Kalimera, Fiorentina. Che bello svegliarsi con tre punti decisivi
in tasca, una prestazione tutto sommato convincente e nessuna critica né tanto
meno polemica autorizzata da quanto successo in campo o fuori. Il viaggio in
Grecia doveva essere un passaggio critico, decisivo in questo autunno viola
funestato da tante contrarietà. Le prestazioni altalenanti fornite in
campionato autorizzavano legittime preoccupazioni, visto che la terra greca non
è stata mai facile da calpestare per le squadre italiane in genere.
Poche ore prima, l’Olympiakos
aveva messo sotto la capolista del campionato italiano, quella Juventus che in
Europa ancora non riesce a trovare un clima favorevole alle sue giocate. Il
PAOK (Podosfairiki Anonymi Etaireia Panthessalonikeios) di Salonicco nel campionato
ellenico sta sopra l’Olympiakos, è addirittura capolista. Il girone di Europa
League, tra l’altro, appariva nel suo complesso un po’ più difficile di quello
dell’anno scorso, lo stesso Montella aveva parlato alla vigilia di una
trasferta delicata, fondamentale per l’assegnazione del primo posto in ordine
alla qualificazione ai sedicesimi.
All’ultimo momento si era
registrato anche il forfait di Babacar, per cause non meglio precisate ma che
pare abbiano a che fare più con motivi contrattuali che muscolari, e la conseguente
necessità di schierare quale unica punta l’altro enfant terrible Bernardeschi, che si sapeva in non perfette
condizioni fisiche. Insomma, c’era da stare poco allegri, e non è un gioco di
parole legato alla concomitanza con la partita di Champion’s dei bianconeri di
Torino.
Invece, il nòstos, il ritorno della Fiorentina dalla notte di Coppa è il più
dolce possibile. Vittoria senza discussioni e addirittura con alcuni sprechi
(poteva essere un altro 3-0); buona prestazione di una squadra che per gran
parte degli undicesimi schierava non diciamo “riserve” ma comunque soluzioni
alternative; annullamento a domicilio della capolista greca che è riuscita a
rendersi pericolosa solo nei minuti finali con un arrembaggio favorito più
dalla voglia dei viola di tornare negli spogliatoi che da una propria forza
reale.
Vincenzo Montella dimostra
coraggio in partenza lasciando in panchina i big della difesa e del
centrocampo. Nella notte più difficile, fiducia (ben riposta) in Basanta e
Richards dietro oltre che nel capitano Pasqual e in Tomovic, in mezzo rientra
Borja Valero coadiuvato da Badelj e Kurtic, con Aquilani e Pizarro che
osservano un turno di riposo. Stessa sorte per Cuadrado (poi subentrato nella
ripresa ed autore della più bella prodezza del match, con paratona del numero
uno greco Glykos), malgrado l’attacco sia ridotto ai minimi termini. La
responsabilità di far male ai padroni di casa ricade sulle spalle giovanissime
di Bernardeschi, coadiuvato dal falso
nueve Ilicic e da Juan Vargas, che ormai nessuno si ricorda più di aver
chiamato El Loco ai bei tempi.
Ci si aspetta un ambiente
infuocato, un catino ribollente di tifo come i greci ci hanno abituato ad
offrire, una squadra di casa arrembante. Invece dopo pochi minuti i viola
potrebbero già chiudere il match. In particolare l’occasione propiziata da un
Ilicic insolitamente sgusciante (ma la difesa del PAOK, come un po’ tutta la
squadra, è sorprendentemente imbarazzante) e offerta – a porta spalancata – al
giovane “Berna” viene padellata da quest’ultimo in modo che grida vendetta. Lo
stesso Federico si mette a ridere incredulo, meritandosi il perdono dei tifosi
anche in ragione delle sue condizioni non ottimali.
La Fiorentina ha il merito di
profondere impegno e gioco quanto basta per mettere a nudo le pecche della
capolista ellenica. Per tutto il match Tatarusanu è costretto a compiere
soltanto due o tre interventi di routine su palle che definire pericolose è
un’iperbole. Unico brivido, un rimpallo all’85 che lo costringe a smanacciare
in angolo una parabola beffarda. In compenso, appena la palla giusta (offerta
ancora da un Ilicic improvvisatosi centometrista per la serata) capita sul
piede che non perdona (almeno sulla ribattuta) di Vargas, la Fiorentina va in
vantaggio meritatamente. E con il passare dei minuti si capisce che a meno di
un black out improvviso ci resterà fino al termine.
Alla fine, tutto fin troppo
facile. Eravamo abituati a un calcio greco che assomigliava più ad uno
spettacolo di gladiatori in mezzo a una bolgia degna dell’antico Colosseo, invece
per i quattrocento tifosi arrivati al Toumba
Stadion si è trattato di una gita piacevole e senza patemi. C’è perfino il
tempo di ammirare (si fa per dire, perché tocca veramente pochi palloni e
nessuno determinante) l’esordio in viola di Marko Marin, ex promessa tedesca
arrivata in estate a Firenze nell’ambito del programma di recupero dei Grandi
Sinistrati del calcio europeo.
Il PAOK, si è dimostrato tutt’altro che lo spauracchio in grado
di insidiare primo posto e qualificazione alla Banda Montella. Demerito suo o
merito della Fiorentina? Sempre difficile quantificare, facciamo un po’ e un
po’. Tra tre giorni c’è la riprova, e che riprova, a San Siro contro la Banda
Inzaghi.
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