Si può perdere una partita senza uscire dal campo sconfitti? Si può. Nella giornata finora più avara di soddisfazioni la Fiorentina
conferma il suo buon diritto a stare dove sta. Scriviamo queste note
prima ancora di sapere quale sarà l’esito finale di Inter – Juventus. Ma
per il momento la Fiorentina è ancora capolista e ha dimostrato di
meritarselo. Il verdetto principale di questa ottava giornata è questo.
Alla fine, durante i cinque minuti di recupero giustamente accordati dall’arbitro Luca Banti (perfetto il suo arbitraggio in un contesto per niente facile, chapeau)
il San Paolo fischia soprattutto la propria paura. Se questa squadra
viola avesse avuto un po’ più di attenzione oggi sarebbe uscita dalla
bolgia partenopea con almeno un punto. Altro che il sol boccone che
secondo più o meno tutta la stampa sportiva avrebbe dovuto fare questo
Napoli di questa Fiorentina.
Sono stati quindici giorni lunghi, e non
ce n’è stato uno in cui qualche esperto di calcio non abbia ribadito
che il Napoli è superiore alla Fiorentina, destinata a fare la fine
delle meteore. Per fortuna le parole non vanno in campo. Il coraggio
invece sì. Paulo Sousa ne ha da vendere, e lo sta
trasmettendo ai suoi ragazzi, che per un tempo intero scendono al San
Paolo a costringere in difesa i supergettonati padroni di casa. Poi
succede quel che succede, ma sarebbe l’errore più grave possibile da
parte dei tifosi viola non battere le mani stasera ai propri beniamini.
Tatarusanu; Tomovic, Gonzalo, Astori; Blaszczykowski, Vecino, Badelj, Alonso; Borja Valero, Bernardeschi; Kalinic
prendono le undici maglie da titolari. Un’altra formazione azzeccata da
Sousa, a quanto si vede fin da subito. Contrariamente ai molti e
affrettati pronostici, nel primo tempo in campo c’è un gruppo di talenti
a cui un mister venuto dalla provincia cerca di dare spessore di
squadra, il Napoli. E c’è dall’altra parte una squadra già assemblata ad
alto livello, tecnicamente e psicologicamente: la Fiorentina. I ragazzi
viola non tirano mai indietro la gamba. L’occasione più clamorosa per
passare in vantaggio ce l’hanno proprio loro con Kuba, che riceve i frutti di una prodezza di Kalinic e tira a botta sicura, per vedersi respingere il tiro da Reina.
Per vedere il Napoli farsi pericoloso
bisogna aspettare il secondo minuto di recupero, quando Astori trattiene
Allan e si becca un giallo pesante da quasi ultimo uomo (bravo Banti a
non cedere a suggestioni peggiori). Sugli sviluppi della punizione Higuain
incorna sbilanciato e la palla va fuori. Il tempo si chiude con un
sostanziale equilibrio che fa però preferire ai punti gli ospiti, tra i
quali si segnalano un Borja Valero a livelli forse ancora mai raggiunti
in viola ed un Marcos Alonso che promette di diventare uno dei migliori
esterni di fascia del mondo. Kalinic da parte sua risveglia nel pubblico
di casa fantasmi recenti, quei gol segnati per il Dnipro che costarono
alla banda di Benitez la finale di Europa League sono ancora troppo
recenti perché le giocate del croato non mettano brividi a tutta Napoli.
Purtroppo, il calcio è fatto di episodi
ed il Napoli davanti ha gente che gli episodi sa crearseli. Il respiro
di sollievo tirato all’ultimo minuto di gioco del primo tempo si strozza
in gola ai tifosi viola al primo della ripresa. La Fiorentina non si è
ancora riassestata in campo che Hamsick taglia le sue linee con una rasoiata che becca nella sua posizione preferita Lorenzo Insigne.
Il quale ha un piede che non si discute. Quello che si può discutere
semmai è il suo comportamento professionale, che non ne fa certo uno
spot per il fair play. Il moribondo in azzurro nazionale di una
settimana fa come novello Lazzaro si presenta all’appuntamento con
l’azzurro partenopeo perfettamente ristabilito (complimenti al medico
sociale, soprattutto per il certificato medico). Le ginocchia dello
scugnizzo non hanno evidentemente nulla che non va, il suo piede – come
altre volte contro la Fiorentina – fa il resto.
