanchezza, ma anche che le basterebbero pochi rinforzi
per confermarsi un cliente temibile per chi ambisce a succedere alla Juventus
nel titolo di campione d’Italia, Juventus compresa. Ha perso molti scontri
diretti, ma per inezie, dettagli, episodi, mettendo sotto nel gioco Juventus,
Roma e per certi tratti anche Napoli.
Basterebbe poco per ripresentarsi
all’avvio del girone di ritorno con la testa e le gambe di un centometrista di
valore alla finale olimpica. Pronta a scattare via, verso una vittoria che
manca ormai da troppo tempo. Nel 1969 successe così, la Fiorentina era rimasta
incollata a Milan e Cagliari fino a quest’epoca, dopodiché prese la fuga
decisiva. C’è chi dice che stavolta siamo meno attrezzati delle rivali per una
corsa di testa. Può darsi sia vero, ma allora mettiamola così: siamo ancora lì
attaccati a queste rivali, pur con meno attrezzi. Cosa può succedere se a
gennaio arrivano un paio di rinforzi giusti da mettere al posto giusto?
Gli auguri a Diego Della Valle
sono d’obbligo e li rinnoviamo con piacere. Quanto al regalo di compleanno, ci
piace pensare che sia lui stesso a questo punto a volerselo fare. L’anno che
sta arrivando poi per la Fiorentina è cifra tonda, il novantesimo della sua
vita. Urgono festeggiamenti particolari. Ma soprattutto urge non ritrovarsi tra
un anno a fare gli stessi discorsi di adesso (con una delusione in più sulle
spalle). Che sia un anno memorabile, non uno la cui unica novità – parafrasando
il compianto Lucio Dalla – è che tra un anno passerà.
Buon anno Fiorentina.
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