Tra poche ore, a Ground
Zero suonerà di nuovo la campana. Come da 16 anni a questa parte, alle 9:15
ora locale gli Stati Uniti, e con loro buona parte del mondo, si fermeranno di
nuovo per commemorare le oltre tremila vittime dei quattro attentati che
sconvolsero il paese e cambiarono per sempre la storia dell’umanità.
La mattina del 11 settembre
2001 quattro aerei decollarono dagli aeroporti di Boston, Washington e Newark, apparentemente
diretti tutti verso la California. In realtà, i piloti di questi quattro aerei
erano tutti infiltrati di Al-Qaeda, l’organizzazione terroristica facente
capo a Osama Bin Laden, “lo sceicco del terrore”. E ben presto rivelarono la
loro vera destinazione, andando a schiantarsi in successione contro le Torri 1
e 2 del World Trade Center a Manhattan e contro il Pentagono, mentre il
quarto aereo, il volo United 93, fu dirottato dalla ribellione dei passeggeri
prima di raggiungere il suo obbiettivo, la Casa Bianca, e finì per cadere in un
prato a Shanksville, Pennsylvania.
Da quel momento in poi, quello
che è successo è storia nota. Il crollo delle Torri Gemelle, il sacrificio
degli uomini e donne che ci lavoravano dentro e dei Pompieri di New York che
tentarono di salvarli (411 vittime, alla fine), la reazione rabbiosa e commossa di tutto il
mondo occidentale, l’avvio di una nuova, lunga campagna militare che
dall’Afghanistan all’Iraq ha portato l’esercito dell’America e di molti suoi
alleati a dare la caccia spietata all’inafferrabile capo di Al-Qaeda e ai suoi
veri o presunti amici, fino all’epilogo misterioso del 2011, a quel “job well
done” pronunciato con soddisfazione dall'allora presidente Barack Obama dopo un blitz dei Navy
Seals nell’ultimo covo di Bin Laden, di cui peraltro non esiste a tutt’oggi
documentazione pubblica di alcun tipo, meno che mai visiva.
E’ storia nota anche
l’indagine parallela condotta dal governo americano e da diversi indipendenti,
che per anni hanno riempito il web di versioni ufficiali e di quelle di controinformazione.
L’ultima, nella falsariga che vuole l’attentato alle Twin Towers frutto di un
complotto gestito dalla C.I.A o comunque dallo stesso governo americano per
creare il casus belli per intervenire nel mondo arabo o comunque
islamico, tempo fa ha diffuso la notizia del ritrovamento di esplosivo nelle
fondamenta del World Trade Center. Il che avvalorerebbe la teoria
dell’implosione controllata degli edifici, che per la verità erano stati
progettati per resistere anche ad attentati come quello di undici anni fa.
Non sapremo mai la verità
vera, almeno non nell’arco della nostra vita. Per gettare un po’ di luce nelle tenebre
che avviluppano l’omicidio di Kennedy ci sono voluti trent’anni, e ancora
nessuno ha smentito ufficialmente il Rapporto Warren. Nel caso specifico, si
può solo ricordare che in una circostanza storica abbastanza simile, l’attacco
giapponese a Pearl Harbor il 7 dicembre 1941, il governo americano sembra aver tenuto
un comportamento omissivo. Sapeva cioè dell’attacco imminente, dai
report dell’Intelligence, ma lasciò in qualche modo che avvenisse perché si creasse quel
consenso all’entrata degli USA nella Seconda Guerra Mondiale che fino a quel
momento era mancato. Forse anche l’11 settembre 2001 successe qualcosa di
simile. Forse soltanto le prossime generazioni riusciranno a saperne qualcosa
di più.
Quello che è certo è che oggi,
come negli undici settembre passati e per molto tempo a venire, l’America piangerà le oltre
3.000 vittime di quel giorno, e con lei tutto il mondo che ancora appartiene
alla sua stessa civiltà, nel bene e nel male. A Ground Zero e un po’ dovunque
il silenzio ricorderà lo shock di quel giorno, e ravviverà la sensazione che
niente potrà mai più essere come prima.
Nel frattempo, i comitati
delle famiglie delle vittime hanno da tempo ottenuto che nella zona di
Manhattan dove sorgeva il WTC non si ricostruisca niente, e che anzi vi venga
edificato un museo, a perenne memoria. Una memoria comunque assicurata anche
dalle conseguenze sulla salute di molti abitanti e lavoratori di Manhattan, nel
frattempo morti o gravemente ammalati per le conseguenze dovute all’inalazione
dei detriti tossici causati dal crollo delle Torri, la cui rimozione terminò
quasi un anno dopo. A quanto risulta dagli ultimi studi, neanche i bambini che
nasceranno a diversi anni di distanza dalla tragedia possono considerarsi fuori
pericolo.
Diversamente da quanto
dichiarò l’allora sindaco Rudolph Giuliani, né la skyline di New York né la
vita dei suoi abitanti potrà tornare mai più la stessa. E con la loro, la
nostra.
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