“Quali i nostri scopi, voi mi domanderete? Posso rispondervi con una
sola parola: vittoria. Vittoria ad ogni costo. Vittoria nonostante ogni
terrore, per lunga e dura che possa essere la strada. Perché senza vittoria non
sopravviveremo”. Parlava così il 10 maggio 1940 Winston Churchill al
parlamento inglese, in quella che sarebbe passata alla storia – sempre per
usare le sue parole – come l’ora più difficile ma anche più grande della
nazione che era rimasta da sola a resistere ad Hitler, quando sembrava che la
causa del mondo libero fosse ormai perduta ed il Reich trionfante avrebbe
davvero durato mille anni.
Per un anno e mezzo l’Inghilterra
aveva resistito con l’unica consapevolezza di non avere alternative. Finché l’attacco
giapponese a Pearl Harbor aveva realizzato le sue più rosee speranze. Gli Stati
Uniti erano entrati in guerra, e da quel momento non si era più trattato solo
di resistere, ma di cominciare a riconquistare la libertà per l’Europa e per il
mondo intero. L’ultimo soldato alleato era stato buttato in mare a Dunkerque il
3 giugno 1940, quando era finita la Battaglia di Francia ed era cominciata la
Battaglia d’Inghilterra. Nel 1942 un tentativo di sbarco prematuro a Dieppe in
Normandia si era risolto in un disastro, con diversi soldati americani,
britannici e canadesi catturati dai tedeschi.
Omaha Beach, 6 giugno 1944 |
Nel 1944, le sorti della Seconda
Guerra Mondiale erano ormai cambiate. Il Terzo Reich era stato ridotto sulla
difensiva, l’Italia era stata costretta alla resa, le armate di Hitler si erano
arrese in Africa ed in Russia, Stalin chiedeva il secondo fronte ad occidente.
Era il momento di tornare sul continente europeo per gli Alleati. L’unico
problema era l’aggiramento di quel complesso sistema di difesa che sotto il
nome di Vallo Atlantico era stato
affidato alle sapienti mani del Feldmaresciallo Erwin Rommel, il più grande dei
generali tedeschi, che poteva ricacciare in mare qualunque tentativo di sbarco
alleato se affrontato nella maniera sbagliata.
Nel gennaio 1944 il comandante in
capo alleato Dwight Eisenhower lanciò l’operazione Overlord, che sarebbe passata alla storia come lo Sbarco in
Normandia. Il piano era sofisticato, al generale Patton, fino a quel momento l’eroe
dell’avanzata alleata in Africa e Italia del Sud, il compito di simulare un
attacco fittizio nel Pas de Calais, il punto più stretto del Mare del Nord.
Hitler doveva cadere nella trappola e concentrare lì le sue difese, sguarnendo
la Normandia che in realtà era l’obbiettivo reale, contro cui l’altro generale
americano Omar Bradley avrebbe scagliato la forza di invasione. Per far funzionare
una delle più massicce ed incredibili azioni di controinformazione della
storia, furono approntati migliaia di aerei e carri armati di cartone
concentrati nella zona di Calais. Le spie tedesche vennero prese all’amo e
riferirono in Germania che l’invasione sarebbe avvenuta da quella parte. Rommel
subodorava la trappola, ma non aveva l’autorità per contraddire il Fuhrer, che
decise di lasciare quasi indifesa la Normandia.
Overlord era fissata per i primi di giugno, in un paio di finestre
metereologiche individuate appositamente perché lo sbarco si svolgesse nelle
migliori condizioni climatiche. Il tempo però attorno alla prima finestra
prevista tra il 5 ed il 6 di giugno stentava ad adeguarsi a quanto auspicavano
i metereologi. Rimandare l’attacco d’altra parte avrebbe voluto dire spostare
il tutto alla fine di giugno, con conseguente slittamento dei piani di guerra a
fine estate, un rischio troppo grande per un esercito che avrebbe dovuto
attaccare il territorio tedesco quando ormai la stagione non era più propizia.
Fu la notte più lunga quella di
Eisenhower che precedette il Giorno Più Lungo. Il D-Day, secondo una terminologia militare anglosassone passata alla
storia grazie al cinema. D-Day
significa letteralmente “Il Giorno”. Eisenhower alla fine risolse i suoi dubbi
e corse il rischio. A mezzanotte furono paracadutati i primi soldati alleati
destinati a rimettere piede in Francia dopo quattro anni di occupazione
tedesca. La 6^ divisione aviotrasportata britannica fu lanciata nella zona di Caen,
l’82^ e la 101^ americana furono paracadutate nella zona di Sainte-Mere-Eglise,
due teste di ponte che dovevano reggere fino all’arrivo delle truppe da sbarco.
Il fronte di Overlord era suddiviso in 5 settori, 3 anglo-canadesi e due
americani. Juno, Sword e Gold erano le spiagge
affidate alle truppe del Commonwealth britannico, e furono prese abbastanza
facilmente. Diversa fu la questione nelle spiagge denominate in codice Utah e Omaha. Alle 6,30 del mattino i G.I. americani trovarono ad
attenderli più resistenza di quanto si aspettavano. Rommel aveva obbedito ad
Hitler, ma pur sempre alla sua maniera, lasciandosi dietro una difesa più
consistente possibile. La prima mezz’ora fu micidiale e molti ragazzi americani
arrossarono l’acqua con il loro sangue. Per stabilire la testa di sbarco ci
volle quasi l’intera giornata del 6 giugno. A sera l’edizione straordinaria del
Times di Londra poté finalmente
annunciare: “We win beach heads”,
abbiamo conquistato le spiagge.
Lo sbarco in Normandia aveva
avuto successo, la più grande forza di invasione della storia era riuscita a
prendere terra in Francia. 7.000 vascelli con a bordo 4.000 mezzi da sbarco, 130
navi da guerra, circa 12.000 aerei, oltre due milioni di uomini furono
scagliati contro il Vallo Atlantico nella giornata del 6 giugno 1944. Le perdite
alleate furono di 10.000 uomini circa, quelle tedesche furono di poco
inferiori, ma molto più pesanti in rapporto al numero di soldati schierati. La
resistenza francese, il Maquis, era
stata allertata per tempo da Radio Londra con i versi della celebre Chanson d’automne di Paul Verlaine, “i
lunghi singhiozzi dei violini d’autunno feriscono il mio cuore con monotono
languore”. I partigiani avevano prontamente reso inservibile il 40% della rete
ferroviaria francese, contribuendo così in modo determinante al fallimento del
contrattacco tedesco.
Parigi fu liberata il 25 agosto
dalle truppe Francesi Libere di Charles De Gaulle. Berlino cadde il 1 maggio
1945. 11 mesi di guerra senza quartiere, dal momento in cui gli Alleati presero
terra in Normandia. Quel 6 giugno di settanta anni fa il mondo cominciò ad
assomigliare a quello in cui siamo nati, su quelle spiagge arrossate di sangue
della Normandia.
Cimitero di Guerra americano di Colleville |
Nessun commento:
Posta un commento