E’ la prima vittoria in un
incontro ufficiale della stagione per la Fiorentina. Già questo induce a
considerazioni positive. La squadra veniva da due turni di campionato in
diverso modo deludenti, dopo un’estate trascorsa a vincere trofei e battere
avversari di nome. Dopo aver spezzato le reni al Real Madrid la realtà era
improvvisamente tornata quella di un paio di anni fa. Segnare un gol ad un
avversario di categoria inferiore come il Genoa era sembrata un’impresa.
Anche la società veniva da una
settimana complicata, avvelenata da polemiche strane, messaggi a distanza e a
trasverso fra proprietà ed allenatore, il tutto condito da un ambiente – quello
dei tifosi – che si fa un dovere di polemizzare quando si gioca bene e si
vince, figuriamoci adesso che i viola sono alle prese con un normalissimo avvio
di stagione in leggera salita.
C’era bisogno di una vittoria, in
questo primo turno di una Europa League che si preannuncia anch’essa più
difficile (almeno nel turno eliminatorio) di quella dell’anno passato. Al PAOK
di Salonicco è bastato un tempo per regolare la Dinamo Minsk, con buona pace di
chi pensava che questo fosse un altro girone abbordabile. Alla fine, punteggio
tennistico, 6-1. Toccava alla Fiorentina rispondere, per se stessa e per il
proprio futuro in Europa.
L’avversario era di quelli che
sfuggono a qualsiasi definizione, prima di averci giocato. Il Guingamp è
detentore della Coppa di Francia. Squadra della provincia transalpina. Avete
presente quel villaggio in Armorica in cui prendono il via tutte le avventure
di Asterix? Quello sfuggito alla conquista di Cesare e circondato dagli
accampamenti delle legioni romane? Ecco, quella è Guingamp. Solo che di celtico
vi è rimasto ben poco, ieri sera nove undicesimi della squadra erano giocatori
di chiara provenienza etnica non caucasica. Asterix ormai proviene dal cuore
dell’Africa Nera.
Tipica squadra da calcio
francese, Paris Saint Germain a parte. Prestanza fisica e movimento, buon tocco
di palla ma non eccezionale, capacità comunque di mettere in difficoltà una
squadra italiana di buon livello come la Fiorentina, che ancora non ha trovato
la sua condizione fisica ottimale e per la verità nemmeno le sue idee di gioco
adeguate alle necessità della nuova stagione.
La prima mezz’ora infatti il
gioco della Fiorentina è come la faccia di Vincenzo Montella: stralunato, quasi
a dire, ma che ci faccio qui? Non è più tiki
taka, non è ricerca della profondità, è quasi un piacevole “viva il parroco”
dove ognuno cerca di trovare la propria posizione, la propria ragion d’essere
in viola. A cominciare da Supermario Gomez, anche ieri sera ribattezzato
affettuosamente il Povero Mario. Avere una palla decente in questo assetto
tecnico-tattico è dura, lui si batte coraggiosamente e addirittura segnerebbe
un gol al 18’ ,
che purtroppo l’arbitro austriaco Harald Lechner è costretto ad annullare per
evidente fuorigioco.
Peccato, perché con l’andare del
match ed il calare del fiato Gomez non avrà altre occasioni altrettanto nette e
si spegnerà lentamente, finendo per sbagliare un paio di controlli di palla
madornali. Quando finalmente Bernardeschi entra a fargli da opportuna spalla,
lui purtroppo non ne ha più.
Per fortuna la Fiorentina stasera
ha un ottimo Kurtic, che dimostra subito di valere i soldi spesi. Lo sloveno
appare l’unico, oltre al capitano Pasqual, in grado di crossare un pallone come
Dio comanda, oltre che a fare bene tante altre cose. Sul suo cross si fa
trovare puntuale un Vargas che dimostra di essere uno dei più avanti nella
condizione, e la serata dei viola passa improvvisamente dal nuvoloso al sereno.
Poi succedono due cose. Lechner
arbitra correttamente, come da norme UEFA, e al secondo fallaccio di Diallo gli
tira fuori il secondo giallo, mandandolo negli spogliatoi con decisione
ineccepibile. La Fiorentina in superiorità numerica, come già domenica scorsa,
non ha più problemi a tenere in mano la partita. Tanto più con un Cuadrado in
spolvero come stasera. Il colombiano a tratti gioca ricordando il “ragazzo che
guardava le stelle”. Non è un’eresia, testa alta, passo di danza, lanci di
quaranta metri al millimetro, palla accarezzata più che calciata. Per brevi
istanti pare di rivedere Antognoni, e non è solo nostalgia.
Il gol di Cuadrado |
JGC11 viene premiato al 66’ allorché dopo l’ennesimo
controllo spettacolare scaraventa la palla alle spalle di Samassa, il Masai che il Guingamp schiera in porta.
Subito dopo il fuoriclasse viola esce lasciando il posto ad un probabile
fuoriclasse del futuro, Bernardeschi, e prendendosi gli applausi scroscianti di
uno stadio che piano piano sta smettendo di stropicciarsi gli occhi e sta realizzando
che è vero: Juan Guillermo Cuadrado ce l’abbiamo ancora noi. Ce l’abbiamo solo
noi.
Tocca infine proprio a Federico
Bernardeschi completare l’opera arrotondando il punteggio per la sua squadra e
mettendo allo scoperto le lacune di Samassa. Il suo tiro da fuori assomiglia
alle prodezze del campione che verosimilmente dovrà sostituire per qualche
mese, Giuseppe Rossi. E’ anche vero che l’estremo difensore francese ci si
butta sopra goffamente, e vede la palla quando ormai è già nel sacco.
Bene così, contava vincere e
vincere bene. L’impressione perlatro è quella di domenica scorsa, risultato a
parte. Pur nelle difficoltà iniziali, indubbiamente superiori al previsto, la
Fiorentina appare una squadra in qualche modo più solida di quella della scorsa
stagione. Per la maggiore maturità dei “vecchi” e per la bontà tecnica dei
“nuovi”. Nel finale schiera anche un Micah Richards che ha tempo di fare una
buona impressione al Franchi.
Purtroppo la Fiorentina non sa
ancora se domenica a Bergamo potrà schierare un Borja Valero (infortunatosi
alla fine del primo tempo) che appariva a sua volta in crescita in un
centrocampo viola che sta cercando di abbandonare le suggestioni catalane per
un gioco di prima assai più efficace. Aspettando tra l’altro un Vincenzo Montella
che forse non si è ancora reso conto di avere una discreta squadra per le mani
anche nella stagione appena cominciata.
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