lunedì 26 ottobre 2015

CONTROCORRENTE: In difesa di Valentino (che non ne ha bisogno)



All’ottavo giro del Gran Premio di Malesia di MotoGp finisce il campionato mondiale di categoria 2016, e probabilmente la carriera di uno dei più grandi piloti di tutti i tempi. Succede che Marc Marquez prova per l’ennesima volta a disturbare la traiettoria di Valentino Rossi nel bel mezzo di una serie di curve, affiancandolo fino praticamente al contatto. Non è la prima volta in questa gara, in precedenza Valentino ha già fatto segno al più giovane ed intemperante collega di darsi una calmata. Inutilmente. Per qualche istante i due viaggiano come se fossero un sidecar, poi Marquez perde l’equilibrio e cade, mentre si intravede abbastanza chiaramente la gamba sinistra di Valentino scalciare come per liberarsi di quel pericolosissimo (e per lui anche dannoso rispetto alla gara in corso) contatto.
La gara finisce con Marquez ritirato, Valentino terzo ma retrocesso all’ultima posizione in partenza della prossima ed ultima gara a Valencia, quella dove verrà assegnato finalmente questo combattutissimo titolo, Lorenzo che si lamenta del fatto che nei confronti del rivale non siano state adottate sanzioni più pesanti. Più tardi toccherà al numero 46 dichiarare mestamente la propria versione: in sostanza, farà capire Valentino, sono caduto nella trappola di Marquez. Non si cade per una semplice pedata da un bolide pesantissimo come una MotoGp, si cade perché la moto si è impigliata in un’altra. Tutto il mondo ha visto il gesto di Valentino, lui lamenta ciò di cui non parla nessuno, l’aggressione di Marquez ed il fatto che probabilmente gli ha causato la perdita di un titolo mondiale in un campionato in cui è stato sempre in testa.
Sulle dichiarazioni degli interessati, valuti chi ha esperienza di motociclismo. Tecnicamente ci sentiamo di dar ragione a Valentino. La pedata c’è, è indiscutibile, ma non basterebbe a causare la caduta di Marquez (che del resto quest’anno è stato bravo a cadere spesso e volentieri e comunque sempre in situazioni di parossismo agonistico da lui stesso innescato). La Giuria ha sanzionato la reazione, ma non il fallo iniziale. Una decisione che ognuno può valutare come crede, facendo perno sulla propria coscienza e/o sul proprio tifo. Ma che in sostanza priva gli appassionati di motociclismo di un epilogo di campionato che si preannunciava leggendario, con due campionissimi – il vecchio ed il giovane – separati da sette punti ed impegnati in un atto finale da brividi.
Come aveva lamentato Valentino Rossi, è da quando la matematica l’ha escluso dalla lotta per il titolo che Marquez si è messo a correre per il “rivale” connazionale Lorenzo, punzecchiando e attaccando il “Dottore” ogniqualvolta ne ha avuta l’opportunità. Solidarietà spagnola, avallata dagli organismi che regolano questo sport? Può darsi, visto che come fanno notare alcuni il mondo delle corse è di fatto in mano alla Spagna. Carmelo Ezpeleta, il numero 1 di Dorna la società iberica che organizza sia il motomondiale che quello superbike, è considerato in sostanza il Bernie Ecclestone del motociclismo. A pensar male, diceva Andreotti….
Senza lasciarsi andare alla dietrologia, resta il fatto che ultimamente Valentino Rossi è sceso in pista dovendo lottare non soltanto contro un Jorge Lorenzo in forma smagliante (il che sarebbe stato sufficiente) ma anche contro un Marquez il cui accanimento agonistico ha poche giustificazioni. A ciò si aggiungono i piloti italiani che per fortuna stanno dando – e si spera continueranno a dare –lezioni di correttezza a tutti facendo la loro corsa senza guardare in faccia a nessuno ma senza peraltro correre e far correre rischi inutili.
