Notizie sempre più drammatiche
dal Canale di Sicilia. Mentre la nave militare Cassiopea è arrivata a Lampedusa
per imbarcare le 339 bare delle vittime del naufragio del 3 ottobre scorso e
trasportarle poi a Porto Empedocle (AG) in attesa del funerale di stato, ieri
notte un nuovo naufragio, stavolta nelle acque maltesi, con altri 34 morti ed
una quindicina di dispersi. 206 i superstiti, raccolti da navi italiane e
maltesi, che ormai devono stazionare nell’area 24 ore su 24 in servizio di
pattuglia. Nelle stesse ore la Guardia
costiera italiana ha dovuto soccorrere altre due imbarcazioni in difficoltà, un
gommone che trasportava 85 migranti ed un'altra imbarcazione con 183 profughi a
bordo, di cui 34 donne e 49 bambini.
Queste persone saranno tutte
trasferite al Centro di accoglienza di Lampedusa, peraltro prossimo al collasso
fin da prima della tragedia del 3 ottobre, avendo da tempo raggiunto ed
oltrepassato il limite delle proprie capacità di ricezione secondo standard di
decenza umanitaria. Sono situazioni e dati ormai che si commentano da soli.
Riteniamo pertanto inutile dar conto delle dichiarazioni di circostanza del
presidente del consiglio Enrico Letta, e di altri esponenti di forze politiche
che credevano d aver dato il loro contributo alla risoluzione di questa
emergenza umanitaria dai connotati dell’ecatombe semplicemente abolendo il
reato di clandestinità.
Ieri sera il governo maltese ha
chiesto all’Unione Europea ufficialmente che venga trovata una soluzione ad una
situazione gravissima, non più sostenibile. C’è da credere che avrà maggiore
audience del governo italiano, la cui azione ormai potremmo definire
assolutamente ridicola –su questo come su altri fronti – se non ce lo impedisse
il rispetto per i morti che si stanno contando in queste ore come acini nei
grappoli d’uva. Come ha detto del resto – in controtendenza – il sindaco di
Bari Michele Emiliano, “in Parlamento l’odore del sudore e del sangue dei
profughi non si sente”.
D’altra parte, ci sia consentito
dire che in un paese in cui si celebra come una conquista epocale la legge sul
femminicidio, che con buona pace di femministe e di progressisti dalle idee
molto confuse riporta di fatto la condizione della donna indietro di un bel po’
di decenni (declassandola a categoria protetta e non più riconoscendola come
appartenente alla razza umana già tutelata dal codice penale e con pari
diritti), forse non ci sono più le condizioni per fare un discorso serio e
ragionato su niente. Tra noi ed una catastrofe storica, nel frattempo, ci sono
rimasti solo la Guardia costiera ed il Centro di Lampedusa, a salvare ancora
per poco l’immagine di un paese che ormai un’immagine non ce l’ha più.
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