All’ottavo giro del Gran Premio
di Malesia di MotoGp finisce il campionato mondiale di categoria 2016, e
probabilmente la carriera di uno dei più grandi piloti di tutti i tempi. Succede
che Marc Marquez prova per l’ennesima volta a disturbare la traiettoria di Valentino
Rossi nel bel mezzo di una serie di curve, affiancandolo fino praticamente al
contatto. Non è la prima volta in questa gara, in precedenza Valentino ha già
fatto segno al più giovane ed intemperante collega di darsi una calmata. Inutilmente.
Per qualche istante i due viaggiano come se fossero un sidecar, poi Marquez perde
l’equilibrio e cade, mentre si intravede abbastanza chiaramente la gamba
sinistra di Valentino scalciare come per liberarsi di quel pericolosissimo (e
per lui anche dannoso rispetto alla gara in corso) contatto.
La gara finisce con Marquez
ritirato, Valentino terzo ma retrocesso all’ultima posizione in partenza della
prossima ed ultima gara a Valencia, quella dove verrà assegnato finalmente
questo combattutissimo titolo, Lorenzo che si lamenta del fatto che nei
confronti del rivale non siano state adottate sanzioni più pesanti. Più tardi
toccherà al numero 46 dichiarare mestamente la propria versione: in sostanza,
farà capire Valentino, sono caduto nella trappola di Marquez. Non si cade per
una semplice pedata da un bolide pesantissimo come una MotoGp, si cade perché
la moto si è impigliata in un’altra. Tutto il mondo ha visto il gesto di
Valentino, lui lamenta ciò di cui non parla nessuno, l’aggressione di Marquez ed
il fatto che probabilmente gli ha causato la perdita di un titolo mondiale in
un campionato in cui è stato sempre in testa.
Sulle dichiarazioni degli
interessati, valuti chi ha esperienza di motociclismo. Tecnicamente ci sentiamo
di dar ragione a Valentino. La pedata c’è, è indiscutibile, ma non basterebbe a
causare la caduta di Marquez (che del resto quest’anno è stato bravo a cadere
spesso e volentieri e comunque sempre in situazioni di parossismo agonistico da
lui stesso innescato). La Giuria ha sanzionato la reazione, ma non il fallo
iniziale. Una decisione che ognuno può valutare come crede, facendo perno sulla
propria coscienza e/o sul proprio tifo. Ma che in sostanza priva gli
appassionati di motociclismo di un epilogo di campionato che si preannunciava
leggendario, con due campionissimi – il vecchio ed il giovane – separati da
sette punti ed impegnati in un atto finale da brividi.
Come aveva lamentato Valentino Rossi,
è da quando la matematica l’ha escluso dalla lotta per il titolo che Marquez si
è messo a correre per il “rivale” connazionale Lorenzo, punzecchiando e
attaccando il “Dottore” ogniqualvolta ne ha avuta l’opportunità. Solidarietà
spagnola, avallata dagli organismi che regolano questo sport? Può darsi, visto
che come fanno notare alcuni il mondo delle corse è di fatto in mano alla
Spagna. Carmelo Ezpeleta, il numero 1 di Dorna la società iberica che organizza
sia il motomondiale che quello superbike, è considerato in sostanza il Bernie
Ecclestone del motociclismo. A pensar male, diceva Andreotti….
Senza lasciarsi andare alla
dietrologia, resta il fatto che ultimamente Valentino Rossi è sceso in pista
dovendo lottare non soltanto contro un Jorge Lorenzo in forma smagliante (il
che sarebbe stato sufficiente) ma anche contro un Marquez il cui accanimento
agonistico ha poche giustificazioni. A ciò si aggiungono i piloti italiani che
per fortuna stanno dando – e si spera continueranno a dare –lezioni di
correttezza a tutti facendo la loro corsa senza guardare in faccia a nessuno ma
senza peraltro correre e far correre rischi inutili.
