venerdì 11 dicembre 2015

ROAD TO BASEL: IL RITORNO DEL BABA



E poi lo chiamarono Babagol. Quando capita una partita che nessuno vorrebbe giocare ma che va giocata – e vinta – per forza per salvare la patria pallonara, quando si deve segnare quel benedetto gol sfiorato un sacco di volte e sempre sfumato, in un area avversaria che pare una tonnara di Mazara del Vallo, lui va a finire che c’é. Anzi, è proprio il momento in cui si torna ad accorgersi di lui, dopo settimane passate a “Chi l’ha visto” e comparsate degne della celebre staffetta Rivera-Mazzola a Mexico 70.
Paulo Sousa non è Ferruccio Valcareggi, tecnicamente e caratterialmente. Il fatto è che lui Babacar non lo vede proprio, non risponde ai suoi requisiti di approccio alla partita e partecipazione alla manovra. E’ un po’ indolente a volte il Khouma, diciamo tutta la verità, ed il Mister tutti i torti non ce li ha. Finire in fuorigioco sistematicamente contro una squadra come il Belenenses significa che hai lasciato non dico la testa ma almeno la parte più importante di essa negli spogliatoi.
Però a volte Sousa è costretto a metterlo giocoforza. Come stavolta, che ricorre San Turnover e la Fiorentina si gioca in tre giorni la permanenza in Europa League e quella al vertice del campionato. Fa rabbia per lunghi tratti della gara, Khouma El Babacar. Si scuote solo per prendere una clamorosa traversa a metà primo tempo, per poi ricadere di nuovo nell’apatia e nella distrazione fino a metà del secondo. Oddio, non è che il resto della squadra faccia cose granché più egregie delle sue. Ma lui è l’osservato speciale, questa è la sua grande occasione, una traversa non basta, non può bastare, anzi.
Tra i non molti convenuti al Franchi per questo atto finale della fase a gironi di EL e fra i molti di più rimasti a casa alla televisione comincia a serpeggiare  l’epiteto sinistro e beffardo di “Balotelli”, quando accade finalmente che la Fiorentina voglia dare un senso alla sua serata imbastendo a bruciapelo la più bella azione corale non solo di questa partita ma anche di diverse altre precedenti. Giuseppe Rossi, un altro che stasera è alla ricerca di se stesso, taglia come un rasoio la tre quarti portoghese con un’apertura su cui si avventa il vecchio capitano Pasqual, uno che si è ritrovato da tempo e ha solo bisogno di non riperdersi. Il capitano si esibisce in un tunnel in corsa a Kuka, si accentra e serve al limite dell’area il liberissimo Juan Verdù. Lo spagnolo conferma la bontà dei suoi piedi tagliando dentro a sua volta per Babacar, il quale con una sterzata secca alla Gigi Riva si porta la palla sul destro e fulmina il portiere Ventura. Un eurogol.
Abbiamo speso più tempo per descrivere l’azione che decide partita e destino viola di quanto se ne può destinare a raccontare il resto di una gara che serve solo a spedire la Fiorentina lunedì prossimo a Nyon per il sorteggio dei trentaduesimi di finale. E’ una partita che conclude un girone di qualificazione tra i più strampalati dell’intera storia viola. La Fiorentina passa il turno come seconda dietro al Basilea vittorioso a Poznan dopo aver perso due volte in casa e aver preso sottogamba buona parte degli impegni. Il Belenenses conferma al Franchi di essere la più debole di un lotto che non è nel complesso stratosferico, malgrado avesse vinto in casa di un Basilea che quella sera non aveva peraltro goduto di particolari favori arbitrali.
I portoghesi allenati dal vulcanico Sa Pinto, malgrado la matematica lasciasse loro ancora qualche speranza, non tirerebbero mai in porta se non desse loro una mano Davide Astori, che al pari di Marcos Alonso macchia un periodo di grazia con una svirgolata degna del miglior, o peggior che dir si voglia, Zaccardo in versione World Cup. Rimedia come può un Sepe che sembra aver acquistato sicurezza con il passare del tempo, e soprattutto strafalciona la ribattuta il belenense Andre Sousa, per la gioia del suo tecnico.
La partita, quanto a episodi, è quasi tutta qui. La Fiorentina la affronta con un discreto turnover, Alonso centrale al posto di Gonzalo, Verdù in mediana al posto di Vecino, Baba e Rossi a dare fiato a Kalinic e Bernardeschi. Tutta gente che domenica sera servirà riposata ed al meglio della forma allo Juventus Stadium di Torino. Sousa decide di schierare invece Borja Valero, e lo spagnolo gli dà ragione dimostrando di avere ancora aria nei polmoni e in testa e tono nelle gambe.
Il ritmo della partita è quello compassato delle occasioni in cui la padronanza di palleggio dei viola desta più insofferenza che ammirazione. E’ chiaro in ogni istante che se affondasse i colpi questa Fiorentina farebbe un sol boccone di questo Belenenses in qualunque momento. Come all’andata, allorché riscattò con un bel poker il precedente passo falso in casa contro gli svizzeri. Ma stasera i viola giocano al risparmio, è chiaro che la testa di tutti a Firenze, giocatori compresi, è già in coda sull’autostrada al casello di Carmagnola, in uscita per Torino. E poi, alla fin fine, per passare il turno basta un punto. Basta soprattutto non fare sciocchezze, come quella di Astori.
Chi sembra dannarsi l’anima per trasformare la serata comunque in un evento è Pepito Rossi, che vorrebbe tanto ritrovare una delle sue giravolte brusche che gli hanno permesso di segnare tanti gol e gli sono anche costate ben tre ginocchia grazie a difensori poco addomesticati al bel calcio. Vorrebbe, ma la strada pare ancora lunga ed in salita, malgrado la squadra lo cerchi con insistenza. Più difficile trovare Babacar, che invece si estranea dal gioco spesso e  volentieri provocando la mimica facciale di Paulo Sousa al limite del consentito. La gara di smorfie tra i due tecnici portoghesi Sousa e sa Pinto è esilarante, di sicuro la cosa più divertente di una gara che di divertente ha assai poco. E’ scontento il Mister viola, e ne ha ben donde, anche se questa non è e non può essere la vera Fiorentina. Continua ad urlare ai suoi di alzare il baricentro della squadra. Ad un Astori che incredulo gli risponde “Mister, ma siamo già a centrocampo!”, replica con un altro urlaccio “Salite ancora più su!!!”
Alla fine, Babacar non esulta nemmeno dopo il suo splendido gol salva-immagine. E’ un modo un po’ “balotelliano” di mandare messaggi a qualcuno, e stona un po’ nel contesto di celebrazione del salvataggio di uno degli obbiettivi stagionali più importanti, fino a prova contraria. Ma non stiamo a sottilizzare. Qualcosa ci dice che nel prosieguo di questa stagione i gol del centravanti senegalese avranno il loro peso, soprattutto se lui capisce a sua volta che peso può avere in questa squadra.
Fiorentina a Nyon, dunque. Incombe il rischio di beccare una “declassata” dalla Champion’s League, come il Manchester United o il Borussia Dortmund. E’ successo quando eravamo teste di serie, figuriamoci adesso che la testa del girone è rimasta a Basilea.
Ma questi sono problemi ancora di là da venire, lontanissimi. Siamo tutti già in coda sull’autostrada. Prossima uscita Torino.

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