Dio no xé furlan, se no paga oggi paga doman, dicono i triestini
che non amano granché Udine, per motivi campanilistici. Dio ieri sera era decisamente
fiorentino, e ha pagato con gli interessi la Fiorentina. Innanzitutto toccando
l’anima del suo figliol prodigo Vincenzo Montella che finalmente ha preparato
la partita perfetta mettendo in campo undici ragazzi al posto giusto e
opportunamente motivati.
La Fiorentina travolge l’Udinese
e si riporta a -3 da quella zona Champion’s che era l’obbiettivo dichiarato
stagionale. Nella passata stagione i bianconeri friulani erano stati uno degli
ossi più duri da rodere per i viola, ma quella era la squadra di Francesco Guidolin,
una falange compatta dove ognuno aveva le sue consegne ferree da rispettare (e
le rispettava) per mandare in porta le avanguardie micidiali Di Natale e
Muriel. Di quella squadra, passata nel frattempo nelle mani del giovane Andrea Stramaccioni,
sopravvivono appunto Di Natale e Muriel, pericolosi come sempre, e uno schema
di gioco a tratti piacevole ma non più micidiale come in passato.
Il bomber napoletano trapiantato
in Friuli prova anche stavolta a confermarsi bestia nera di quella Fiorentina
che lo ha a lungo inseguito, almeno a parole, senza mai prenderlo. Lui prende
un palo clamoroso colpendo di testa liberissimo in mezzo all’area, e in
un’altra circostanza impegna Neto su punizione, consentendo al portiere
brasiliano di confermare il suo stato di grazia attuale, e di giustificare il
fresco ritocco dell’ingaggio. Il colombiano Muriel prova invece ad andare via
ad Alonso due o tre volte e quasi ci
riesce, fortuna che stasera nel mezzo della difesa viola Basanta e Savic fanno
a gara a chi da più spettacolo, altrimenti la gara potrebbe complicarsi subito
per i padroni di casa.
Anche il signor Massa della
sezione di Imperia ci prova a complicare la serata alla Fiorentina. Non sbaglia
molto, ma quello che sbaglia potrebbe essere determinante. Alonso viene subito
ammonito per un fallo veniale su Muriel, e ciò potrebbe condizionarlo nel
duello con il letale sudamericano. Analogo trattamento non viene riservato dal
direttore di gara a Fernandes, che compie lo stesso intervento su Cuadrado. Il
numero undici viola non è in gran serata, ma i raddoppi dei friulani su di lui
sono pesanti e spesso ai limiti della regolarità, anche se l’arbitro quasi
sempre sorvola eccessivamente.
Il pubblico del Franchi reclama
almeno tre rigori per la propria squadra. Il primo è su tocco di mano
involontario di Hertaux, il secondo su trattenuta di Danilo su Babacar. Sono di
quelli che il compianto Vujadin Boskov avrebbe definito “rigore è quando arbitro dà”. Sul terzo invece non ci sono
discussioni, Cuadrado viene steso da Piris platealmente, e solo Massa pare non accorgersene.
Il terzo soggetto che prova a
mettere in salita la partita ai gigliati è uno di loro. Si chiama Josip Ilicic
e dovrebbe essere l’arma in più per scardinare il fortino friulano, l’ennesimo falso nueve della gestione Montella. Lo
sloveno é reduce dal gran gol di San Siro che ha permesso alla sua squadra di
non perdere le distanze dal Milan terzo in classifica. Dopo tre minuti ha già
dissipato il capitale guadagnato, allorché la difesa dell’Udinese gli regala un
comodo pallone da spingere in porta. Lui a tu per tu con Karnezis gli tira in
bocca maldestramente.
E’ il preludio ad una prestazione
che lo vedrà costantemente in ritardo, fuori dal ritmo partita, inadeguato alle
necessità di una squadra che ha ripreso a giocare in velocità e sta imparando a
tagliare la difesa avversaria con passaggi profondi e precisi. Nella ripresa,
quando l’1-0 impone ormai il raddoppio per regalare una serata tranquilla ai
supporters accorsi al Franchi, sono diversi i contropiedi vanificati dallo
sloveno che puntualmente inciampa sul pallone o si avvita su se stesso.
