Ho visto giocare Bob Morse, Dino
e Andrea Meneghin, Carlton Myers, Gianmarco Pozzecco, Pierluigi Marzorati,
Nando e Alessandro Gentile, Mike D’Antoni, Antonello Riva. Mi mancava Thomas
Rees, l’ultimo guerriero di una stirpe imperiale. L’imperatore non paga più il
soldo da tempo, le casse imperiali sono vuote, lui raccoglie a coorte i
superstiti per l’ultima battaglia, cade, sbatte la testa, sembra colpito a
morte, si rialza e guida l’assalto finale.
Il Re è ancora vivo, nella sua
armatura biancoverde. La fine si avvicina e sarà comunque una fine gloriosa. L’Ultima
Legione è pronta a vendere cara la pelle, lassù in Gallia Citeriore. La grande
storia che non ha avuto e non avrà mai eguali si stempera ormai nella leggenda,
mentre si appressa alle battute finali. La squadra che porta il nome di uno
sponsor che non esiste più, ma che difende l’onore di una città che porta sul
proprio labaro le insegne di imprese che nessun altro potrà eguagliare, gioca l’ottava
finale scudetto consecutiva, la nona in dieci anni.
A Siena è nata la mia famiglia, a
Siena è nato il basket. Era destino che le nostre sorti fossero legate l’una
all’altro. Ricordo gli anni in cui la Mens Sana si affacciava alla pallacanestro
che conta, tra i Giganti del Basket. A Siena lo sponsor era Antonini, la
squadra guidata dal talento oriundo di George Bucci fu in testa al campionato
per qualche turno nel 1979, prima di venire risucchiata dai top team di allora,
Synudine Bologna, Mobilgirgi Varese, Forst Cantù, Emerson Milano.
Mio padre se n’è andato nel 2001
senza immaginare che pochi anni dopo la grande rincorsa si sarebbe conclusa in
gloria. Arrivò inaspettato quello scudetto del 2004, Bootsy Thornton guidò una
squadra di outsider ad una sorprendente cavalcata conclusa con un secco 3-0
alla Fortitudo Bologna, una delle squadre che per tanto tempo avevamo guardato
dal basso in alto. E ancora non era niente.
Nel 2007 toccò alla Virtus
Bologna, ancora 3-0, ancora scudetto, con Simone Pianigiani, l’ex vice di Carlo
Recalcati in panchina. Ma stavolta era l’inizio della serie più incredibile
nella storia dello sport mondiale. Non ho voglia di andare a controllare se
nello sport che conta a qualsiasi latitudine ed in qualsiasi disciplina esiste
un’altra squadra capace di vincere lo scudetto per sette anni consecutivi. Non
ho voglia, tanto so che non c’é.
Questo è e resterà l’orgoglio di
Siena. Un orgoglio che potrà soltanto aumentare a dismisura se la serie salirà
ad otto. O restare immutato se si fermerà ad una resa più che onorevole ad un avversario
forte, sì, ma che ha soltanto potuto approfittare delle vicissitudini di uno
squadrone leggendario che poteva essere sconfitto soltanto da vicende
extrasportive.
Ho visto giocare Shawn Stonerook,
il fuoriclasse che nessuno riusciva a marcare. Ho visto Daniel Hackett e David
Moss, quando erano orgogliosi della maglia biancoverde che vestivano e di un
settimo scudetto vinto contro tutto e contro tutti, su Roma che ha pianto anche
quest’anno quando pensava di poter ridere finalmente delle disgrazie altrui. Ho
visto arrivare Thomas Rees e sistemarsi in panchina insieme a tanti altri
fuoriclasse. Per ritrovarsi alla fine comandante dell’Ultima Legione. Quella
che manda Matt Jenning e Jeff Viggiano a fare scorrerie, e che prepara l’ultimo
assalto. Quella che non contenta di aver scritto la storia adesso sta scrivendo
la leggenda.
L’anno prossimo Siena non ci sarà
più. Fallì la Fiorentina calcio nel 2002, fallisce la Mens Sana nel 2014.
Adesso nessuno riconosce più Ferdinando Minucci, che era Dio ed è diventato un
reietto ed un galeotto. Mentre Mussari si gode dio solo sa dove i proventi
delle sue malversazioni alla guida di quel Monte dei Paschi che ha chiuso i
cordoni della borsa. Gli uomini passano, Siena resta. Restano questi quindici
ragazzi o poco più, che ormai giocano solo per la gloria.
Ho fatto il tifo per il basket da
quando ero un ragazzino da minibasket, al vecchio Ponterosso a Firenze, altro
pezzo di storia che non esiste più. Ho fatto il tifo per Siena da quando ho
avuto l’uso di ragione per riconoscere il mio sangue. Mi restano due partite,
forse tre. Poi la favola bella sarà finita, mi resterà solo una leggenda appena
cominciata. Ho fatto e farò il tifo per la Mens Sana fino alla fine, e sarà una
grande fine. La mia squadra è la più grande di tutti i tempi. E lo resterà.
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