Peccato, perché rimontare 20
posizioni a Valencia quasi sicuramente si rivelerà una impresa superiore alle
forze anche del leggendario campione con il numero 46. Gli appassionati e gli
sportivi in genere saranno privati della avvincente pagina conclusiva del più
bel libro che lo sport in queste circostanze possa scrivere: il passaggio di
testimone tra il vecchio fuoriclasse (quello che ha dominato gli ultimi
quindici anni) ed il nuovo (quello che presumibilmente dominerà i prossimi
quindici). Come successe tra Pietrangeli e Panatta agli assoluti italiani di
tennis del 1970, o tra Borg e McEnroe a Wimbledon tra il 1980 ed il 1981. A prescindere da come
sarebbe andata a finire, tutti avrebbero ricordato l’ultima corsa di quel
mondiale in cui Rossi e Lorenzo se le dettero di santa ragione (sportivamente)
fino alla fine. E alla fine vinse il più……
Peccato. L’abbiamo già visto
succedere. Chi non ricorda la ruotata di Michael Schumacher a Jacques
Villeneuve a Jerez de la Frontera, atto conclusivo del mondiale di Formula 1
del 1997? O l’anno dopo Coulthard che gli si mise in mezzo quasi fermo sulla
pista in cui la visibilità era zero grazie al temporale che si era abbattuto su
Silverstone? O le ruotate ripetute tra la buonanima di Ayrton Senna ed Alain Prost?
Eviterei il paragone con altri
sport, con Zidane che tira la testata a Materazzi e con Tomba che lancia la
coppa di cristallo al paparazzo che l’aveva a lungo tormentato durante la
stagione agonistica. O scorrettezze varie registrate continuamente nelle gare
di ciclismo. Nelle gare motoristiche c’è qualcosa di più, che deve spingere
pubblico ed addetti ai lavori ad una certa non dico comprensione ma tolleranza:
il fatto che ad ogni istante oltre al risultato si rischia la pelle.
Nessuno ha ricordato che ieri si
correva sulla stessa pista e praticamente nello stesso giorno in cui era morto
quattro anni fa Marco Simoncelli. Toccò a Valentino il dramma di non poterlo
evitare quando il Sic gli finì tra le ruote dopo la caduta. Valentino decise di
continuare a correre, a mettere a rischio la propria vita, ed è una decisione
sulla quale nessuno ha il diritto di sindacare. Sul modo sprezzante il cui il
giovane Marquez mette a repentaglio senza motivo (se non quelli che sa lui ed
eventualmente chi beneficerebbe del suo comportamento) la propria vita e quella
altrui, il giudizio invece è lecito, e non può essere lusinghiero.
E’ brutto dire, sto con questo,
sto con quello. E’ una brutta pagina di sport degenerato che chiude purtroppo
malamente un campionato mondiale finora stupendo. Difficilmente quello che
succederà a Valencia potrà raddrizzare questa degenerazione, a prescindere da
chiunque vinca: il Dottore che non ha saputo controllare i propri nervi messi a
dura prova da diverso tempo o Jorge Lorenzo che prima di commentare non si è
fermato un attimo a pensare che chi di ruotata ferisce….. Non ci vogliamo
nemmeno pensare. Per fortuna tra gli italiani personaggi avventati come Marquez
non ce ne sono, il campionato finirà, speriamo, nella maniera residuamente più
corretta possibile.
Una nota in chiusura, non
riguarda né Rossi né Lorenzo. Riguarda gli italiani, che non si smentiscono
mai. Ossequiosi (ma segretamente invidiosi) verso chi ha successo, pronti a
saltare giù dal carro e a sbranarlo al minimo accenno di disgrazia o anche solo
di difficoltà. Ad ogni corsa vinta o persa da Valentino ecco risaltare fuori il
coro di coloro che gli rinfacciano le evasioni fiscali vecchie e nuove. Siamo
un paese di evasori grandi e piccoli, da chi paga il dentista ed il muratore
rigorosamente in nero a chi continua imperterrito ad esportare capitali nei
paradisi fiscali del mondo. Ma le tasse le deve pagare Rossi, come Tomba a suo
tempo, se no guai.
La miseria morale degli italiani
non ha limiti. Vien quasi da dire che non ci meritavamo un campione come Rossi,
come non ci meritavamo un Tomba. Tranquilli, per come vanno le cose dalle
nostre parti, si rimedia subito: di sicuro non ne nasceranno più.
P.S. Dopo che avevo scritto l'articolo qui sopra, è uscito questo di repubblica che scagiona completamente Valentino Rossi. A questo punto è questione di essere in buona fede o meno:
http://www.repubblica.it/sport/moto-gp/2015/10/26/news/motogp_rossi_diceva_la_verita_ecco_il_video_che_scagiona_valentino-125913344/
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