Peccato, degli undici di Montella Ilicic è forse l’unico a non giocare
all’altezza, insieme a tratti al connazionale Kurtic che pare aver smarrito lo
smalto iniziale.
Venendo alle note positive, si fa
fatica stasera a indicare l’uomo-partita per i viola. Molti se lo
meriterebbero, alla fine sono decisivi i due gol segnati splendidamente dal
ragazzo del Senegal, Khouma El Babacar, che sta facendo passare in secondo e
anche terzo piano le notizie circa il rientro in gruppo di Mario Gomez. Il
centravanti libera l’urlo del Franchi segnando il primo gol di rapina al
termine di un batti e ribatti alla fine del primo tempo, quando già le streghe
di un nuovo 0-0 casalingo incombono su una squadra che ha faticato e sprecato
molto anche oggi.
Il raddoppio è un gol come a
Firenze se ne sono visti pochi. Bisogna andare indietro nel tempo, a scomodare
dei dell’Olimpo come Gabriel Batistuta o Kurt Hamrin per trovare un precedente
alla prodezza del Baba, che a venti
minuti dalla fine chiude finalmente il match. Ha avuto una serata difficile
Juan Guillermo Cuadrado alle prese con i tignosi difensori della sua ex
squadra, ha avuto poche occasioni di mettersi in mostra, ma alla fine l’assist
in corsa per Babacar è suo. Il centravanti controlla al volo di esterno destro
e prima che la palla ricada tira al volo fulminando Karnezis. Batigol queste
reti le segnava negli anni della maturità tecnica e agonistica, il ragazzo
senegalese la segna a 21 anni, c’è di che sperare e sognare ad occhi aperti.
Peccato per quello che potrebbe
essere un gol ancora più bello, un pallonetto in corsa che Khouma effettua ad
inizio ripresa e che Karnezis leva di porta con un colpo di reni simile a
quello di Neto a Milano sulla magia di El Sharawy. Ma il portiere friulano non
può comunque nulla alla fine quando Cuadrado parte finalmente in contropiede
come ai tempi migliori (per esempio un anno fa circa, in occasione del 4-2 alla
Juventus) e serve alla perfezione il liberissimo Borja Valero al limite
dell’area. Per lo spagnolo è un gioco da ragazzi piazzare la palla in rete con
un colpo da giocatore di biliardo. 3-0 e apoteosi viola, lo stadio torna a cantare,
le nubi di un campionato mediocre sono forse dissipate, il girone di andata è
già a metà ma malgrado i passi falsi il terzo posto è a soli tre punti, nelle
mani di un Milan contro cui la
Fiorentina ha tutt’altro che sfigurato tre giorni fa.
Proprio Borja Valero è il simbolo
di una squadra sorprendentemente in ripresa, quando tutto sembrava compromesso.
Lo spagnolo appare rinfrancato sia da una condizione fisica e psichica
notevolmente migliorata, sia dall’aver ricevuto da Montella una collocazione in
campo più definita. In altre parole, svaria meno coprendo un settore più
limitato, sulla tre quarti, e quindi disperdendo meno energie.
Stanno tutti bene stasera, o
quasi, e come si è detto il cielo ha un occhio benevolo. Gli episodi negativi
non incidono, quelli positivi inducono a stropicciarsi gli occhi per la
contentezza. Forse Montella e i suoi ragazzi hanno preso finalmente le misure a
questa nuova stagione. Certo è che con un centravanti come Dio comanda è tutta
un’altra vita. Qualcuno ha già ripreso a dire “fai con calma, Mario Gomez, non c’è fretta”. Se le cose continuano
così, per il ragazzo tedesco non sarà semplice levare il posto al ragazzo
senegalese. Chi l’avrebbe mai detto solo un mese fa?
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