Sarà anche un momento difficile
per il calcio brasiliano, il 7-1 subito dalla Germania pesa, malgrado le parole
dolci di Mario Gomez, il tedesco più diplomatico che ci sia. Ma la passione
della torcida non è venuta meno, a
giudicare dagli oltre 20.000 che assiepano gli spalti del Estadio Municipal Paulo
Machado de Carvalho, detto anche Pacaembu (dal nome del quartiere di San Paolo
su cui sorge) per questo Palmeiras – Fiorentina, secondo test match per i viola
nel quadro della Coppa Euroamericana 2014.
Era lo stadio del Corinthians
fino a poco tempo fa. Per i più giovani, o per chi avesse la memoria corta, il Corinthians
era la società che vendette alla Fiorentina dei Pontello nell’estate del 1984
nientemeno che Brasileiro Sampaio Souza de Oliveira detto Socrates.
Quell’immenso talento che a Firenze ballò appunto una sola estate, pur tuttavia
lasciando dietro di sé tanto rimpianto e tanta simpatia. Sono tre anni che il
Dottore, il Tacco di Dio come lo chiamavano da queste parti, a casa, sua, ci ha
lasciati. Chissà se oggi sarebbe venuto a vedere la sua vecchia squadra.
Crediamo proprio di sì, pare che chi ha indossato la maglia viola non la scordi
più, sviluppando una specie di saudade
a rovescio.
Il grande Julio Botelho aveva in
camera un labaro viola, lo si scoprì quando passò a miglior vita nel 2003.
Avrebbe fatto 85 anni due giorni fa, lui ci sarebbe stato sicuramente sugli
spalti del Pacaembu. C’era comunque suo figlio Carlos, che ha fatto volentieri
da anfitrione alla Fiorentina in questo soggiorno paulista. Con lui Leandro
Amaral, vecchia piccola gloria viola, capitato a Firenze nel momento sbagliato,
quello del crepuscolo di Cecchi Gori, ma rimasto anche lui in un angolino del
cuore dei tifosi anche perché legò il suo nome a quello che a tutt’oggi resta
l’ultimo successo in una competizione ufficiale della Fiorentina, A.C. o A.C.F.
che sia.
Per una società ed una squadra
che di titoli ne hanno ancora zero ma di voglia di far bene ne hanno dimostrata
e ne dimostrano tanta, questa Coppa Euroamericana è un bel banco di prova ed un
ottimo palcoscenico. La cornice di pubblico, come si è detto, non manca. Il
pallone in Brasile è un virus che risiede nel sangue e per il quale non esiste
antidoto. La gente affolla malgrado tutto gli stadi per divertirsi e
dimenticare vecchi e nuovi problemi. La Fiorentina per fortuna è in condizione
di onorare l’impegno, lasciando al Palmeiras i tre punti ma mettendo in mostra
un gioco apprezzabile anche per i palati fini paulisti.
Montella lascia in tribuna a
firmare autografi Mario Gomez, il match winner di La Plata, e ripresenta al suo
posto Pepito Rossi. Diciamo subito che il tormentone dell’estate non soltanto
di Cesare Prandelli ma anche di quanti tengono ancora alla maglia azzurra e
alle quattro stelle che vi sono cucite sopra vale il prezzo del biglietto. Il
gol più brasiliano della partita lo segna lui, innescato alla perfezione da
Babacar, con un tocco delizioso di esterno sinistro sul portiere in uscita. Gli
applausi della torcida avranno fatto
fischiare sicuramente le orecchie a qualcuno in riva al Bosforo, malgrado la
distanza geografica ed umana.
Per il resto, la Fiorentina
schiera in campo tra i pali un Neto che avrebbe preferito non incassare i due
gol del Palmeiras, e almeno il primo avrebbe potuto evitarlo, come Zoff in
Argentina una quarantina di anni fa. Ma siamo all’avvio della stagione, e il
portierino viola è un diesel, le sue prestazioni migliorano con l’andare del
tempo, si è visto nella scorsa stagione. Dietro di lui poi non è che al momento
ci sia di meglio, se non nella nostalgia. Sebastien Frey in questi giorni è a
Firenze, ma in gita di piacere e nulla più.
Anche gli altri sono quelli della
scorsa stagione, nel bene e nel male. Hegazy è una piacevole sorpresa, che dà
abbastanza sicurezza e rende meno spasmodica la necessità di ridisegnare la
difesa, dove peraltro Pasqual e Tomovic si mettono come al solito in luce da
centrocampo in avanti e molto meno quando sono indietro. Cercasi terzino
disperatamente.
In mezzo, Mati Fernandez per ora
offre più fumo che arrosto, sicuramente va meglio però dei due oggetti
misteriosi Bakic e Lazzari. Meglio di tutti, per il poco che si è visto stasera,
Piccini. In avanti, in attesa che la miglior forma torni ad assistere un
Joaquin per il quale purtroppo gli anni passano inesorabili, solite note per
Ilicic, costantemente messo in crisi dai dirimpettai brasiliani che hanno
almeno una marcia in più, e Babacar, che se continua a mangiarsi ancora gol già
fatti presto dovrà mettersi a dieta.
Il risultato finale di 2-1 per i
padroni di casa tutto sommato non è male, se si considerano le almeno sei
occasioni non trasformate dai viola, un paio almeno clamorose. La formazione
come detto è rimaneggiata, Montella sembra aver voluto schierare le seconde
linee per mostrarne più che altro le lacune. Basterebbe veramente poco, sembra dire alla
società il tecnico di Pomigliano d’Arco, per fare quel benedetto salto di
qualità che i tifosi sognano, autorizzati tra l’altro da un Giuseppe Rossi che
trasforma in oro tutto quello che tocca.
Stai a vedere che Cesare
Prandelli ha fatto un piacere a Firenze risparmiando il suo talento migliore
per la stagione che viene. Com’è lontano il Bosforo…..