A metà gennaio, la
Fiorentina è praticamente senza attaccanti. A piangere non si risolve nulla,
bisogna tornare sul mercato. Gli ottavi di Coppa Italia vengono superati contro
il Chievo grazie a Joaquin, uno dei pochi colpi di genio del mercato estivo, e a
Rebic, che per una sera cessa di essere oggetto misterioso. Ma non può bastare,
è evidente.
La Fiorentina sul mercato ci
torna, ma con circospezione. In quel momento, andare a bussare alla porta del
Milan per Alessandro Matri sembra una buona idea. Anche allo stesso Milan. La
domenica in cui la Fiorentina scende a Catania l’idea si rivela ottima. Bedda Matri! Viene da dire. Un assist
(per Mati Fernandez) e due gol, soltanto nel primo tempo.
In settimana, derby con il Siena
nei quarti di Coppa Italia. Partita dai ritmi inizialmente blandi, tanto che
segna Ilicic. Poi il Siena ritrova l’orgoglio, tanto che pareggia con
Giacomazzi su calcio da fermo. La difesa della Fiorentina ha un grande pregio,
segna parecchio. Compper va a marcare il 2-1 sempre di testa su punizione, i
gol non li evita ma perlomeno li restituisce.
La domenica successiva arriva al
Franchi il Genoa, e diventa drammaticamente chiaro che l’unica cosa che i Della
Valle non potranno mai acquistare è un arbitraggio almeno decente ad ogni turno
di campionato. Il sig. Tommasi di Bassano del Grappa ne combina di tutti i
colori. Due gol su tre del Genoa sono inesistenti, per fortuna Aquilani ne
segna tre, ma ci vorrebbe il quarto per vincere, perché il Genoa ne fa
altrettanti, complice il fischietto che viene dalla terra della grappa.
Aquilani il quarto lo segnerebbe anche, ma Tommasi non convalida, e nessuno
saprà mai perché.
Si va a Cagliari, almeno con le
gambe. La testa resta in Toscana, ai sardi basta l’ennesima sciocchezza di
Roncaglia in area di rigore per vincere. Pinilla andava comprato quand’era il
momento, adesso continua a non perdonarcene una, trasformando il rigore e
prendendoci anche in giro. Pochi giorni dopo ci prende in giro l’Udinese, che
riesce a portare a casa il match d’andata di semifinale di Coppa Italia con il
solito Di Natale e con Muriel a tempo quasi scaduto che finalizzano un’altra
prestazione senz’anima dei viola. Tre
giorni dopo ancora, con l’Atalanta sarebbe partita da prendere con le
molle, se non fosse che stavolta si sveglia Ilicic (su calcio rigorosamente da
fermo) e ci si accorge che Wolski qualche numero ce l’ha.
Nel ritorno con l’Udinese giocano
meglio i bianconeri friulani, ma passano i viola perché hanno in squadra un
fuoriclasse di valore assoluto. Juan Guillermo Cuadrado raddoppia
splendidamente il primo stupendo gol di Pasqual. Peccato solo che la sua prodezza
“buca” la porta dell’altra comproprietaria del suo cartellino. La quotazione
del colombiano sale, sale, sale.
Arriva l’Inter, e comincia
ufficialmente a Firenze la sagra
dell’arbitro guercio. Montella regala un tempo a Mazzarri con il falso nueve Ilicic. L’Inter ringrazia e
va avanti con Palacio che in area di rigore viola ci sguazza. Pareggia Cuadrado
con una prodezza delle sue, poi raddoppia Icardi in fuorigioco netto quasi
quanto quello di Klose a Monaco. Damato ha un passato da interista sfegatato ma
ancora nessuno lo sa, al momento in cui convalida il gol. Poco dopo, al 90°,
Hernanes per poco non decapita Ilicic in area nerazzurra. Damato è ancora alle
prese con il suo passato e sorvola. Unica nota positiva, si rivede Mario Gomez,
qualcuno aveva dimenticato perfino le sue fattezze.
Se credevate di aver visto tutto,
una settimana dopo a Parma Gervasoni vi stupisce con effetti speciali. La
Fiorentina fa e disfa, prende un gol amatoriale da Cassano e lo pareggia con
l’ennesima prodezza di Cuadrado. Poi Gervasoni inventa un rigore per il Parma
su Biabiany per fallo commesso dopo che l’azione è finita ed è finita anche la
successiva, e per soprammercato poco dopo mette la Fiorentina in 10 per fallo
di Diakite su Cassano. I viola si avventano alla ricerca del pareggio e ci
riescono con una punizione di Mati Fernandez a sei minuti dalla fine. Tanta è
la rabbia e la fatica che non c’è tempo e modo di gioire, anche perché Gervasoni
conclude l’opera espellendo Borja Valero per un fallo commesso dal suo
marcatore, l’ex Munari, e nel referto accusa addirittura lo spagnolo di avergli
messo le mani addosso, facendogli prendere quattro giornate. Ancora una volta
la prova TV serve solo per vedere se i piccioni fanno il nido sotto la tettoia
dello stadio.
