Sarà il gemellaggio, ma per il
secondo anno consecutivo la Fiorentina si presenta a Torino senza attacco. O
perlomeno senza titolari, perché poi va a finire che le cosiddette riserve, i
due ragazzini Bernardeschi e Babacar - il
Babe, o la B3 come sono già stati ribattezzati dai nostalgici viola - sono i
migliori in campo, o poco ci manca. Eleggere il peggiore invece è dura,
malgrado si tratti di una partita che la Fiorentina gioca bene per almeno
settanta minuti. Peccato che per quindici almeno il Torino si ritrovi poi in
vantaggio, sull’unica dormita della difesa. Peccato che l’allenatore della
Fiorentina ci metta altrettanto tempo a capire la necessità di fare dei cambi,
togliendo un cavallo bolso e uno dei migliori per mettere due che andavano
messi dal primo minuto. Ma andiamo con ordine, perché la carne al fuoco di
questo 1-1 è veramente tanta.
La partita comincia a Firenze,
con l’annuncio dell’infortunio di Cuadrado e con la conferenza stampa di un
Montella più aziendalista che mai. Dopo aver dato conto dello stato di salute
del colombiano (risentimento di un vecchio dolorino, felici di apprenderlo) e
già che ci siamo anche di Gomez (dovrebbe rientrare presto, colpo di scena), il
tecnico viola si scaglia con una stampa rea di essere ipercritica e a
sproposito. “Se avete da ridire qualcosa prendetevela con me, lasciate stare la
squadra”. E non è niente, rispetto alla conferenza stampa post-partita: “sono
contento di non avervi accontentato, se eravate in grado di fare gli
allenatori, eravate a fare gli allenatori”.
Detto da uno che ha appena
pareggiato una partita da stravincere e tuttavia quasi persa, fa un certo
effetto. Sia chiaro, il mister ha tutte le attenuanti del caso. Un mese fa
spezzava le reni al Real Madrid con un tridente da sogno o quasi, ora si trova
a fare il giochino delle tre carte con Ilicic, Borja Valero e Mati Fernandez,
che con tutto il rispetto - a parte il Fantacalcio - in questo momento rendono
assai poco. E meno male che sono rientrati i due ragazzini terribili dalla
serie B. Se no stasera chissà di che eravamo a parlare, invece del brodino
preso all’Olimpico di Torino che porta a sei i punti di quest’inizio di
stagione. Pochi ma essenziali.
Ma attenuanti a parte, e il
turnover in vista della Coppa non può esserne una alla fine di settembre,
Montella dovrebbe spiegare perché lascia in panchina Aquilani e ripropone un
Borja Valero in questo momento assolutamente inadatto ad un match di serie A
italiana. E perché ripropone Ilicic, più adatto ad esperimenti galvanici sulla
conduzione elettrica nel sistema neuronale umano che ad esercitare un qualsiasi
riflesso su un campo di calcio. Mati Fernandez ci può stare, nell’ottica della
giocata che fa saltare i rigidi schemi messi in campo da Ventura, un altro che
è passato dal nuovo verbo calcistico al catenaccio galattico non appena gli
interessi di bottega l’hanno richiesto.
Come già il Genoa di Gasperini ed
il Sassuolo di Di Francesco (accreditato da qualcuno sulla panchina viola la
prossima stagione, della serie facciamoci altro male), il Torino di Ventura è
un altro argomento decisivo verso il ritorno della massima serie a 16 squadre.
Catenaccio e Quagliarella, e per poco non bastava per fare il colpaccio. Contro
queste squadre Montella non sa giocare. Né il Montella candidato alla Panchina
d’Oro dei tempi migliori (quelli di Jovetic che comunque il suo a corrente
alternata lo faceva e di Borja Valero che ancora aveva sangue spagnolo nelle
vene) né quello di adesso, che appare fuori sintonia sia con quella società che
insiste a difendere di fronte alla stampa sia con una squadra ce forse lui non
voleva così e che comunque non sa gestire, infortuni a parte.
