Disgraziata
la terra che ha bisogno d’eroi. Lo ha detto Bertolt Brecht, uno che di certo
non amava gli eserciti, né aveva in simpatia militari, divise ed armi. Chissà
cosa pensava dell’Italia, questa terra che di eroi ne ha sempre avuto bisogno,
e tanti. Uomini e adesso anche donne spesso in divisa, ed altrettanto spesso
abbandonati da una patria che quasi mai ha saputo ricambiare equamente chi l’ha
servita, foss’anche soltanto per mestiere, per campare una famiglia, ma sempre
con dignità ed onore.
Oggi
ricorre l’anniversario dell’assassinio
del generale Dalla Chiesa e della moglie a Palermo, per mano della mafia.
Ricorre anche quello dell’armistizio di Cassibile, allorché settantuno anni fa
un intero esercito, quello italiano, fu lasciato in balia di un nemico
ferocissimo e spietato da uno stato maggiore in fuga dietro a un re vigliacco.
Passò alla storia come l’8 settembre, ma in realtà il danno – e la relativa
imperitura vergogna – furono provocati il 3 da Badoglio, il primo di tanti
tecnici chiamati a “salvare la patria” da monarchi o presidenti di repubblica.
Di
quanti figli in divisa è stata matrigna questa Italia, verso la quale alla fine
è sbottata con parole non molto tenere una delle più giovani nipotine, la
figlia di un figlio in divisa che, ultimo della serie, sta pagando per aver
fatto nientemeno che il proprio dovere.
Giulia Latorre con il padre Massimiliano |
Giulia
Latorre è figlia di Massimiliano, il fante di marina del Reggimento San Marco
che assieme al collega Salvatore Girone da due anni e mezzo viene detenuto
illegalmente, in spregio a qualsiasi norma di diritto, da un paese membro della
stessa comunità internazionale a cui appartiene il nostro, l’India.
La
vicenda è arcinota, dal giorno in cui i due marò furono fatti scendere dall’Enrica Lexie sulla quale avevano svolto
il servizio di scorta armata come da consegne ricevute e regole d’ingaggio
stabilite a quello, pochi giorni fa, in cui Latorre si è sentito male ed è
stato ricoverato in ospedale dall’ambasciata italiana in India in cui è
consegnato dal giorno dell’arresto. I bollettini medici parlano di ischemia.
A
questo ultimo ma non meno grave episodio di abbandono da parte dello Stato
italiano di suoi servitori – ricordiamo che il governo Monti si fece promotore
addirittura dell’estradizione a rovescio dei marò tornati in Italia in
“permesso”, quando allora come ora non esisteva alcun atto formale di
incriminazione né tanto meno l’avvio di un procedimento giudiziario regolare,
ma solo l’arbitrio e la prepotenza di un altro paese, l’India appunto – l’opinione
pubblica si è appassionata da subito, spaccandosi come di consueto in due tra chi
sosteneva il diritto dei nostri marò e l’infondatezza delle pretese indiane e
chi invece si è schierato dalla parte del paese asiatico, nel presupposto che i
due militari italiani fossero assassini di due innocui pescatori come sostenuto
dalle Autorità dello stato del Kherala.
Il
malore che ha colto Massimiliano Latorre ha ridestato questa opinione pubblica
nel frattempo distratta da tante altre questioni italiane più o meno spinose.
La rapidità con cui la ministra della difesa Roberta Pinotti si è precipitata
in India al capezzale del nostro militare conferma la consapevolezza che ha
l’attuale governo italiano della necessità di non ripetere gli errori fatti dai
predecessori. Sottovalutare la questione Latorre-Girone, evitare di dare
soddisfazione alla marea montante di un’opinione pubblica che ormai a
maggioranza si sta orientando a chiedere il rimpatrio dei nostri connazionali
senza ulteriori manfrine indiane o italiane, sarebbe un gravissimo errore e
Matteo Renzi e il suo staff non possono non rendersene conto.
Nel
frattempo, come si diceva ci ha pensato la figlia di Latorre a dare la sveglia
a quanti ancora si erano assopiti sulla vicenda, lanciando dal proprio profilo Facebook
un J’accuse all’Italia dai toni
durissimi, anche se poi parzialmente riveduti e corretti: “Si è vero mio padre sta in ospedale
perché non sta bene ed ha avuto una mancanza. Ma voi Italia, fateli restare li
un altro po'! Vi preoccupare di portare qui gli immigrati che bucano le ruote
perché vogliono soldi e non vi preoccupare dei vostri fratelli che combattono
per voi, e alcuni perdono la vita. Complimenti Italia, ci state portando alla
morte per tante cose!”
Nelle parole della giovane figlia del marò tanta
comprensibile amarezza, che trova terreno fertile in quella diffusa tra i suoi
connazionali da questa e da altre vicende che si intersecano nell’attualità.
Qualcuno ha tentato anche di strumentalizzare lo sfogo di Giulia Latorre
creando falsi profili Facebook ed alimentando tensioni a scopo evidentemente
politico. Ne è seguito uno dei guazzabugli infernali tipici dei social network,
per qualche ora non si è più saputo chi era chi, e chi diceva cosa, finché
Giulia non ha ristabilito la verità aggiustando anche il tiro ed il tono delle
sue dichiarazioni. Ma la questione posta dalle semplici ed accorate parole di
Giulia Latorre resta. La stessa ministra degli esteri Federica Mogherini ne è
consapevole, il tempo è scaduto e tergiversare come hanno fatto i predecessori
De Mistura o Bonino potrebbe essere fatale.
“Le condizioni di salute di Massimiliano Latorre non
soltanto preoccupano molto, ma cambiano anche la situazione”, dichiara la
Mogherini spiegando come il governo “sta riflettendo su come cambia anche il
modo di reagire" nella vicenda dei due marò bloccati in India da oltre due
anni e mezzo e aggiungendo che "la internazionalizzazione della gestione
della vicenda è pronta" ma intanto si sta lavorando "anche per
riaprire nuovi canali di dialogo con il nuovo governo indiano. Su questa base
ci stiamo adoperando quotidianamente sia io, sia il ministro Pinotti sia il Presidente
del Consiglio Renzi per fare in modo di riportarli in Italia tutti e due il
prima possibile".
Alla buon’ora, verrebbe da
dire. Come verrebbe da far notare alla signora ministra che l’ischemia che ha
colpito Massimiliano Latorre non avrebbe dovuto per la verità cambiare
alcunché, poiché la vicenda dei nostri militari detenuti – ribadiamo –
illegalmente in un paese straniero è ormai abbastanza chiara a tutti.
Risultano sempre meno
ascoltabili voci come quelle della signora Giuliana Sgrena, peraltro a suo
tempo beneficiaria del sacrificio di un altro servitore di questo benedetto
Stato ma assolutamente immemore di ciò, o di altri nostri concittadini a cui un
terzomondismo assolutamente di maniera continua a velare ogni capacità di
giudizio. Con impazienza seconda soltanto a quella di Giulia Latorre e degli
altri familiari dei due marò, la maggior parte degli italiani aspetta ormai la
conclusione di questa indegna vicenda nell’unico modo possibile ed accettabile.
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