Peccato, perché rimontare 20 posizioni a Valencia quasi sicuramente si rivelerà una impresa superiore alle forze anche del leggendario campione con il numero 46. Gli appassionati e gli sportivi in genere saranno privati della avvincente pagina conclusiva del più bel libro che lo sport in queste circostanze possa scrivere: il passaggio di testimone tra il vecchio fuoriclasse (quello che ha dominato gli ultimi quindici anni) ed il nuovo (quello che presumibilmente dominerà i prossimi quindici). Come successe tra Pietrangeli e Panatta agli assoluti italiani di tennis del 1970, o tra Borg e McEnroe a Wimbledon tra il 1980 ed il 1981. A prescindere da come sarebbe andata a finire, tutti avrebbero ricordato l’ultima corsa di quel mondiale in cui Rossi e Lorenzo se le dettero di santa ragione (sportivamente) fino alla fine. E alla fine vinse il più……
Peccato. L’abbiamo già visto succedere. Chi non ricorda la ruotata di Michael Schumacher a Jacques Villeneuve a Jerez de la Frontera, atto conclusivo del mondiale di Formula 1 del 1997? O l’anno dopo Coulthard che gli si mise in mezzo quasi fermo sulla pista in cui la visibilità era zero grazie al temporale che si era abbattuto su Silverstone? O le ruotate ripetute tra la buonanima di Ayrton Senna ed Alain Prost?
Eviterei il paragone con altri sport, con Zidane che tira la testata a Materazzi e con Tomba che lancia la coppa di cristallo al paparazzo che l’aveva a lungo tormentato durante la stagione agonistica. O scorrettezze varie registrate continuamente nelle gare di ciclismo. Nelle gare motoristiche c’è qualcosa di più, che deve spingere pubblico ed addetti ai lavori ad una certa non dico comprensione ma tolleranza: il fatto che ad ogni istante oltre al risultato si rischia la pelle.
Nessuno ha ricordato che ieri si correva sulla stessa pista e praticamente nello stesso giorno in cui era morto quattro anni fa Marco Simoncelli. Toccò a Valentino il dramma di non poterlo evitare quando il Sic gli finì tra le ruote dopo la caduta. Valentino decise di continuare a correre, a mettere a rischio la propria vita, ed è una decisione sulla quale nessuno ha il diritto di sindacare. Sul modo sprezzante il cui il giovane Marquez mette a repentaglio senza motivo (se non quelli che sa lui ed eventualmente chi beneficerebbe del suo comportamento) la propria vita e quella altrui, il giudizio invece è lecito, e non può essere lusinghiero.
E’ brutto dire, sto con questo, sto con quello. E’ una brutta pagina di sport degenerato che chiude purtroppo malamente un campionato mondiale finora stupendo. Difficilmente quello che succederà a Valencia potrà raddrizzare questa degenerazione, a prescindere da chiunque vinca: il Dottore che non ha saputo controllare i propri nervi messi a dura prova da diverso tempo o Jorge Lorenzo che prima di commentare non si è fermato un attimo a pensare che chi di ruotata ferisce….. Non ci vogliamo nemmeno pensare. Per fortuna tra gli italiani personaggi avventati come Marquez non ce ne sono, il campionato finirà, speriamo, nella maniera residuamente più corretta possibile.
Una nota in chiusura, non riguarda né Rossi né Lorenzo. Riguarda gli italiani, che non si smentiscono mai. Ossequiosi (ma segretamente invidiosi) verso chi ha successo, pronti a saltare giù dal carro e a sbranarlo al minimo accenno di disgrazia o anche solo di difficoltà. Ad ogni corsa vinta o persa da Valentino ecco risaltare fuori il coro di coloro che gli rinfacciano le evasioni fiscali vecchie e nuove. Siamo un paese di evasori grandi e piccoli, da chi paga il dentista ed il muratore rigorosamente in nero a chi continua imperterrito ad esportare capitali nei paradisi fiscali del mondo. Ma le tasse le deve pagare Rossi, come Tomba a suo tempo, se no guai.
La miseria morale degli italiani non ha limiti. Vien quasi da dire che non ci meritavamo un campione come Rossi, come non ci meritavamo un Tomba. Tranquilli, per come vanno le cose dalle nostre parti, si rimedia subito: di sicuro non ne nasceranno più.

P.S. Dopo che avevo scritto l'articolo qui sopra, è uscito questo di repubblica che scagiona completamente Valentino Rossi. A questo punto è questione di essere in buona fede o meno:

http://www.repubblica.it/sport/moto-gp/2015/10/26/news/motogp_rossi_diceva_la_verita_ecco_il_video_che_scagiona_valentino-125913344/

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