La banda dei leziosi viola
malgrado tutto tiene banco per settanta minuti a Torino sponda granata, e non
grazie al gemellaggio ma perché gioca bene. Babacar e Kurtic là davanti
impegnano al difesa, Mati si procura punizioni (regolarmente sprecate da altri)
quando non sfonda e Pasqual spinge quanto e come può attualmente. Con la
piacevole sorpresa di un Micah Richards da Premier League, insuperabile in
difesa e propositivo in attacco come pochi altri. Il centravanti senegalese
avrebbe due occasioni clamorose per tingere di viola il cielo di Torino. Sulla
prima pecca di inesperienza (e gli si può perdonare), sulla seconda è Gillet a
fare una parata egregia. Dall’altra parte Neto si supera nell’unica occasione in
cui è chiamato in causa. Ai punti comunque il primo tempo è della Fiorentina.
Nella ripresa cala il fiato ai
viola, che comunque tengono ancora il pallino del gioco per la pochezza
disarmante del Toro. L’arbitro Valeri ammonisce parecchio, e quasi sempre a
sproposito, ma non incide più di tanto su un match che si stabilizza piano
piano a centrocampo, con leggera prevalenza residua viola. I minuti passano, il
risultato non si sblocca, e già questo dovrebbe indurre un allenatore di una
squadra come la Fiorentina a fare gli opportuni cambi, per non perdere l’ennesima
occasione. Soprattutto se in panchina hai un Aquilani e un Bernardeschi.
Ma Montella resta tetragono,
anche dopo che comincia lo show di Quagliarella. L’ultratrentenne ex della Florentia Viola che fu inizia ad
affondare nel cuore di una difesa che forse comincia ad essere in debito di
ossigeno o forse si è disabituata al ritmo partita a causa dell’assenza di
avversario. La prima volta va bene, la seconda Quagliarella fa male. Neto non
si merita di andare a raccogliere il pallone in fondo alla rete, la Fiorentina
non merita lo svantaggio, ma tant’é. 1-0 e palla al centro.
E’ troppo anche per Montella, che
fa alzare mezza panchina. Dapprima tocca ad Aquilani che dà il cambio a Borja
Valero , ed è un rimedio al più grande errore di giornata. Poi tocca all’incolore
Badelj a lasciare il campo a Pizarro, e finalmente si rivede qualche passaggio
in verticale. Infine tocca al ragazzino, Bernardeschi, che magari non doveva
subentrare al leone Richards ma piuttosto al bradipo Ilicic.
Nel giro di due minuti, prima
Aquilani torna a far vedere al popolo viola come si batte una punizione
sfiorando il pari, poi Bernardeschi fa vedere a Babacar quant’è bello un assist
in profondità fatto come Dio comanda. Stavolta il senegalese è all’altezza e va
a segnare un gol splendido mettendo a sedere anche l’ennesimo portiere miracolato,
Gillet.
Il peggio è scongiurato, peccato
che ormai sia tardi per il meglio. La Fiorentina riprende a ruminare gioco, ma
senza la necessaria cattiveria. Troppo tardi Montella ha disegnato l’assetto
giusto, troppo pochi quelli che hanno il carattere e la classe giusta. Finisce
con un recupero trascorso a medicare Savic per una pallonata sul volto e con un
punto per parte che alla fine festeggiano solo i granata.
Poi è solo Montella, con l’ennesimo
show contro i giornalisti. Su una cosa ha senz’altro ragione, allenatori
migliori di lui in Italia ce ne sono pochi, e nessuno di certo siede in tribuna
o sala stampa. Ma insegnare ai suoi un po’ di grinta in campo e schierare in
partenza i giocatori in condizione migliore non dovrebbe essere troppo
chiedere. Nemmeno ad un ragazzo prodigio come lui. Che poi tanto ragazzo non è
più, nemmeno qui a Firenze.
Nessun commento:
Posta un commento