Scende di nuovo al di là dell’Appennino la Fiorentina. Stavolta lo sbarco è al Mapei Stadium di Reggio Emilia. Avversario il Sassuolo “ammazza-grandi”, sesto in classifica alle spalle di una Juventus che sta risalendo prepotentemente posizioni su posizioni, ma che proprio al cospetto della squadra del presidente di Confindustria ha conosciuto forse il suo momento peggiore.
Partita contraddittoria come poche altre quella dei viola, con almeno tre chiavi di lettura diverse. 1) La squadra é stanca, la panchina è corta. 2) Dammi quello che mio e poi si vede. 3) Nonostante le occasioni sprecate siamo ancora lì. Siccome grazie a Dio il gioco del calcio è tutto fuori che una scienza esatta, vanno analizzate tutte e tre, consapevoli che, al contrario delle quattro operazioni che sono alla base della matematica, non c’è riprova.
La Fiorentina illude i suoi supporters per circa 26 minuti. Durante i quali nell’ordine prima aggredisce la partita come ha fatto già altre volte in stagione, mettendo il Sassuolo in difesa (ed è l’unica ad averlo fatto finora in campionato). Va in vantaggio con una facilità irrisoria e poi pare controllare agevolmente la reazione dei padroni di casa. Borja Valero stoppa la deviazione sottoporta di Rossi, ma poi rimette le cose a posto mandando la palla con freddezza alle spalle di Consigli. La partita in quel momento pare mettersi in discesa, e vien da pensare: magari contro l’Empoli avessimo cominciato così. Adesso saremmo in fuga.
E’ una Fiorentina piacevole a vedersi, che può fare a meno di recriminare anche sulle “sviste” arbitrali, soprattutto perché non ne ha bisogno. Le occasioni se le crea senza ricorrere al fischietto. Al 26’ Iosip Ilicic trova un altro dei suoi appuntamenti con il destino. Uno di quelli che fanno la differenza fra un grande campione ed un buon giocatore. Uno di quelli che lui manca regolarmente. Dopo l’Europa League e la Coppa Italia del 2013, rispettivamente contro Juventus e Napoli, non vorremmo che il suo piede meno nobile – il destro – avesse ieri ciabattato via anche il campionato 2015-16. A tu per tu con Consigli, gli basterebbe toccare la palla leggermente “sotto”. Higuain quei gol non li sbaglia. Ilicic purtroppo sì. A leggere la classifica della serie A dopo questo turno si capiscono tante cose.
Fallita la chiusura preventiva del discorso, la Fiorentina esce progressivamente dal match. Travolta da un Sassuolo che pare “tarantolato”. Ben prima dello sciagurato (per le responsabilità viola) pareggio di Floccari, appare chiaro che il divario tecnico tra le due squadre si è ridotto a zero, ma che il Sassuolo fa tutto a una velocità e con una intensità almeno due volte superiori a quella della Fiorentina.
E qui entra in gioco l’aspetto fisico. Dice, la squadra di Sousa è stanca per il turno infrasettimanale impegnativo a Basilea. Qualcuno aggiunge, non è attrezzata per combattere su più fronti. Probabilmente sarà vero, a gioco lungo. Ma allo stato attuale questa Fiorentina ha giocato in più rispetto a questo Sassuolo appena tre partite: le due con il Basilea ed il ritorno con il Poznan. Nelle altre di Coppa e in casa con l’Empoli è sceso in campo quel “succedaneo” che abbiamo nominato Fiorentina B. I risultati si son visti, e speriamo per l’ultima volta. Ma il punto non è questo, il punto è che tre partite in più in questa fase della stagione non possono fare la differenza di condizione fisica tra le due squadre apprezzata (si fa per dire) nel secondo tempo di Reggio Emilia. Dove in campo c’è – per almeno 40 minuti della ripresa – solo un Sassuolo in formato Bayern Monaco.
Sarà che temono più le urla di Di Francesco che lo spessore tecnico dell’avversario, sarà che di grandi quest’anno ne hanno già fatte fuori diverse, sarà quello che sarà, fatto sta che i neroverdi di Squinzi corrono come dannati per novanta minuti e arrivano sempre sul pallone per primi, senza sbagliarne uno. In tre almeno sul nostro portatore di palla, in quattro o cinque sulle ripartenze, tutti in difesa le rare volte che la Fiorentina riesce a “breakkare”. Chissà se e quando il Sassuolo ripeterà una prestazione così, chissà se ieri sera ha messo in campo motivazioni particolari. Fatto sta che alla fine persino lo stratosferico Borja Valero e il favoloso Bernardeschi ammirati anche in questa circostanza paiono due pesci boccheggianti in cerca di aria in mezzo alla marea neroverde.
