Nei secoli fedele, recita il suo celebre motto. Oggi l’Arma dei
Carabinieri ha celebrato due secoli di servizio e fedeltà allo Stato italiano.
Con la tradizionale cerimonia a Piazza di Siena a Roma è stata rievocata come
ogni anno la carica dei Carabinieri a Cavallo a Pastrengo, la storica battaglia
della Prima Guerra di Indipendenza che ebbe luogo il 30 aprile 1848 e durante
la quale essi furono determinanti per salvare addirittura la vita al Re Carlo
Alberto. La cerimonia del Bicentenario si è conclusa come di consueto con gli
onori finali al Presidente della Repubblica.
L’Arma dei Carabinieri nacque per
volontà di un Capo dello Stato in esilio. Nel 1814 Vittorio Emanuele I Re di Sardegna
si trovava appunto nell’isola, costretto alla fuga dalle truppe di Napoleone
che avevano invaso il Piemonte al pari del resto d’Italia. Per quanto esecrasse
la Rivoluzione Francese ed il bonapartismo che l’aveva esportata in tutta
Europa, il Savoia aveva avuto modo di ammirare l’efficienza di alcune sue
istituzioni. Tra di esse, aveva desiderato di costituire nel suo regno un corpo
di polizia moderno sul modello della Gendarmerie
d’Oltralpe.
La data di nascita del nuovo
corpo di pubblica sicurezza, inquadrato fin dall’inizio nel Regio Esercito
savoiardo, fu appunto il 5 giugno 1814. I gendarmi presero il nome di
Carabinieri dall’arma che ebbero in dotazione e che hanno mantenuto fino al
1990, anno in cui è stata sostituita dal più moderno fucile d’assalto Beretta
AR 70/90. Erano inizialmente un corpo d’élite (era richiesto alle reclute perfino
saper leggere e scrivere, cosa che per l’epoca era ristretta veramente ad una
minoranza) classificato di fanteria leggera, che si distinse fin da subito
nella lotta al brigantaggio in Sardegna.
Al rientro a Torino dopo la sconfitta
di Napoleone, Vittorio Emanuele rilasciò il 13 luglio 1814 le “regie patenti”
che istituivano definitivamente il Corpo dei Reali Carabinieri con funzioni di
polizia sia civile che militare. L’8 maggio 1861, due mesi dopo la
proclamazione del Regno d’Italia, il Corpo fu elevato al rango di Arma (al pari
di Fanteria, Cavalleria ed Artiglieria) in considerazione del crescente prestigio
acquisito durante le campagne risorgimentali e la difficile normalizzazione
delle zone del regno infestate dal brigantaggio. In breve tempo, l’importanza
dei Reali Carabinieri crebbe al punto da farli considerare la prima Arma
dell’Esercito, anzi l’Arma per
antonomasia.
Da quell’epoca in poi, la storia
dei Carabinieri è sempre stata profondamente legata a quella d’Italia, soprattutto
nelle sue vicende più drammatiche. Sempre usi
ad obbedir tacendo, e tacendo morir, come recita un altro dei loro motti. Se
nella Prima Guerra Mondiale toccò loro recitare lo scomodo ruolo di polizia
militare nei confronti del malcontento serpeggiante nelle trincee italiane
contro quella che il Papa Benedetto XV aveva definito l’inutile strage, se durante il Ventennio Fascista toccò loro spesso
provvedere ad assicurare il rispetto di norme odiosamente liberticide che
ebbero il culmine nelle Leggi Razziali del 1938, fu a partire dall’8 settembre
1943 che i Carabinieri ripresero il loro posto nel cuore del popolo italiano,
mantenuto indiscutibilmente fino ai giorni nostri.
Si calcola infatti che furono
circa 2.700 i Carabinieri che subirono la deportazione per essersi rifiutati di
collaborare con le milizie nazifasciste, o anche solo di eseguirne gli ordini.
Tutti conoscono la storia di Salvo D’Acquisto, il Carabiniere che si sacrificò
il 23 settembre 1943 a
Torre di Palidoro nei pressi di Roma per salvare la vita a 22 condannati a
morte civili durante una rappresaglia tedesca. Alle Fosse Ardeatine i
Carabinieri vittime della tragica rappresaglia di Kesselring per l’attentato
partigiano di Via Rasella a Roma furono addirittura 10.
Durante la storia repubblicana,
l’Arma dei Carabinieri è sempre stata sentita dalla popolazione come una
istituzione positiva, “su cui poter fare conto”, sempre e comunque. Per tutti
gli atti di coraggioso altruismo compiuti al servizio del popolo italiano,
l’Arma si è guadagnata nel tempo il soprannome eloquente di “Benemerita”.
Non è riuscito ad infangare il
suo buon nome nemmeno il discusso periodo di comando di Giovanni De Lorenzo, il
generale accusato di aver messo a punto ed aver cercato di attuare il
cosiddetto Piano Solo, il colpo di
stato che nell’estate del 1964 – proprio nell’anno del centocinquantesimo
anniversario - avrebbe dovuto portare all’assunzione del potere da parte dei Carabinieri
e dell’Esercito, con arresto di tutti gli esponenti dei partiti di sinistra,
dei sindacati e di tutta una serie di organizzazioni ritenute “sovversive”. La
gente preferisce ricordare le migliaia di circostanze in cui quotidianamente
gli uomini - e da qualche anno anche le donne - con la fiamma d’argento sul berretto e la riga rossa sui pantaloni
sono stati al suo fianco, per ordine pubblico o per calamità naturali, spesso a
costo del sacrificio della propria vita.
Dall’anno 2.000 i Carabinieri
sono stati elevati al rango di Forza Armata autonoma al pari di Esercito, Marina
ed Aviazione, completando così un percorso che nei 200 anni appena trascorsi ne
ha fatto una componente essenziale della nostra vita quotidiana, prima ancora
che del nostro assetto istituzionale.
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