E poi lo chiamarono Babagol.
Quando capita una partita che nessuno vorrebbe giocare ma che va giocata – e
vinta – per forza per salvare la patria pallonara, quando si deve segnare quel
benedetto gol sfiorato un sacco di volte e sempre sfumato, in un area avversaria
che pare una tonnara di Mazara del Vallo, lui va a finire che c’é. Anzi, è proprio
il momento in cui si torna ad accorgersi di lui, dopo settimane passate a “Chi
l’ha visto” e comparsate degne della celebre staffetta Rivera-Mazzola a Mexico
70.
Paulo Sousa non è Ferruccio Valcareggi,
tecnicamente e caratterialmente. Il fatto è che lui Babacar non lo vede
proprio, non risponde ai suoi requisiti di approccio alla partita e
partecipazione alla manovra. E’ un po’ indolente a volte il Khouma, diciamo tutta
la verità, ed il Mister tutti i torti non ce li ha. Finire in fuorigioco
sistematicamente contro una squadra come il Belenenses significa che hai
lasciato non dico la testa ma almeno la parte più importante di essa negli
spogliatoi.
Però a volte Sousa è costretto a
metterlo giocoforza. Come stavolta, che ricorre San Turnover e la Fiorentina si
gioca in tre giorni la permanenza in Europa League e quella al vertice del
campionato. Fa rabbia per lunghi tratti della gara, Khouma El Babacar. Si
scuote solo per prendere una clamorosa traversa a metà primo tempo, per poi ricadere
di nuovo nell’apatia e nella distrazione fino a metà del secondo. Oddio, non è
che il resto della squadra faccia cose granché più egregie delle sue. Ma lui è
l’osservato speciale, questa è la sua grande occasione, una traversa non basta,
non può bastare, anzi.
Tra i non molti convenuti al
Franchi per questo atto finale della fase a gironi di EL e fra i molti di più
rimasti a casa alla televisione comincia a serpeggiare l’epiteto sinistro e beffardo di “Balotelli”,
quando accade finalmente che la Fiorentina voglia dare un senso alla sua serata
imbastendo a bruciapelo la più bella azione corale non solo di questa partita
ma anche di diverse altre precedenti. Giuseppe Rossi, un altro che stasera è
alla ricerca di se stesso, taglia come un rasoio la tre quarti portoghese con
un’apertura su cui si avventa il vecchio capitano Pasqual, uno che si è
ritrovato da tempo e ha solo bisogno di non riperdersi. Il capitano si esibisce
in un tunnel in corsa a Kuka, si accentra e serve al limite dell’area il
liberissimo Juan Verdù. Lo spagnolo conferma la bontà dei suoi piedi tagliando
dentro a sua volta per Babacar, il quale con una sterzata secca alla Gigi Riva
si porta la palla sul destro e fulmina il portiere Ventura. Un eurogol.
Abbiamo speso più tempo per
descrivere l’azione che decide partita e destino viola di quanto se ne può
destinare a raccontare il resto di una gara che serve solo a spedire la
Fiorentina lunedì prossimo a Nyon per il sorteggio dei trentaduesimi di finale.
E’ una partita che conclude un girone di qualificazione tra i più strampalati
dell’intera storia viola. La Fiorentina passa il turno come seconda dietro al
Basilea vittorioso a Poznan dopo aver perso due volte in casa e aver preso
sottogamba buona parte degli impegni. Il Belenenses conferma al Franchi di
essere la più debole di un lotto che non è nel complesso stratosferico,
malgrado avesse vinto in casa di un Basilea che quella sera non aveva peraltro goduto
di particolari favori arbitrali.
I portoghesi allenati dal
vulcanico Sa Pinto, malgrado la matematica lasciasse loro ancora qualche
speranza, non tirerebbero mai in porta se non desse loro una mano Davide
Astori, che al pari di Marcos Alonso macchia un periodo di grazia con una
svirgolata degna del miglior, o peggior che dir si voglia, Zaccardo in versione
World Cup. Rimedia come può un Sepe che sembra aver acquistato sicurezza con il
passare del tempo, e soprattutto strafalciona la ribattuta il belenense Andre
Sousa, per la gioia del suo tecnico.
La partita, quanto a episodi, è
quasi tutta qui. La Fiorentina la affronta con un discreto turnover, Alonso
centrale al posto di Gonzalo, Verdù in mediana al posto di Vecino, Baba e Rossi
a dare fiato a Kalinic e Bernardeschi. Tutta gente che domenica sera servirà riposata
ed al meglio della forma allo Juventus Stadium di Torino. Sousa decide di
schierare invece Borja Valero, e lo spagnolo gli dà ragione dimostrando di
avere ancora aria nei polmoni e in testa e tono nelle gambe.
Il ritmo della partita è quello
compassato delle occasioni in cui la padronanza di palleggio dei viola desta
più insofferenza che ammirazione. E’ chiaro in ogni istante che se affondasse i
colpi questa Fiorentina farebbe un sol boccone di questo Belenenses in
qualunque momento. Come all’andata, allorché riscattò con un bel poker il precedente
passo falso in casa contro gli svizzeri. Ma stasera i viola giocano al
risparmio, è chiaro che la testa di tutti a Firenze, giocatori compresi, è già
in coda sull’autostrada al casello di Carmagnola, in uscita per Torino. E poi,
alla fin fine, per passare il turno basta un punto. Basta soprattutto non fare
sciocchezze, come quella di Astori.
Chi sembra dannarsi l’anima per
trasformare la serata comunque in un evento è Pepito Rossi, che vorrebbe tanto
ritrovare una delle sue giravolte brusche che gli hanno permesso di segnare
tanti gol e gli sono anche costate ben tre ginocchia grazie a difensori poco
addomesticati al bel calcio. Vorrebbe, ma la strada pare ancora lunga ed in
salita, malgrado la squadra lo cerchi con insistenza. Più difficile trovare
Babacar, che invece si estranea dal gioco spesso e volentieri provocando la mimica facciale di
Paulo Sousa al limite del consentito. La gara di smorfie tra i due tecnici
portoghesi Sousa e sa Pinto è esilarante, di sicuro la cosa più divertente di
una gara che di divertente ha assai poco. E’ scontento il Mister viola, e ne ha
ben donde, anche se questa non è e non può essere la vera Fiorentina. Continua
ad urlare ai suoi di alzare il baricentro della squadra. Ad un Astori che
incredulo gli risponde “Mister, ma siamo già a centrocampo!”, replica con un
altro urlaccio “Salite ancora più su!!!”
Alla fine, Babacar non esulta
nemmeno dopo il suo splendido gol salva-immagine. E’ un modo un po’
“balotelliano” di mandare messaggi a qualcuno, e stona un po’ nel contesto di
celebrazione del salvataggio di uno degli obbiettivi stagionali più importanti,
fino a prova contraria. Ma non stiamo a sottilizzare. Qualcosa ci dice che nel
prosieguo di questa stagione i gol del centravanti senegalese avranno il loro
peso, soprattutto se lui capisce a sua volta che peso può avere in questa
squadra.
Fiorentina a Nyon, dunque.
Incombe il rischio di beccare una “declassata” dalla Champion’s League, come il
Manchester United o il Borussia Dortmund. E’ successo quando eravamo teste di
serie, figuriamoci adesso che la testa del girone è rimasta a Basilea.
Ma questi sono problemi ancora di
là da venire, lontanissimi. Siamo tutti già in coda sull’autostrada. Prossima
uscita Torino.
Nessun commento:
Posta un commento