Il crollo fisico è evidente, totale. Il debito d’ossigeno vanifica anche le rare occasioni da rete che malgrado tutto si presentano all’ectoplasma viola in chiusura di secondo tempo. In un paio di azioni manovrate torna la “montellite”, la ricerca del passaggio piuttosto che del tiro in porta. La lucidità è minima, soprattutto quella di Ilicic che – evidentemente stremato - calcia alle stelle una punizione da posizione per lui ideale. Non è serata per lui, né con l’ossigeno né senza.
Nel frattempo si è consumato il dramma di Pepito Rossi. Triste vedere un fuoriclasse come lui disperarsi alla ricerca dei suoi giorni migliori (e forse ormai irrimediabilmente lontani), e poi quasi scoppiare a piangere appena richiamato in panchina da Paulo Sousa). Triste dover dire anche che forse lo stesso mister ha sbagliato la formazione per la seconda volta consecutiva. Non era la partita da Rossi, questa “tonnara” di assatanati centometristi prestati al calcio. Non lo era nemmeno per il vecchio capitano Pasqual, che soltanto in una circostanza si ricorda anch’egli dei suoi giorni migliori e per poco non regala alla sua squadra un successo a quel punto insperato e insperabile. Meno che mai era la partita di Verdu, svegliato dal suo crepuscolo e gettato nella mischia al posto di un Badelj appesantito da un cartellino giallo tra i pochi sfuggiti di mano all’arbitro Massa.
Quando entrano Kalinic prima ed Alonso poi, della Fiorentina che conosciamo c’è rimasto poco o nulla. A quel punto i ragazzi in viola cercano di reggere fino alla fine per non disperdere almeno uno dei tre punti che sembravano alla sua portata all’inizio del match. Finisce con il gong dell’ultimo round a dare sollievo ai nostri esausti beniamini. A Torino, la prima sconfitta stagionale fu imputata alla preparazione finalizzata alla durata, adesso si parla di stanchezza per i troppi impegni, e siamo solo a novembre. Qualcosa non torna. Forse la stanchezza in questo momento è più nella testa che nelle gambe. Abituarsi a vincere e stare in alto non è facile, lo si sapeva.
La seconda chiave di lettura chiama in causa l’arbitro Davide Massa di Imperia. A prescindere dalla stanchezza e quale che ne sia la causa, alla fine sono gli episodi a condannare la Fiorentina impedendole di fare bottino pieno al Mapei. Due di questi sono clamorosamente ascrivibili al fischietto ligure. La falciata di Acerbi su Ilicic nei primissimi minuti è netta, chi non la vede non dovrebbe nemmeno avere una patente di guida. Il tocco di mano di Politano su cross di Borja Valero nei minuti finali pare altrettanto netto, ma tuttavia appartiene alla categoria di quei rigori che si possono dare o non dare, e su cui in compenso si può discutere fino alla notte dei tempi.
Episodi. Pare sensato dire che non è questa l’annata in cui la Fiorentina può lamentarsi del trattamento da parte degli arbitri e del Palazzo. Le chances di vincerla poi c’erano state malgrado le “sviste”, ma c’erano state anche quelle di perderla. Sul pareggio nero verde, Tatarusanu non esce e Floccari si beve insieme Gonzalo e Astori, entrambi più alti di lui. Episodio anche questo. Alla fine l’1-1 è un risultato giusto, incontestabile. Se il Napoli da stasera ci guarda dall’alto non è per colpa di Massa né della Federazione Italiana Gioco Calcio.
Terza ed ultima chiave. Il Napoli ci guarda dall’alto di due soli punti. Siamo ancora lì, malgrado gli sprechi e gli errori. E’ un campionato senza padrone, anche se i campioni in carica stanno tornando in bazzica a grandi balzi. Nessuno ce la fa a scappare via in fuga. I partenopei devono parecchio se non tutto al loro fuoriclasse argentino, in questo momento forse il miglior centravanti del mondo. Più tosta l’Inter, a parere di chi scrive, che non gioca mai benissimo ma ha tante soluzioni offensive e difensive. Gli errori ancora si pagano però a modico prezzo, a condizione di non farne più d’ora in avanti.
Su in alto ci fa freddo, dicevamo a inizio stagione. Il freddo, quello intenso, sta arrivando.
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