Se Parigi aveva quasi ammazzato le Olimpiadi appena
rinate, Saint Louis rischiò di trasformarle irrimediabilmente in farsa. Nel
1901 il C.I.O. assegnò i Giochi agli Stati Uniti come forma di
riconoscimento e ringraziamento per la consistente partecipazione degli atleti
americani alle prime due edizioni europee. L’intenzione era lodevole, il
risultato si rivelò pessimo.
Saint Louis 1904, Francis Field, gare olimpiche |
Se a Parigi le Olimpiadi erano state ridotte ad uno stand dell’Expo,
sul suolo americano le cose andarono anche peggio. Nei giorni in cui si
sarebbero dovuti disputare i primi Giochi al di fuori del continente europeo, a
Saint Louis si teneva la Louisiana Purchase Exposition, una grande
fiera campionaria che per giunta quell’anno si riproponeva di celebrare il
centenario dell’annessione dell’ex colonia francese agli U.S.A. Gli
organizzatori minacciarono di organizzare addirittura dei contro-Giochi, per
boicottare quelli olimpici, se non avessero potuto organizzarli.
Inizialmente, la città prescelta dal C.I.O. era stata Chicago, una
delle capitali economiche ed industriali della nascente potenza americana. Il
Presidente Theodore Roosevelt si vide costretto ad avallare il
ricatto di Saint Louis, chiedendo al C.I.O. lo spostamento di sede per evitare
una nuova guerra civile. I Giochi della Terza Olimpiade nacquero
quindi sotto una cattiva stella, fortemente condizionati da quel tipo di
valutazioni extra-sportive che de Coubertin ed i rifondatori
di Olimpia avrebbero preferito lasciare fuori dal C.I.O.
Come non fosse bastata l’infelice location, all’interno
del continente nordamericano, lo scoppio della guerra russo-giapponese rese
sconsigliabile agli europei la trasferta oltre atlantico. Risultato, dei 651
atleti che finirono per partecipare alla cerimonia di apertura il 1° luglio
1904 la stragrande maggioranza erano statunitensi. Solo sei donne in gara, solo
tredici nazioni rappresentate, da pochissimi atleti. Per l’Italia solo il
ciclista Frank Bizzoni, che tra l’altro era già immigrato da un
anno in Nordamerica.
I Giochi, che in analogia a quelli parigini durarono il tempo dell’Esposizione,
cioè fino al novembre successivo, ebbero un senso soltanto come giochi panamericani.
In molti casi non ci furono in gara atleti di nazionalità diversa da quella
statunitense, e più che titoli olimpici vennero assegnati titoli nazionali a
stelle e strisce.
Cerimonia di apertura dell'Olimpiade di Londra, 1908 |
A rendere grottesco il quadro complessivo, ci pensarono gli
organizzatori inserendo nel programma olimpico le cosiddette Giornate
Antropologiche. Una specie di caravanserraglio, di fiera western alla Buffalo
Bill in cui venivano fatte gareggiare persone di razze considerate
inferiori ai bianchi: pigmei, Amerindi, Inuit, Mongoli,
ecc. e che spesso finivano per essere ridicolizzate. Peraltro, quasi tutti gli
uomini che parteciparono a quelle gare erano stati in
precedenza pagati dagli organizzatori. Inoltre vennero organizzate gare
per fenomeni da baraccone e per anziani o almeno considerati
tali a quell'epoca, cioè over 33.
Saint Louis viene ricordata in positivo soltanto perché fu la prima
Olimpiade in cui furono assegnate le medaglie d’oro, d’argento e di bronzo ai
primi tre classificati di ogni gara, modalità di premiazione che è rimasta
valida fino ai giorni nostri. E per la decisione di de Coubertin di non
presenziare alla competizione, prevedendone un disastro di portata addirittura
superiore a quello di Parigi.
Per salvare le Olimpiadi da una ignominiosa morte prematura, il barone
fece sì che l’edizione successiva, la quarta, fosse assegnata a Londra,
auspicando che l’Inghilterra – la madre dello spirito sportivo moderno, nonché
dello stesso termine sport – non avrebbe tradito la fiamma
olimpica. Nel frattempo, la Grecia tentò nuovamente di forzare la mano al
C.I.O. tornando alla carica per ottenere l’assegnazione permanente dei Giochi.
A tal fine organizzò dei Giochi intermedi nel 1906, decennale
dell’edizione della rinascita, che però il C.I.O. stesso non riconobbe e non
omologò, in termini di risultati. I Giochi intermedi ebbero un grande successo
di pubblico e una buona partecipazione di atleti internazionali, ma malgrado
l’insistenza greca non ebbero seguito. Lo impedì anche il precipitare della
situazione internazionale già nel 1910, quando secondo le intenzioni dei
promotori avrebbero dovuto essere riproposti.