La Curva Fiesole proclama lo
sciopero del tifo, per i primi dieci minuti di Fiorentina – Lazio diserta gli
spalti. Si perde così l’unico gol della partita, la rovesciata con cui il laziale
Cana dà la vittoria alla sua squadra. La Lazio si porta via tre punti con il
minimo sforzo e tanti errori nelle occasioni in cui potrebbe segnare altri gol.
I viola stasera semplicemente non ci sono. Stanchezza o cos’altro sia, a
ridosso del triplice confronto con la Juventus è un pessimo auspicio.
Il destino, o la mano poco fatata
di Ciro Ferrara improvvido sorteggiatore UEFA, hanno accoppiato la Fiorentina
alla Juventus negli ottavi di Europa League, dopo che i viola hanno sbrigato
poco brillantemente la pratica Esbjerg nel turno precedente. A parte la
rimpatriata con Martin Jorgensen, la trasferta danese si segnala solo per il
gol del redivivo Matri, che aveva fatto perdere le sue tracce ai tabellini
ufficiali delle partite dopo l’exploit di Catania. E’ redivivo anche Ilicic, e
con un 3-1 i viola ipotecano il passaggio agli ottavi, malgrado un pareggio inguardabile
a Firenze nel ritorno.
Antonio Conte ha giurato tremenda
vendetta dopo il 4-2 dell’andata di campionato. Per mesi ha fatto vedere ai
suoi la cassetta con i gol del Franchi, sperando di stimolare la sete di rivincita
dei suoi. Tutto sommato, è una sete che si spegne nel primo tempo al gol di
Asamoah, nella ripresa la Fiorentina viene fuori e sfiora il pareggio in più
riprese. Allo Juventus Stadium finisce 1-0 per la Juve, ma i viola capiscono
che possono giocarsela. Tre giorni dopo infatti si rigioca, per l’andata di
Coppa. Subito pasticcio in difesa viola e Vidal segna il vantaggio bianconero.
Stavolta però la Fiorentina non aspetta la ripresa per reagire, la partita è equilibrata
e viene risolta da Mario Gomez che torna agli onori della cronaca proprio
quella sera, con il gol in contropiede che trafigge Buffon e sposta
momentaneamente la qualificazione dalla parte della Fiorentina.
Intermezzo con il Chievo, basta
un Cuadrado in forma spettacolare a far vincere la Fiorentina, malgrado una
prestazione di squadra che denota come la testa sia già al mercoledi
successivo. Al Franchi, la Juve si presenta come il 7° Cavalleria sulla collina
di Little Big Horn, pronta a resistere alla carica dei Sioux viola. Ma invece di Cavallo Pazzo, il destino stasera è nelle
mani di Ilicic, che spara alla Stazione di Campo di Marte la più nitida delle
occasioni avute dalla Fiorentina nel primo tempo. Nella ripresa, una punizione
per parte. Sulla sponda viola, Borja Valero esala l’ultimo respiro della sua
carriera di presunto fuoriclasse. Sulla sponda bianconera, Pirlo disegna
un’altra parabola della sua carriera leggendaria. Passa la Juve, e chissà se
Montella si è mai perdonato di aver schierato terzino il Cuadrado che finora
gli vinceva le partite da solo.
Resta solo la regular season, in attesa della finale
di Coppa Italia contro il Napoli. Proprio a Napoli, l’antipasto di campionato
illude i viola. Quella sera i partenopei sono in vena di fare “ammuina”, restano in dieci, non ne
azzeccano una e alla fine si fanno sorprendere da Joaquin. Nel turno
infrasettimanale, la Fiorentina usa poi la stessa cortesia al Milan, che viene
a risorgere proprio qui, dove un figurone non si nega a nessuno. Perfino Balotelli
assume statura di top player europeo portando la sua squadra a vincere con una
punizione che riecheggia vagamente quella di Pirlo. Sulla strada della
maturazione come grande squadra, la Fiorentina sta perdendo colpi, ed il
Franchi sta diventando un centro benessere per le altre squadre di alta
classifica.
A Marassi, visita di cortesia ad
una vecchia conoscenza, Sinisa Mihajlovic, lo 0-0 – per di più scialbo – è
d’obbligo. Con l’Udinese invece ancora Cuadrado in gol, ancora Pozzo che
aggiorna la quotazione in attesa di definire la comproprietà. Finisce 2-1 per
la Fiorentina, segna Rodriguez su rigore e accorciano i friulani allo scadere.
