La peggiore F.I.F.A. di
sempre manda a giocare in uno dei posti più assurdi del pianeta la migliore
Inghilterra degli ultimi 40 anni e un’Italia che sicuramente è da rivedere, ma
che comunque ha forza sufficiente per agguantare vittoria e, a meno di sconvolgimenti
imprevedibili, qualificazione all’80%.
Manaos era la suggestiva location
scelta dalla Casa Editrice Bonelli per le avventure di Mister No. Da allora, la città forse ha vinto la sua battaglia con
la foresta amazzonica che vorrebbe riprendersi la sua terra. Di sicuro, il
Brasile ha ancora da vincere la sua battaglia per la modernità. L’Arena Amazonia è una cattedrale non nel
deserto, ma sul deserto. Nel senso che ogni calcio al pallone solleva una
quantità di sabbia impressionante. Il clima poi fa rimpiangere il mezzogiorno
di Pasadena, a U.S.A. 94. A confronto sembrava di stare sul lago di Carezza, a
primavera.
In questo stadio Cesare Prandelli
e i suoi ragazzi fanno il loro esordio a Brasile 2014, contro la squadra di Roy
Hodgson, vecchio ammiraglio dei Sette Mari del Calcio. “L’Inghilterra si
aspetta che ognuno di voi faccia il proprio dovere”, deve aver ripetuto ai suoi
prima della partita, usando le stesse parole di Horatio Nelson sul ponte di
comando della Victory la mattina del 21
ottobre 1805, poco prima di ingaggiare la decisiva e fatale battaglia a
Trafalgar.
In incontri ufficiali gli inglesi
non ci hanno mai battuti. Fino al 1973 non li avevamo mai battuti noi, in
assoluto. Fino a ieri sera stavamo complessivamente 9-8 per noi. Per i leoni di Sua Maestà Britannica, che
inseguono una nuova vittoria mondiale dal 1966, l’occasione di pareggiare il
conto e cominciare una nuova cavalcata trionfale. La squadra ce l’hanno. A
vecchi condottieri come Gerrard e Rooney si sono uniti nuovi talenti coltivati
nel Commonwealth, come Welbeck,
Sterling e soprattutto Sturridge. Nel primo tempo ci fanno ballare, e parecchio.
Nella ripresa, il caldo afoso, la stupidità della F.I.F.A. che istituisce i
time out e poi li nega, i crampi e un pochettino anche l’arbitro Kuiper li
mettono ko. Hanno di che recriminare, stavolta. C’era almeno un rigore grosso
come una casa per loro.
Prandelli invece non avrà fatto
dichiarazioni storiche, non è nel suo stile. Lui in genere parla di “rispetto
delle posizioni e delle distanze tra i reparti”, di “svolgimento ordinato dei rispettivi
compiti”, niente che possa andare sui libri di storia. Ma se il buongiorno si
vede dal mattino – o in questo caso da questa notte – probabilmente è destinato
a ripetere un’impresa come quella di Kiev: andare avanti parecchio con una
squadra su cui nessuno avrebbe scommesso una lira, nemmeno con i rimborsi a
perdere di Betfair.
Il calcio italiano è al fondo del
barile, lo sappiamo. Se non hai di meglio da schierare di Paletta, che non
soltanto nei capelli ricorda l’Antonio Conte giocatore (se possibile in
peggio), allora si è detto tutto. Se sei costretto a prolungare la ferma ad
Andrea Pirlo (che imposta sempre da par suo, ma non ce la fa più a interdire
nemmeno un filo d’erba) o ad un Daniele De Rossi che al pari dell’Iniesta di
due sere fa sembra rimasto decisamente a casa sua, allora è difficile andare
lontano. Eppure….. l’Uomo di Orzinovi quando lo dai per spacciato ti tira fuori
sempre qualche coniglio dal cappello, come lo spettacoloso Darmian di stanotte.
E manda in campo una squadra di pirati da fare invidia a Sir Francis Drake. E
alla regina Elisabetta, in questo caso, ovviamente.
Prandelli non farà mai giocare le
sue squadre come il Barcellona (mutatis mutandis), anche se a Manaos l’Italia
gioca come la Fiorentina di Montella, possesso palla vicino al 60%, superiorità
a centrocampo peraltro vanificata dalla punta singola ed isolata. Non farà mai
calcio spettacolo, Prandelli, dicevamo, ma non c’è nessuno come lui, capace di
cavare sangue dalle rape. Arrivò negli ottavi di Champion’s con una Fiorentina
dalla formazione non certo esaltante, nel 2010. Arrivò alla finale di Kiev con
la Spagna praticamente con i soli Pirlo, Cassano e Balotelli (il resto mancia).
Vediamo dove arriva stavolta, che
ha pescato un Candreva che sta facendo di tutto per ricordare Angelo Domenghini
ed un Marchisio che sta facendo lo stesso con Marco Tardelli. Nessuno salti
sulla sedia, non sono bestemmie. Tra l’altro Claudio segna in fotocopia di
Roberto Baggio con la Nigeria nel ’94. Quel gol servì a tirare giù dall’aereo
la Nazionale di Sacchi già pronta ad un inglorioso ritorno anticipato. Questo
probabilmente mette la gara su binari diversi da quelli sperati da Hodgson e
dai suoi uomini, forse troppo self
confident.
Supermario caracolla indolente
per tutto il primo tempo, non serve nemmeno a tenere alta la squadra. Perde il
confronto con Rooney alla grande, si vede che giocare isolato non gli piace. Ma
i piedi li ha sempre, non è per i piedi che lo si può criticare, dentro e fuori
dal campo. Al 45’ per poco non segna un gol che fa venire giù lo stadio, e
tutto il Brasile che lo ha adottato nemmeno fosse un giocatore verdeoro. Poi
nella ripresa, quando Candreva inventa lui è lì, al posto giusto, come lo era
stato Sturridge poco prima.
2-1, 10-8 per noi. Albione dovrà
aspettare. Tra l’altro tra tre giorni si gioca uno spareggio drammatico con l’Uruguay,
altra sconfitta di giornata, incredibilmente contro il Costa Rica. Dice
Prandelli, chi non conosce le squadre è meglio che stia zitto. Alzi la mano chi
aveva pronosticato una simile magra di Cavani & C., che tra l’altro erano
andati anche in vantaggio per primi. Shoot
out tra inglesi ed uruguagi quindi, dentro o fuori per ben tre titoli
mondiali del passato. Per noi, una qualificazione agevole se facciamo l’Italia
ed il Costa Rica fa il Costa Rica, con buona pace di Prandelli a cui chiediamo
solo, nella sua infinita saggezza, di aggiustare un paio di cose, leggasi gli
inguardabili Paletta ed Immobile, nella prossima partita.
Una qualificazione agevole, ce l’avessero
detto fino a poche ore fa chi ci avrebbe creduto? Italia, animale mundial.
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