Londra 1908, donne in gara |
Anche a Londra, nel 1908, il C.I.O. dovette ingollare il boccone amaro
della concomitanza dei Giochi con una Esposizione commerciale, la Franco-British
Exhibition, promossa per propagandare l’Entente Cordiale che
era stata stipulata tra i due paesi preoccupati dell’insorgere di venti di
guerra in Europa per il crescente ed aggressivo espansionismo prussiano. Ma a
differenza che nelle due precedenti edizioni, gli inglesi non permisero che il
carrozzone politico – economico sommergesse la manifestazione sportiva.
L’intuizione geniale di concentrare le gare in tre tranches, una a
giugno, una ad agosto ed una ad ottobre costituì il compromesso che salvò
capra, cavoli e Giochi. Il tennis ed i suoi ancestors o
derivati in primavera; sport a vario titolo acquatici in
estate; boxe, pattinaggio, rugby, hockey in autunno.
Ai Giochi di Londra, finalmente, il movimento olimpico internazionale
prese il via. Oltre 2.000 atleti, in rappresentanza di 22 paesi, con la
partecipazione di 37 donne. Per la prima volta, l’opinione pubblica
internazionale si accorse di località esotiche di cui aveva letto solo nei
libri d’avventura o di viaggio, come l’Australasia. Per la prima volta,
l’opinione pubblica si rese conto che le tensioni internazionali non
conoscevano tregua, a differenza di quanto succedeva nell’antichità. I
nazionalismi tracimavano sempre più al di fuori delle competizioni sportive,
scivolando lungo quella china che nel 1914 avrebbe portato le nazioni a scegliere
altri terreni di confronto. Ad esempio, l’Austria-Ungheria non poté partecipare
con proprie squadre imperiali per non urtare suscettibilità
che stavano diventando esplosive.
Ma Londra 1908 è rimasta famosa soprattutto – e non solo per noi
italiani - per la vicenda di Dorando Pietri. Era un umile garzone
di fornaio originario di Carpi, in Emilia. Aveva l’hobby della
corsa, e lo mise in gioco nella gara più prestigiosa di tutte, la maratona.
Durante la gara, che si correva da Windsor a Londra, riuscì a staccare tutti
gli avversari di ben dieci minuti, entrando nello stadio dove era posto il
traguardo con un tempo record. Sulla pista finale, era purtroppo stremato.
Sbagliò dapprima strada, poi ricondotto sul tracciato giusto dai giudici di
gara finì per cadere esausto a 200 metri dall’arrivo. Aiutato a rialzarsi da un bobby,
uno dei tradizionali poliziotti britannici disseminati lungo la pista, cadde di
nuovo. Di nuovo fu aiutato a rialzarsi da alcuni medici presenti. Per compiere
gli ultimi metri impiegò quasi tutto il vantaggio sul secondo, l’americano John
Hayes, quei dieci minuti con cui si era presentato allo stadio.
Il drammatico arrivo di Dorando Pietri a Londra |
Pietri tagliò il traguardo prima di Hayes, ma la squadra americana
fece ricorso e ottenne ragione. L’italiano fu squalificato per aver ricevuto aiuti
indebiti. Hayes ebbe la medaglia d’oro, mentre Pietri veniva ricoverato in
ospedale. L’opinione pubblica britannica però si commosse alla sua vicenda,
ritenendolo il vincitore morale. La regina Alessandra, moglie di Edoardo
VII, gli fece dono di una coppa d’oro piena di monete dello stesso metallo
pregiato, a risarcirlo di quella medaglia che si era guadagnato ma non aveva
avuto.
Narra la leggenda che a proporre il risarcimento reale per
il coraggioso italiano fu un giornalista – scrittore d’eccezione, presente a
bordo pista durante la gara come inviato del Daily Mail. Nientemeno
che Arthur Conan Doyle, il padre di Sherlock Holmes.
Qualcuno sostenne che Doyle era stato addirittura uno di coloro che avevano
aiutato Pietri a rialzarsi. Comunque fosse andata, il celebre scrittore
consegnò il fornaio italiano alla storia con queste parole: «La grande
impresa dell'italiano non potrà mai essere cancellata dagli archivi dello
sport, qualunque possa essere la decisione dei giudici.»
Pietri riceve la coppa d'oro dalla regina Alessandra |
Pietri ottenne la rivincita morale in una gara appositamente
organizzata al Madison Square Garden di New York un mese dopo
la chiusura delle Olimpiadi. In mezzo ad un tripudio di emigrati italiani, su
una distanza equivalente a quella della maratona olimpica, Pietri riuscì a
prevalere su Hayes con una condotta di gara meno estenuante, staccandolo negli
ultimi 500 metri.
Morì a 56 anni nel 1942 per un attacco cardiaco a Sanremo, dove
risiedeva. Sulla Coppa donatagli dalla regina, tutt’ora custodita in cassetta
di sicurezza presso la filiale Unicredit di Carpi, si legge: A
Pietri Dorando - In ricordo della maratona da Windsor allo stadio - 24 luglio
1908. Dalla regina Alessandra.
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