A Verona invece è uno spot per il gemellaggio, e per il calcio giocato senza
pensieri. 5-3 per la Fiorentina, che va sotto all’inizio, ma poi rimonta con
Cuadrado, Aquilani e perfino il Borja Valero crepuscolare di questo girone di
ritorno. Toni segna il gol dell’ex, uno dei 20 con cui chiuderà una stagione
che dovrebbe farcelo rimpiangere più che mai. Poi ancora Matri, che segna un
gol al mese circa, e Aquilani, prima della chiusura di Iturbe.
Viene quindi la Roma, a farsi una
passeggiata in riva all’Arno. I giallorossi non hanno bisogno di sforzarsi più
di tanto, i viola sono in ferie. Totti sembra un gladiatore a tutto campo,
Naingollan non perdona, come i Dayaki
tagliatori di teste di Salgari che sono i suoi avi ancestrali. La testa che
rotola è quella del terzo posto come obbiettivo stagionale viola, che ormai è
saldamente in mano al Napoli. A Bologna invece non c’è verso di farsi male, i
rossoblu sono alla frutta e la Fiorentina presenta il conto. Cuadrado, Ilicic e
ancora Cuadrado.
Il 3 maggio all’Olimpico di Roma
non c’è il Presidente della Repubblica ad assistere alla finale di Coppa
Italia, ma c’è qualcuno che evidentemente conta più di lui. Genny ‘a carogna dà alla fine il
permesso di giocare, una Fiorentina frastornata si dimentica chi doveva marcare
Insigne, quando si mette a giocare non sarebbe nemmeno troppo tardi, ma Ilicic
spreca a pochi minuti dalla fine l’ultima di una serie di occasioni madornali
in questa stagione. Maertens ci giustizia in contropiede e il popolo partenopeo
irride una volta di più i controlli di polizia venendo fin sotto la Curva dei
tifosi fiorentini a schernirli. Come altre volte è successo, Napoli fa del suo
meglio per affossare l’immagine del paese a cui appartiene, ma prende appena
una giornata di squalifica in più di Firenze, rea di avere inneggiato al Vesuvio.
La lunga stagione viola, vissuta
quasi sempre in trincea e tutto sommato da considerare positiva (un quarto
posto in campionato, finale di Coppa Italia e ottavi di Europa League giocando
praticamente mezzo campionato senza attaccanti a parte Cuadrado), è
praticamente finita. Restano tre formalità da sbrigare. La prima non si sa bene
cosa sia, se una “marchetta” al Sassuolo ed al suo presidente Squinzi (che
essendo anche il presidente di Confindustria è anche un interlocutore
importante – diciamo così – per i Della Valle) oppure semplicemente una partita
troppo impegnativa per la concentrazione residua della Fiorentina. Pare di
giocare a Barcellona, Berardi e Sansone sembrano Messi ed Iniesta, dei nostri
perfino Gonzalo Rodriguez sembra qualche suo innominabile collega del passato in
anni che a Firenze nessuno vuole ricordare. Si rivede in campo Pepito Rossi,
motivato dalla rincorsa ad un posto per Brasile 2014. Finisce 4-3 per i Mapei
Boys, l’arbitro annulla il pareggio di Borja Valero, una più una meno ormai non
fa differenza.
A Livorno la Fiorentina invece ci
va motivata, c’è una vendetta sportiva da compiere, all’andata i labronici
privarono i viola del suo centravanti per il resto del campionato, e tra le due
tifoserie non corsero parole affettuose. L’1-0 di Cuadrado è velato di
malinconia, potrebbe essere uno degli ultimi gol in maglia viola del
fuoriclasse colombiano, almeno a sentire le voci sempre più ricorrenti.
L’ultima è con il Torino, che ha
bisogno di punti in chiave Europa League. Nonostante il gemellaggio, la
Fiorentina non fa biscotti, o almeno così sembra. Va due volte in vantaggio e
si fa sempre riprendere per “bischerate” che sono ormai all’ordine del giorno
per la nostra difesa. Sul 2-2 al 93’
Roncaglia compie l’ultima, il rigore se trasformato darebbe la qualificazione
al Torino, ma Cerci è Cerci e lo tira in bocca a Rosati. Il Toro ancora non sa
che il Parma verrà squalificato dall’UEFA e si dispera insieme al suo psicologicamente
instabile fantasista.
La Fiorentina invece fa festa,
come è giusto che sia. Per qualche ora nessuno pensa a quanti degli eroi in
maglia viola rivedremo a settembre ancora qui. E’ stata una lunga e difficile
annata. Sarà forse un’estate ancora più lunga.
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