La Fiorentina quest’anno con l’Europa
League ci ha “leticato da piccina”, come si dice da queste parti. Non è detto
che sia un male, a volte a portarsi dietro gli equivoci fin da grandi si
rischia di fare peggio. Che vuoi mettere volare fuori subito dalla Coppa senza
durare fatica e coltivare illusioni come l’anno scorso, che si tirò per le
lunghe fino alle semifinali?
Scherzi a parte, la
schizo-Fiorentina cade in casa per la seconda volta consecutiva nel torneo che
ha sostituito la Coppa UEFA e che per due volte l’aveva vista protagonista nel
passato recente, fermata agli ultimi atti una volta dai calci di rigore ed un’altra
dalla mancanza di un uomo gol di sicuro affidamento. La terza volta consecutiva,
contando appunto quella sciagurata semifinale di ritorno con il Siviglia della
scorsa stagione, che costò ai viola non solo l’accesso alla finale ma anche gli
ultimi scampoli di un rapporto con Vincenzo Montella che si stava sfilacciando
da tempo.
E’ una caduta che – comunque la
si giri – fa male, e contrasta vistosamente con il prestigioso campionato che
negli stessi giorni i ragazzi di Paulo Sousa stanno giocando. Un andamento
appunto schizofrenico che assomiglia molto (alla rovescia) a quello della
stagione 1989-90, Fiorentina in zona retrocessione in serie A ed in finale di
Coppa UEFA dopo una cavalcata trionfale. Allora il merito fu di Roberto Baggio,
che da solo valeva due terzi di squadra. Adesso il divario ha delle
giustificazioni tecniche diverse, anche se altrettanto semplici.
In campionato Paulo Sousa può
giocare con quelli che ormai ha giustamente individuato come titolari. La
Fiorentina A, chiamiamola così, ha una rosa effettiva di circa 14 giocatori. La
Fiorentina B, quella mandata in campo ieri per non affaticare i “titolari” in
vista del turno di campionato fondamentale che ci vedrà opposti alla Roma,
dispiace dirlo ma non è a livelli di affidabilità minimamente paragonabili a
quelli della versione domenicale.
Si tratta, ma questo onestamente
lo sapevamo noi e lo sapeva l’allenatore dei viola, di giocatori che
singolarmente possono anche fare la loro parte se inseriti uno per volta nel
corpus della squadra principale. Guai però a metterli tutti insieme. Babacar
una partita ogni tanto te la risolve, soprattutto sui campi di provincia dove c’è
da fare a sportellate. Verdu il suo gol te lo segna qua e là, soprattutto se
mandato in campo a partita già risolta come contro l’Atalanta. Giuseppe Rossi,
il Giuseppe Rossi di adesso, qualcosa comunque ti inventa se la squadra
avversaria alla fine si rilassa e lo lascia giocare senza minacciare
randellate. Suarez, beh, Suarez qualche palla in difesa te la recupera, basta
che non ci sia da reinventare subito una azione di ripartenza perché
attualmente ha i tempi di un bus navetta Piazza Dalmazia – Careggi. Mati Fernandez
è sempre un piacere a vedersi, soprattutto per gli amanti del gioco “a
porticine” o a “chi buca entra”, basta non gli si chieda di essere determinante
perché l’ultima volta è successo – a occhio e croce – due anni fa.
La panchina comunque è corta, e
non fa buon brodo come la gallina vecchia. In Europa tra l’altro c’è chi corre
più di noi, e il livello tecnico ormai è mediamente sufficiente per farti fare
figuracce, se ti presenti con poche idee ma confuse, poca determinazione, ancor
meno fiato e quel pizzico di presunzione che finisce di guastare. L’espulsione
di Rebic da questo punto di vista è forse la cosa più grave di tutta la serata.
Ci sarebbe voluto qualche allenatore vecchia maniera alla Carletto Mazzone per
spiegare adesso al ragazzo che in campo si sta in un altro modo, a prescindere
dalla prestazione.
Detto tutto ciò, a ben guardare
la Fiorentina a scartamento ridotto di stasera avrebbe avuto le sue occasioni
per rendersi la vita meno complicata fin da subito. Sarebbe bastato che Babacar
non fosse precipitato di nuovo in quel “male oscuro” che sembra attanagliarlo periodicamente
fin dagli esordi. Da quando Cesare Prandelli lo definì un giocatore
tecnicamente senza limiti, salvo poi spedirlo regolarmente in panchina o
altrove, “a farsi le ossa” come si dice in questi casi.
Niente da fare, il Baba le ossa
se le sarà anche fatte ma adesso è appunto in uno di quei momenti in cui non
vede la porta nemmeno se gli montano quella del rugby. In più si estranea dalla
manovra dei compagni come pochi altri. I tempi del gol all’Inter e anche di
quelli a Chievo e Carpi sembrano di nuovo lontani. Poi magari la prossima volta
si sblocca e ne fa tre, ma stasera Khouma appare mal disponente verso la prova
sua e purtroppo di tutta la Fiorentina.
A ben guardare inoltre, la
Fiorentina che esce con le ossa rotte da questo confronto casalingo con il Lech
Poznan, squadra di onesti pedatori polacchi (molto più impressionanti i suoi
tifosi, bisogna dirlo), non avrebbe comunque perso ancora tutte le speranze di
passare il turno. Il girone è talmente mediocre che il derelitto Belenenses da
noi regolato a domicilio (quella sera non c’era verso di perdere neanche a
farsi autogol cinque volte) va poi a sbancare Basilea.
Il fatto è che questa Fiorentina,
sia detto senza polemica alcuna, non appare francamente attrezzata per tenere
botta su due o tre fronti, campionato e coppe. Delle due l’una: se deve
rimanere questa passando indenne anche attraverso il mercato di gennaio, allora
è meglio salutare l’Europa fin da subito. E sfruttare adesso e soprattutto più
avanti l’indubbio vantaggio di riposarsi il giovedi, mentre le concorrenti si
scornano a rincorrere squadre straniere che corrono a velocità doppia di quella
a noi consentita dal nostro campionato e dai nostri metodi di allenamento. La
Roma che arriverà domenica al Franchi ieri sera a Leverkusen si è sicuramente
stancata più della Fiorentina, anche per la corrazzata giallorossa armata di
kebab il doppio fronte potrebbe dimostrarsi letale.
Oppure, se a gennaio arriva
qualcuno un po’ più tosto di certi acquisti delle ultime sessioni di mercato,
qualcuno che possa dare una mano e magari un po’ di sollievo a chi come Kalinic
o Borja Valero tra un po’ dovrà pur tirare fiato, allora se ne può ragionare, e
la situazione del girone ancora lo consente.
Per il momento ci teniamo strette
le parole come sempre veritiere ed equilibrate di Mister Sousa: “sono deluso e
triste, ma abbiamo tutto per passare”. Meditate, fratelli Della Valle,
meditate.
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