La quale Fiorentina accusa il colpo, il
Napoli comincia a trovare le predilette praterie per lanciare i suoi
micidiali contropiedi. I viola continuano a battersi coraggiosamente e
con disciplina tattica, ma l’inerzia del match (qualcuno direbbe anche
del campionato) adesso è passata dalla parte di Napoli. Gli azzurri
potrebbero fare il bis ancora grazie a Insigne, ma Albiol manda fuori un
facile raddoppio. Sousa corre a quelli che gli sembrano in quel momento
opportuni ripari togliendo un Bernardeschi che non ha fatto né cose
infami né meritevoli di lode a vantaggio di un Ilicic che invece nel prosieguo riuscirà a fare le une e le altre.
Nell’immediato si distingue subito per
un assist a Kalinic che meriterebbe miglior sorte, ma il tiro del croato
viene anticipato in corner da Reina in uscita. Sarri toglie Insigne più
per giustificarne l’assenteismo in Nazionale che per una reale
necessità. Entra Maertens, altra vecchia conoscenza viola. Tra i quali
invece purtroppo è uscito lo zoppicante Alonso, ed è una jattura perché
da quel momento sulla fascia non spinge più nessuno. Roncaglia si
posiziona in mezzo a dare mano ad un Gonzalo che canta e porta la croce
come tante altre volte. Tomovic cerca di farsi perdonare il buco in cui
si è infilato Insigne sull’1-0, ma il suo piede non è quello di
Domenghini.
Le speranze viola sono affidate alle
residue energie di Borja, Badelj e Vecino, ed al contropiede che
riescono ad organizzare quando non finiscono sommersi dalla marea
azzurra. La Fiorentina che vede i minuti passare e la forza scemare ha
bisogno di un miracolo, oppure della giocata di un campione. Ce n’è uno
tra le sue file che da queste parti conoscono bene. Se lo risognano la
notte. E’ il 27’ quando Josip Ilicic fa una delle sue giocate d’istinto e
lancia in corsa Kalinic. Il tiro con cui anticipa Reina in uscita
disperata e gonfia la rete nel suo angolino sinistro è splendido e per
niente facile.
Sciolti gli abbracci, i ragazzi viola si
ritrovano con quindici minuti da gestire più recupero, insieme alla
sensazione che quest’anno il vento soffi alle loro spalle a prescindere.
Napoli si getta avanti con rabbia, basterebbe gestire le sue folate ed i
suoi fischi con la lucidità del primo tempo. Peccato che Ilicic stasera
della partita che si sta giocando non ci abbia capito nulla. Lo sloveno
si mette a scherzare nientemeno che Higuain, come Pizarro fece una volta con Montolivo. El pipita
non chiede altro, e tre minuti dopo il pareggio viola si invola a
segnare il nuovo vantaggio partenopeo con un tiro in fotocopia – ma più
facile – di quello di Kalinic.
A nulla vale il recupero alla disperata
di Ilicic, che capisce di aver compromesso la grande prestazione dei
suoi compagni con una altrettanto grande sciocchezza, ma che non ha il
passo né i movimenti per rientrare sul campione argentino in tempo. Né
vale l’ingresso di Babacar, che avrebbe voglia di
lottare come i suoi stremati compagni, ma che non trova mai la giocata
giusta. Finisce con la Fiorentina ammirevolmente in attacco, ma con il
Napoli che non corre più rischi e che potrebbe anzi sfruttare ancora il
contropiede.
Seconda sconfitta in campionato per la
squadra viola, ma questa decisamente più onorevole della prima a Torino.
I ragazzi di Sousa devono indubbiamente imparare a gestire meglio quei
doni che la sorte e le loro qualità tecniche e caratteriali offrono
loro. Ma comunque vanno applauditi e incoraggiati, in vista del prossimo
impegno di campionato che proporrà un altro match-verità contro la
Roma. Una occasione per riprendere subito il discorso interrotto.
Sembra strano dirlo, ma la Fiorentina che esce dal terreno di gioco del San Paolo può gridare non solo a questa Napoli dove prosopopea fa rima con partenopea ma a tutto il mondo sportivo intero che non la accreditava altro che di essere una bistecca pronta da divorare: «ci siamo anche noi».
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